La conversione, i giovani, le famiglie i temi al centro dei lavori di Aquileia 2
Quale “conversione” deve avvenire in noi per essere capaci di promuovere una nuova
evangelizzazione? Con quale volto presentarsi ai giovani? Come sostenere le famiglie
e dialogare con le culture diverse? Queste e molte altre le domande a cui le Chiese
del Nordest, riunite a Grado per il loro secondo Convegno ecclesiale, stanno cercando
di dare risposte efficaci e condivise. La giornata di oggi è stata dedicata ai lavori
di gruppo. Domani le conclusioni. Il servizio della nostra inviata, Adriana Masotti.
“Chiediamoci
se il nostro tempo non ci stia offrendo una grande opportunità, cessando di farlo
passare solo come fonte di problemi”. Sono incoraggianti le parole di mons. Dino De
Antoni, arcivescovo di Gorizia e presidente della Conferenza episcopale triveneta,
stamani alla messa che, nella Basilica di Grado, ha aperto la seconda giornata di
Convegno. Qui, ha continuato, sono germogliate le radici della nostra fede che vogliamo
pubblicamente professare in questo nostro tempo. La secolarizzazione, le difficoltà
del presente, tutto, ha sottolineato, è provocazione al rinnovamento. E' iniziato
poi il lavoro dei 30 gruppi. Sentiamo padre Giuseppe Moni di Treviso, responsabile
del gruppo famiglia ed educazione:
“E’ sotto gli occhi di tutti la situazione
in cui le famiglie si trovano. Quindi è giusto che la Chiesa si interroghi su come
accompagnare, sostenere ed evangelizzare la famiglia. Io penso che il Cristo risorto
non ci voglia lasciare nella palude dei problemi bensì penso che attraverso il discernimento
saremo in grado di scoprire quello che lo spirito vuole dire alle Chiese”.
Maria
Letizia Milanese di Venezia ha contribuito alla riflessione sull’uso dei beni
nella comunità cristiana e solidarietà:
“Noi anche cercheremo di approfondire
questo concetto dando proposizioni alla fine, per dare una risposta reale alle persone
e alle comunità, perché anche noi stiamo vivendo difficoltà concrete e quindi c’è
anche bisogno di capire, sull’esempio dei primi cristiani che condividevano tutto,
cosa significa questo per noi”.