A Roma sindacati in piazza per gli esodati. Il ministro Passera: il disagio occupazionale
è urgenza per il governo
Manifestazione unitaria dei sindacati oggi a Roma per chiedere garanzie sui cosiddetti
esodati, cioè i lavoratori che rischiano di restare senza impiego e senza pensione
a causa della recente riforma del sistema previdenziale. Il servizio è di EugenioBonanata:
Unità
ritrovata per i sindacati che hanno chiesto un incontro col governo sulla questione
degli esodati, minacciando nuove mobilitazioni. Lo hanno ribadito i leader di Cgil,Cisl
e Uil durante gli interventi conclusivi della manifestazione che ha visto la partecipazione
di numerosi lavoratori giunti da tutta Italia. Unanime la condanna della riforma del
sistema previdenziale che ha innalzato l’età pensionabile:
R. - Qui dentro
c’è gente che, se non trova una soluzione, rimane per sette o otto anni senza pensione.
R. - Così si creano dei drammi sociali insopportabili e questo governo deve
capirlo.
In primo piano nella protesta c’è il numero di esodati. Secondo i
sindacati sono molti di più rispetto ai 65 mila segnalati dal ministero del Lavoro.
L’Inps, parla di 130 mila nei prossimi 4 anni, precisando che non c’è alcuna contraddizione
con il governo in quanto i 65 mila rappresentano solo la fotografia dell’attuale momento.
La piazza, però, invoca garanzie per tutti e non si fida del decreto promesso ieri
dal ministro Fornero entro le prossime settimane.
R. - Bisogna trovare i soldi,
perché questi possano uscire e andare in pensione. Non ci sono altre alternative.
R.
- Così non c’è futuro. Il governo deve dare spazio al futuro.
Ma come è possibile
che in Italia si sia arrivati ad una situazione come quella che riguarda gli esodati?
E come è possibile che ci sia tutta questa confusione. LucaCollodi
lo ha chiesto all’economista StefanoZamagni, docente di economia politica
all’Università di Bologna:
R. – Bisogna
smetterla con questa teoria sbagliata, secondo cui la crisi è qualcosa di venuto dal
cielo, che c’è piombata addosso così, di fronte a cui non si può fare niente. Questo
non è vero, perché la crisi è figlia di decisioni prese da autorità pubbliche, dalle
persone, dagli speculatori. Quindi, come hanno sbagliato allora, bisogna adesso correggere
e fermarci lì. Se invece noi ci intestardiamo, cercando di mettere le toppe agli errori
commessi, è ovvio che non faremo altro che aumentare il senso di disperazione, soprattutto
dei giovani, e di non risolvere il problema degli esodati. Il problema degli esodati
è un problema quasi ridicolo. E’ ovvio che non si può dire alla gente andata in pensione,
all’ultimo momento, “ti allungo e ti lascio senza la copertura”, perché questa non
è un’operazione credibile. Una società civile non può permettersi atteggiamenti di
questo tipo.
D. – Si parla molto di crescita per cercare di sconfiggere la
crisi, ma la sensazione è che nei prossimi mesi la pressione fiscale in Italia, che
è già alta, rischi di aumentare ulteriormente, cioè pagheremo tutti più tasse...
R.
– Anche questo dal punto di vista della teoria economica è un errore, perché l’obiettivo
dell’austerità di mettere a posto i conti è sacrosanto, ma il punto è: si può ottenere
il pareggio di bilancio, mettere a posto i conti, in una situazione come quella attuale,
caratterizzata dalla mancanza di crescita? La risposta è no. Bisogna che austerità
e crescita procedano al medesimo passo, con la stessa velocità, ed è quello che invece
non si sta facendo. Si sta, infatti, privilegiando la logica dei due tempi: prima
mettiamo a posto i conti e poi faremo partire la crescita. Questo è un errore fondamentale.
D.
– In questo momento di crisi economica, ma – aggiungerei – anche di crisi della politica
in Italia, le famiglie sembrano l’unica realtà sociale, che sta portando avanti questo
Paese, ma le istituzioni e lo stesso governo sembrano non rendersene conto...
R.
– Esatto, è proprio così. Fino a poco tempo fa c’era chi, anche tra gli intellettuali,
dileggiava la famiglia. Quelle stesse persone adesso dovrebbero avere l’onestà intellettuale
di ammettere che almeno avevano sbagliato. Perché se non ci fosse oggi la famiglia,
cioè le reti familiari più che la singola famiglia, e l’insieme delle organizzazioni
della società civile, che hanno messo al centro della propria attenzione la famiglia
intesa in senso proprio, probabilmente sarebbe una situazione di gran lunga più disperata.
Ecco perché, probabilmente, io mi aspetto che, al termine di questa fase critica e
più prossimamente il raduno a Milano della fine di maggio possa servire a rimettere
le cose a posto. Quando si diceva che la famiglia è il più potente creatore di capitale
sociale, di coesione sociale, adesso cominciamo a capire che non si stava parlando
di cose di altri tempi, ma di qualcosa di concreto e di reale. Questo governo, però,
sembra che non veda in questi mesi la società civile organizzata, nessun provvedimento
è stato preso, anzi sono stati presi provvedimenti che vanno nella direzione di rendere
ancora più difficile la vita al mondo del terzo settore, a cominciare dal volontariato.
Io spero sempre, poiché credo nel ravvedimento, che nei prossimi mesi si possa invertire
la direzione di marcia. (ap)
In Italia i disoccupati sono quasi 2 milioni e
300mila e le previsioni per il futuro non sono positive. Oggi all'Univeristà Luiss
di Roma i vertici del governo e del mondo delle imprese hanno dibattuto su come far
tornare a crescere l'economia e quale sarà il ruolo dei giovani. MassimoPittarello
ha seguito l'evento:
"Il problema
che ci dobbiamo porre è quello degli inoccupati, cioè coloro che non cercano neanche
più occupazione e quindi non sono statisticamente disoccupati. Coloro che hanno formalmente
ancora un lavoro, ma sono sospesi dall'occupazione: prendiamo i cassaintegrati. Ma
poi c'è il grande mondo della sottoccupazione. Di quella occupazione che non permette
di fare piani di vita, che non permette di raggiungere l'indipendenza, che non permette
di non pianificare il futuro e che tocca molti giovani". Così il ministro dello Sviluppo
Economico, Corrado Passera, ha fotografato la situazione al convegno “Fare Impresa
non è più un’impresa” che oggi all’Università Luiss di Roma ha messo di fronte i vertici
imprenditoriali italiani, esponenti del governo e giovani studenti e laureati. E proprio
i giovani, anche dai ministri Gnudi, Profumo e Terzi, sono stati identificati come
il motore che porterà l’Italia fuori dalla recessione. La promessa è un provvedimento
legislativo chiamato “Start Up Italia” che entro pochi mesi favorisca la nascita di
nuove imprese.