Benedetto XVI e le famiglie: intervista con don Luca Violoni, organizzatore dell'Incontro
mondiale di Milano
Benedetto XVI conclude oggi il suo breve soggiorno nella residenza di Castel Gandolfo
e nel pomeriggio, verso le 16.20 farà rientro in elicottero in Vaticano. Intanto,
a livello ecclesiale ma non solo, è sempre viva l’eco dei suoi ripetuti riferimenti
alle famiglie degli ultimi giorni: dalla riflessione del Venerdì Santo all’appello
ai giovani all’udienza generale di mercoledì scorso, quando il Papa li ha invitati
a prepararsi al prossimo Incontro mondiale della famiglie di giugno. E proprio a uno
dei principali organizzatori del raduno di giugno – il segretario generale della “Fondazione
Milano Famiglie 2012”, don Luca Violoni – Alessandro De Carolis ha chiesto
un commento alle parole del Papa:
R. – Il Papa
ha parlato di incomprensioni, di preoccupazione per il futuro dei figli, di malattie,
di disagi di vario genere: fin qui, poteva essere una diagnosi che molti possono condividere
a livello sociologico. Ma il passaggio che lui ha fatto è veramente cruciale in tutti
i sensi: la famiglia non è sola. E’ solo guardando alla Croce di Gesù che la famiglia
ritrova il suo cammino e scopre che non è abbandonata alla propria solitudine, ma
c’è una salvezza reale. Allora, mentre noi siamo consapevoli che la famiglia è assediata
da varie sfide e anche da vari mali, credo sia veramente fondamentale per noi dire
che c’è una salvezza per la famiglia e che questa salvezza è Gesù stesso nella sua
Croce e Resurrezione. Da qui dobbiamo assolutamente ripartire per dare un messaggio
di salvezza al mondo.
D. – In che modo ha potuto constatare che la fede aiuta
le famiglie che si trovano nella morsa della crisi, del bisogno?
R. – Intanto,
l’esperienza della fede è un’esperienza di comunione con Dio che ci fa riscoprire
come i legami familiari siano un’espressione dell’essere immagine e somiglianza con
Dio. Allora, questo fa sì che le persone si uniscano di più tra loro, diventino più
solidali, condividano un progetto comune, raccolgano tutte le forze non uno contro
l’altro, ma uno insieme all’altro. Allora, la famiglia cerca altre famiglie con le
quali condividere questo cammino e cerca di tirare fuori il meglio che ci possa essere
in ognuno. Per cui, è un cammino difficile e arduo anche per le situazioni economiche
che vediamo, ma c’è il tentativo di essere compatti in questa sfida. Il punto è che
quando ci si divide nella sfida, allora diventa davvero pesante e impegnativo.
D.
– Parliamo dell’Incontro mondiale delle famiglie del prossimo giugno: a livello organizzativo,
in questa fase a che punto siete?
R. – Stiamo vedendo, proprio in queste ultime
settimane, una grandissima attenzione. Il sito è sempre più visitato, stanno aumentando
le adesioni al congresso e anche agli eventi, soprattutto a quelli con il Santo Padre,
previsti per sabato 2 giugno alla festa della testimonianza e il 3 giugno alla Messa.
Ci sembra che ormai siamo entrati davvero nel vivo, per cui questo mese di aprile
e i primi giorni di maggio saranno davvero decisivi per arrivare a quei numeri che
noi attendiamo: cioè 5 mila al Congresso, 200-300 mila sabato notte con il Santo Padre
e 700-800 mila – forse anche un milione – alla Messa di domenica 3 giugno. Inoltre,
mi sembra ci sia anche molta attenzione per i contenuti che stiamo comunicando. Ma
c’è ancora molto da fare, naturalmente.
D. – Avete avuto una buona risposta
in termini di adesioni dagli altri continenti?
R. – Soprattutto da alcune nazioni
europee, come per esempio la Francia e la Spagna: abbiamo molte adesioni. Ma anche
dal Sud America – Brasile, Messico – stanno arrivando molte attenzioni. Poi ci sono
anche gli Stati Uniti e l’Australia con delegazioni significative… E’ segno che si
tratta proprio dell’Incontro mondiale delle famiglie, e questo naturalmente è molto
bello.
D. – Tra le tante iniziative dell’Incontro mondiale, c’è anche l’istituzione
di un fondo di solidarietà a sostegno di quelle famiglie che hanno pochi mezzi per
poter partecipare all’evento di Milano. Come sta funzionando questa iniziativa?
R.
– Per adesso, siamo arrivati a raccogliere 30 mila euro, una cifra significativa ma
non ancora una cifra enorme. Abbiamo ricevuto richieste da famiglie di Haiti, dalla
Bielorussia, dallo Zimbabwe, da altri Paesi e quindi un primo segno di attenzione
c’è stato. Però, vorremmo promuoverlo ulteriormente perché ci sembra davvero che anche
altre nazioni potrebbero partecipare: abbiamo bisogno di ascoltare i loro racconti
e loro hanno bisogno di ascoltare i nostri, di tornare nel loro Paese con un messaggio
rinnovato. Per questo, rinnoviamo ancora l’appello a contribuire e poi sarà nostra
cura far sapere quali sono le famiglie che abbiamo appoggiato e che cosa è nato da
questo incontro. (gf)