2012-04-12 14:25:10

Le diocesi del Nordest si interrogano sulla nuova evangelizzazione: intervista con mons. Soravito


Nei tornanti della storia, quando emergono situazioni nuove e complesse, è opportuno il convenire sinodale. E’ questo il luogo dove lo Spirito parla alle Chiese per le scelte programmatiche da compiere. Da questa convinzione nasce il secondo Convegno delle diocesi del Nordest italiano, che vedrà riunite da oggi a domenica, a Grado e ad Aquileia, le 15 chiese locali. "Testimoni di Cristo, in ascolto", il titolo. Ma quali i dati sociali, economici, culturali e religiosi che hanno spinto a questa decisione? Adriana Masotti lo ha chiesto a mons. Lucio Soravito, vescovo di Adria-Rovigo e coordinatore del Convegno:RealAudioMP3

R. – Non è la prima volta che le chiese del Triveneto s’ incontrano: il primo Convegno, detto “Aquileia 1”, si è tenuto nel 1990. Abbiamo ritenuto che questa comunione e questa collaborazione già esistenti debbano essere incentivate, ovviamente. Prima di tutto, per motivi ecclesiologici – le Chiese devono essere in piena collaborazione fra di loro – ma anche per motivi pastorali, perché ci troviamo a vivere in una regione, il Triveneto, segnata oggi da problemi comuni a tutte. Ad esempio, il fatto di trovarci geograficamente vicino al Nord-Est dell’Europa con l’ingresso di tanti immigrati, ma poi anche un processo di secolarizzazione, direi quasi di scristianizzazione, e un abbassamento della partecipazione del mondo giovanile alla vita ecclesiale. Inoltre, siamo una delle regioni italiane dove è avvenuto un processo più grande di declassamento della famiglia, al punto che abbiamo una percentuale superiore al 50 per cento di conviventi. Problemi molto concreti, che in qualche modo ci dicono che qui occorre mettere in moto una pastorale radicalmente rinnovata.

D. – Perché le diocesi del Triveneto s’incontrano proprio ad Aquileia? Che cosa rappresenta?

R. – Aquileia è la chiesa madre delle diocesi del Triveneto e non solo. E’ una chiesa che è sorta già nel secondo secolo, che ha avuto un’azione missionaria straordinaria, ma anche una capacità molto grande di dialogare con popoli, culture, etnie diverse, tanto è vero che è arrivata ad essere la Metropoli di ben 55 diocesi: oltre quelle del Triveneto, quelle dell’Austria, alcune dell’Ungheria, perfino qualcuna della Romania, naturalmente della Slovenia e della Croazia… Per dire che Aquileia è stata ed è rimasta un punto di riferimento storico che ci chiama e ci invita a questa sinergia fra le nostre chiese.

D. – I lavori di gruppo durante il Convegno verteranno su tre grandi tematiche: "nuova evangelizzazione", "in dialogo con la cultura del tempo", "impegnati per il bene comune". Una parola su ciascuna di queste tre piste…

R. – Il primo ambito, quello della nuova evangelizzazione, è potremmo quasi dire il motivo fondante di questo nostro convenire, per vedere appunto in che modo le nostre Chiese devono collaborare per annunciare il Vangelo, per tornare a radicarlo nella nostra terra. Il secondo ambito riguarda il dialogo con la cultura e ci interessa innanzitutto vedere in che modo dialogare con un mondo fatto di molti non credenti o di credenti di altre religioni, ovviamente salvaguardando da una parte la fede cristiana, ma dall’altra essendo aperti a cogliere anche il positivo che c’è nelle culture che oggi entrano nel nostro Triveneto. Un problema molto grande è l’accoglienza degli immigrati: siamo una delle regioni italiane a più alta percentuale di presenze, oltre il 10 per cento degli abitanti nel Triveneto sono provenienti dall’Est Europa, dall’Africa e dall’Asia. Infine, per quanto riguarda la promozione del bene comune, si vuole vedere in che modo le nostre comunità debbano stabilire un rapporto sinergico con le istituzioni pubbliche per promuovere il bene comune, di ciascuno e di tutti, ma con un’attenzione particolare nei confronti delle varie povertà che ci sono oggi a partire dal dramma di tante famiglie disoccupate o di persone cassaintegrate che hanno perso il lavoro.

D. – Un momento particolarmente importante nel cammino di preparazione ad Aquileia 2 è stata la visita di Benedetto XVI, nei giorni 7-8 maggio 2010. Quale la consegna lasciata dal Papa in quella visita?

R. – A me sembra che il Papa abbia confermato gli obiettivi che ci eravamo dati, cioè di passare a una nuova evangelizzazione, di crescere nella capacità di portare il primo annuncio e di far riscoprire la fede e di inculturare con la fede la nostra realtà. Mi sembra che il Papa abbia sottolineato e ribadito questi compiti e direi che ci ha aiutati a crescere in questa comunione e collaborazione ecclesiale. (bf)

Ultimo aggiornamento: 13/4/2012







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