Siria, non si ferma la repressione contro i civili del regime di Assad
A meno di 48 ore dall’inizio del cessate il fuoco in Siria, oggi, 57mo venerdì di
protesta contro la repressione del regime di Assad, i militari hanno aperto ancora
il fuoco, e si contano vittime tra i civili. Sin dall’alba si erano registrati scontri
al confine con la Turchia tra forze di sicurezza e ribelli che denunciano il mancato
ritiro dei militari dalle città, così come previsto dal piano di pace di Kofi Annan.
Servizio di FrancescaSabatinelli:
Le continue
violazioni del cessate il fuoco in Siria danno ragione a chi, come il presidente francese
Sarkozy, si proclama scettico circa la buona volontà del presidente Assad. Oggi, secondo
i ribelli, si sarebbe sparato in oltre trenta località, con undici vittime. Sotto
il fuoco delle forze armate le città di Daraa, Homs, Hama, Latakia, la zona di Idleb,
nei pressi del confine turco, e la capitale Damasco dove i lealisti avrebbero circondato
numerose moschee per impedire ai dimostranti di lasciare le sale di preghiera e riversarsi
in strada. Oggi l’inviato di Onu e Lega Araba, Kofi Annan, ha chiesto alla Siria l’apertura
di corridoi umanitari, spiegando che oltre un milione di persone ha bisogno di aiuti.
In queste ore, a New York, il consiglio di sicurezza dell’Onu dovrebbe approvare la
prima squadra della missione di osservatori internazionali, composta da una decina
di persone. In totale saranno circa 250, si tratterà di militari di provenienza accettabile
per la Siria, fa sapere l’Onu, si parla di caschi blu asiatici, africani o sudamericani.