2012-04-12 14:27:33

Religiose italiane: plenaria dell'Usmi incentrata sulla vita comunitaria


“In Cristo nella Chiesa per il mondo. Percorsi di vita comunitaria” è il tema della 59.ma Assemblea nazionale dell’Usmi, l'Unione Superiore Maggiori Italiane, in corso da ieri e fino a domani a Roma, presso la Pontificia Università Urbaniana. Le religiose in Italia oggi sono circa 70 mila, presenti in circa 550 istituti diversi, cui fanno riferimento 15 mila comunità sparse sul territorio. Le suore italiane missionarie in altri Paesi sono invece circa 15 mila. Ma qual è oggi l'identikit della religiosa italiana? Fabio Colagrande l'ha chiesto a Madre Viviana Ballarin, presidente nazionale dell’Usmi e superiora generale delle suore domenicane di Santa Caterina da Siena:RealAudioMP3

R. – E’ una donna felice, una donna che ha la speranza, è una donna coraggiosa, che si dà senza calcoli, senza riserve... basta guardarci attorno e vedere dove sono le religiose. A volte, si possono leggere sul suo volto anche segni di fatica e di stanchezza, soprattutto perché le vocazioni sono diminuite, ma se penso a una carta di identità della religiosa io dico che è una donna viva e una donna che continua a generare.

D. – Quali sono le problematiche più urgenti legate proprio alla vita comunitaria delle religiose, secondo lei?

R. - Le problematiche più urgenti sono quelle che si riconducono sempre un po’ alle relazioni, alla comunicazione e in questo momento in cui la vita fraterna, la vita comunitaria, stanno diventando sempre più internazionali, interculturali, dobbiamo coltivare molto le relazioni tra di noi, la comunicazione, l’accoglienza perché davvero non sia, come c’è stato detto l’anno scorso una vita comunitaria multiculturale, ma interculturale dove si realizza davvero una integrazione di tutti i membri della comunità e dove l’esperienza della fraternità è un’esperienza di reciprocità. Questo è un po’ il nostro desiderio, il nostro obiettivo e anche via, via che viviamo e che facciamo queste esperienze è proprio un’esperienza bella. La seconda urgenza è quella della missionarietà. Le nostre comunità non sono e non devono essere comunità chiuse in se stesse o autoreferenziali ma comunità-dono perché la vita religiosa è un dono, un dono che Dio ha dato alla sua Chiesa, è un carisma all’interno della sua Chiesa e quindi nella Chiesa, con la Chiesa e per la Chiesa anche noi partecipiamo della stessa natura missionaria della Chiesa: comunità aperte continuamente al dono. Nel mio augurio pasquale ho detto alle sorelle che come quando i due discepoli di Emmaus si incontrarono e riconobbero Gesù quando Gesù spezzò il pane davanti a loro e glielo diede, così anche per noi è Pasqua ogni volta che le nostre comunità si donano, si spezzano, si danno ai fratelli. Questa è un’urgenza che dobbiamo coltivare e accrescere sempre di più.

D. – In questo spirito, come religiose, come vivete la vigilia di questo Anno della fede, la vigilia di questo periodo che il Papa vuole dedicare alla nuova evangelizzazione? E una sfida anche per voi…

R. – Certo, perché non c’è vita religiosa se non c’è fede, quindi la nostra vita e anche la vita fraterna possono essere vissute soltanto nella fede e nella comunione con Gesù Cristo. Viviamo questa vigilia dell’Anno della fede con la volontà ferma di viverlo anche noi in comunione con la Chiesa e secondo le indicazioni che il Santo Padre ci offre e anche come impegno perché la nostra presenza, dovunque siamo, possa offrire il suo contributo piccolo o grande perché questa esperienza meravigliosa della fede dei cristiani si accresca sempre di più e si allarghi anche sempre di più: vale la vita accogliere questa sfida, viverla e darne testimonianza. (bf)







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