Strage di Piazza della Loggia: tutti assolti in appello. L'amarezza dei familiari
delle vittime
Tutti assolti. E’ questo il verdetto emesso dalla Corte d’Assise d’appello di Brescia
al termine del quarto processo sulla strage di piazza della Loggia, dove il 28 maggio
1974 una bomba uccise otto persone e ne ferì oltre cento durante una manifestazione
contro il terrorismo neofascista. Confermata dunque la sentenza del 2010, nei confronti
di Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi, Maurizio Tramonte e Francesco Delfino, già assolti
con la formula dubitativa. Grande l’amarezza tra i familiari delle vittime. Il servizio
di Gabriella Ceraso:
Sono passati
38 anni e i responsabili di una ferita enorme che Brescia e l’Italia ricordano con
orrore non sono ancora stati consegnati alla giustizia. E’ indicativo il lungo silenzio
seguito oggi in aula al pronunciamento della sentenza, sottolinea il sindaco della
città, mentre i pm ripetono: “E’ stato fatto tutto il possibile”. “Ora l’unica cosa
acquisita è la verità storica”, commenta amareggiato Manlio Milani, presidente
della Casa della memoria, una delle parti civili:
“La mano operativa è l’area
dell’eversione di destra: questo è un dato ormai acquisito. Ci sono state collusioni
con i servizi segreti, quantomeno a livello di copertura. E c’erano gruppi che poi,
sostanzialmente, hanno depistato. Ed è una verità storica che chiama in causa istituzioni
della politica”.
Di garantismo e di innocenza finalmente provata parlano
alcuni degli imputati: Carlo Maggi e Delfo Zorzi, a cui si rivolge lo stesso Milani:
“Se
Zorzi avesse accolto il mio invito quando andai in Giappone alcuni anni fa a sentirlo,
e gli dissi di venire in Italia a testimoniare, evidentemente la sua assoluzione di
oggi – credo – avrebbe anche un valore superiore. In realtà, lui ha rifiutato qualsiasi
confronto a livello processuale, e questo rimane comunque una macchia su di lui. Ovviamente,
prendo atto della sua non-responsabilità giudiziaria”.
Ora l’attesa è nella
Cassazione: il ricorso è certo dopo la lettura delle motivazioni, sostiene Milani,
ma senza che questo possa trasformarsi in rancore:
“Occorre saper guardare
al di là del colpevole: per noi è facile, perché noi non ne abbiamo nessuno; e guardare
al senso del reato: perché e per che cosa sono stati commessi. E’ solo lì che trovi
la spiegazione e la forza di poter andare avanti”. (gf)