Cor Unum-Caritas Internationalis: milioni di volontari ciristiani al servizio dei
più deboli
Sono 140milioni, in gran parte cristiani, le persone impegnate a vario titolo in Europa
nel volontariato. E’ quanto sottolineato questa mattina dal cardinale Robert Sarah,
presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, in occasione della presentazione del
volume “Il Santo Padre e i volontari europei”. Il testo oltre all'intervento del Papa
sul tema del volontariato, raccoglie gli interventi più significativi dell'incontro,
tenutosi in Vaticano il 10 e 11 novembre 2011, che ha visto come protagonisti i vescovi
e i responsabili delle organizzazioni cattoliche di tutta Europa, in occasione dell'Anno
europeo del volontariato. Il cardinale Sarah ha ribadito la centralità della testimonianza
cristiana nell’aiutare l’altro e le criticità rilevate nell’incontro di novembre.
"Dobbiamo agire esprimendo la nostra identità cattolica - ha puntalizzato
il porporato - questo mi sembra davvero importante perché abbiamo notato, soprattutto
nelle Caritas europee, alcune tendenze al secolarismo. E’ vero che non dobbiamo convertire
nessuno forzatamente, però dobbiamo esprimere la nostra identità cattolica ed operare
nel senso del Vangelo".
Secondo le statistiche presentate da “Cor Unum”
oggi in Europa ci sono 351 volontari per ogni lavoratore attivo che operano a
stretto contatto con le istituzioni costituendo un vero e proprio tessuto connettivo,
come conferma il segretario del dicastero, mons. Giampietro Dal Toso: "C’è una forte
collaborazione sul territorio - ha spiegato - sia con le istituzioni pubbliche sia
con le istituzioni della Chiesa. Quindi parliamo di sussidiarietà vera. E mi sembra
sia veramente importante sostenere tutti questi organismi che agiscono a beneficio
di tutta la società, molto spesso in maniera silenziosa e sempre gratuita. Rileviamo
che sono ambiti, dove spesso tutti questi organismi operano anticipando l’azione dello
Stato o dell’istituzione pubblica, come il settore sanitario, assistenziale, ma anche
educativo".
Punto di riflessione è quello della “non innovazione” ha
spegato mons. Dal Toso: "La non innovazione mi ha colpito molto - ha proseguito -
sembra che non siamo in grado di trasmettere degli elementi di novità a questi organismi
di volontariato perché possano evolvere. Quindi - è stato detto durante il convegno
- va rafforzato quell’elemento di formazione, senza il quale, ogni istituzione, quindi
anche le istituzioni di volontariato, restano ferme dove sono, senza guardare avanti".
Guardando
fuori dall’Europa, è stato citato il caso dell’Orissa, in India, dove – ha ribadito
il cardinale Sarah – parlare di volontariato è un problema. “E’ difficile – ha precisato
- perché c’è la paura che il cristianesimo invada la cultura induista. La società
è strutturata in caste, alcuni sono ai livelli inferiori per tutta la vita, altri
invece sono nobili e questo non deve cambiare assolutamente. Quindi credono che il
volontariato sia un modo di evangelizzare e non pensano sia possibile il concetto
di ‘gratuità’. Ed invece non è così: il volontariato è gratuito. La gratuità, però,
deve servire a promuovere l’uomo e la sua dignità”.
Sono 500mila i volontari
della rete mondiale di Caritas Internationalisimpegnati nelle emergenze del
pianeta: Sahel, Siria e Medio Oriente i fronti di preoccupazione principali del segretario
dell'organismo caritativo, Michel Roy. "La regione del Sahel ci preoccupa perché
- ha detto - le popolazioni della zona mangiano sempre meno; sappiamo che alcuni già
soffrono la fame e a breve rischiano la carestia. Credo che sia necessario lanciare
l’allarme per quanto riguarda la situazione nel Sahel: la comunità internazionale
non ne ha ancora preso realmente coscienza, e purtroppo soltanto quando in televisione
si vedranno immagini drammatiche, gli Stati si attiveranno per dare quel denaro che
le Nazioni Unite hanno già chiesto. A seguire, preoccupa molto la situazione della
Siria: infatti, a prescindere dal fatto che gli impegni presi - secondo il piano
Annan – saranno mantenuti o meno, la comunità cristiana era e rimane molto preoccupata
per il suo futuro. Poi, oltre la Siria, l’intero Medio Oriente: la sopravvivenza
delle comunità cristiane come testimonianza, innanzitutto. Molti musulmani
affermano che non vogliono rimanere chiusi in se stessi, ma hanno bisogno di comunità
diverse, come della comunità cristiana. E’ una questione in gioco – lo sappiamo bene
– e rappresenta una preoccupazione anche per la rete Caritas. Ad esempio, la preoccupazione
dei giovani, dei giovani cristiani del Medio Oriente, è una preoccupazione condivisa
dall’insieme delle Caritas della regione: come fare in modo che i giovani possano
trovare un loro posto nella società di domani".
E' grande la sinergia tra
il Pontificio Consiglio “Cor Unum e Caritas Internationalis come ha evidenziato
il cardinale Robert Sarah, il quale ha spiegato che “insieme anche a tutte le Caritas
delle diocesi delle varie nazioni” si deve lavorare per portare la testimonianza del
Vangelo. “E’ questa la sfida della Chiesa per il mondo odierno - ha ribadito - : testimoniare
il Vangelo”.