Monti: riforma del mercato del lavoro ampia ed incisiva
Il nuovo disegno di legge sul mercato del lavoro è “più ampio ed incisivo” di quello
illustrato dal governo a novembre. E’ quanto ha detto il premier italiano Mario Monti,
nel corso della conferenza stampa al termine dell'incontro con l'Emiro del Qatar,
precisando che l'intervento, non limitato solo ai nuovi assunti, “è esteso a tutti
lavoratori” ed è “a titolo definitivo e non sperimentale”. Il servizio di Amedeo
Lomonaco:
L’obiettivo,
indicato dal premier Monti, è di rendere “il mercato del lavoro più simile a quello
di altri Paesi che hanno capacità di attrarre investimenti stranieri”. Per la Cgil
il testo del ddl è peggiorato nel passaggio dal Consiglio dei ministri al Senato,
“ma in favore delle imprese”. Intervenendo stamani alla Lumsa, al convegno d’apertura
della “Settimana dell’economia”, evento promosso dal Vicariato di Roma, il ministro
del Lavoro Elsa Fornero ha anche ricordato che la riforma cerca di trovare un
equilibrio tra molteplici e divergenti interessi:
“…e possibilmente un giusto
equilibrio tra qualcosa che guardi ai precari e che, però, non penalizzi la possibilità
di assumere, qualcosa che invogli i giovani ad apprendere mestieri. Ci sono le esigenze
di quelli che avevano un posto di lavoro e l’hanno perso, e di quelli che un posto
di lavoro non l’hanno mai avuto. Noi abbiamo 72 articoli. Il fatto è che la società
è complessa; allora si prendono i contratti uno per uno, si cerca di vedere cosa c’è
di buono in questi contratti, e poi si cerca di dire: ‘Ma questo si presta ad un uso
cattivo’. Questo per ognuno di questi contratti. Noi li abbiamo guardati così”.
La
complessa situazione italiana – ha aggiunto il ministro del Lavoro - impone una riforma
che si cali in questa realtà:
“Il risultato è che le parti portatrici di
legittimi interessi, sono entrambe insoddisfatte perché una dice: ‘Hai fatto troppo
poco. Dovevi puntare al contratto unico a tempo indeterminato’. L’altra parte dice:
‘No. Hai fatto troppo. Troppe restrizioni sulle partite iva, troppe restrizioni sul
part time’. Da qui la nostra necessità perché una riforma va calata nella società.
Noi nella società abbiamo interessi contrapposti, allora abbiamo detto: ‘Cerchiamo
di tenere i contratti, perché molti contratti vogliono dire flessibilità'. Ma di arginarli
un po’, e soprattutto di arginarne l’uso cattivo, perché l’uso cattivo vuol dire precarietà”.
Riferendosi
al tema del convegno “Impresa, Finanza e Lavoro per un nuovo umanesimo”, il rettore
della Lumsa, professore Giuseppe Dalla Torre, ha ricordato l’urgenza di una diffusa
responsabilità sociale:
“Credo che oggi sia importante parlare di solidarietà
e di responsabilità, perché in fondo, uno dei punti critici dell’economia nasce proprio
da questo, da un allentamento del sentire etico. Teniamo conto che la società e l’uomo
sono caratterizzati dalla necessità di vivere in relazione. Nessuno è un’isola; tutti
hanno bisogno degli altri. E allora se ragioniamo in questi termini per quanto attiene
all’etica, per quanto attiene al diritto, non vedo perché non si debba ragionare in
questi termini anche per ciò che attiene all’economia. Un ambito che è importante,
ma che ha sempre una funzione strumentale per quanto riguarda l’uomo e la società”.
Per
promuovere un nuovo umanesimo occorre anche ridurre la frammentazione dei saperi.
Ancora il prof. Giuseppe Dalla Torre:
“Credo anche che ci sia un difetto
che è tipico della modernità: il fatto che noi abbiamo abbandonato forme di conoscenze
e di sapere, che si concentravano verso un sapere, in qualche modo, unico. Abbiamo
parcellizzato le conoscenze. Allora, ogni sapere va per conto suo: il diritto, l’economia,
la sociologia e tutte le attività umane connesse. Questa disaggregazione è fatale.
Dobbiamo tornare ad una visione che comporti un centro, quel convergere verso un centro,
il dare un senso al pensiero e all’azione di tutti”.