Brasile: i missionari chiedono l’intervento Onu contro le violazioni dei diritti degli
indigeni
Il Consiglio indigenista missionario (Cimi) ha chiesto formalmente all’Onu di intervenire
presso il governo di Brasilia contro le gravi violazioni dei diritti degli indigeni
in atto nel Paese. La richiesta – riferisce un comunicato dell’organismo dipendente
dalla Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb) - è stata presentata a un recente incontro
a Rio de Janeiro con Valerie Amos, sotto-segretario generale delle Nazioni Unite per
le questioni umanitarie, al quale hanno partecipato anche altre Ong. Per il Cimi c’era
l’avvocato Kimberly Cupsinski, che ha spiegato che la situazione delle popolazioni
indigene in Brasile è diventata drammatica in questi ultimi dieci anni: non solo la
Costituzione del 1988 che tutela i diritti delle popolazioni indigene è restata lettera
morta, ma rischia di essere modificata a loro danno se dovessero passare alcune modifiche
presentate dalla Commissione Costituzione, giustizia e cittadinanza del Parlamento
brasiliano. Un’iniziativa giudicata intollerabile da mons. Erwin Kräutler, vescovo
di Altamira, e presidente del Cimi: “Abbiamo voluto dare una scossa, perché nonostante
gli impegni presi dall’ex presidente Lula e dal suo successore Dilma Roussef, i diritti
degli indigeni sono sempre più apertamente calpestati. Esiste oggi un’ondata anti-indigena
che richiede una reazione drastica da parte dei responsabili politici”, ha detto il
presule ripreso dall’agenzia Apic, denunciando le pressioni delle lobby dei latifondisti
sul Governo federale per ridurre le aree assegnate dalla legge agli indios. Il Cimi
ha voluto richiamare l’attenzione dell’Onu in particolare su due casi: quello della
comunità india della Vale do Javari, nello Stato di Amazonas, dove 300 persone sono
decedute per varie forme di epatite e la maggioranza della popolazione è stata contagiata
da questa e altre patologie a causa della crescente promiscuità con i grandi sfruttatori
e disboscatori della foresta amazzonica e il caso degli indiani Guaraní-Kaiowá del
Mato Grosso del Sud dove la mancata demarcazione delle terre indigene prevista dalla
Costituzione ha permesso ogni sorta di abusi. L’avvocato Cupsinski ha ricordato che
lo Stato del Mato Grosso del Sud è quello dove si concentra la maggior parte della
popolazione indigena del Brasile e quello con la più bassa percentuale di terre demarcate
e con il più alto tasso di violenze e violazioni dei diritti umani. “Questi due casi
– evidenzia mons. Kräutler – non sono che le punte di un immenso iceberg, ma servono
a fare reagire la comunità internazionale e il Governo al dramma che vivono tutti
gli indios di questo Paese. Oggi dobbiamo denunciare un vero e proprio genocidio e
una guerra civile in atto e ci aspettiamo che l’Onu possa intervenire come fa in altre
parti del mondo”, ha aggiunto il presule, sottolineando che questa mossa della Chiesa
brasiliana è dettata dal suo dovere di portare avanti la sua missione profetica. (L.Z.)