2012-04-12 13:16:43

Fmi: “Rischio" longevità. Vaciago: la nostra società ha bisogno di tutti


“Le condizioni nei mercati del lavoro dell'area dell'euro continuano a deteriorarsi''. E’ l’analisi della Banca centrale europea che esorta i Governi a rafforzare i conti, migliorare le competitività e varare riforme strutturali. Intanto si continua a discutere delle stime del Fmi sull’allungamento della vita media che rischierebbe di scardinare gli equilibri previdenziali degli Stati, tanto che molti hanno parlato di “rischio" longevità. Il rapporto del Fondo Monetario Internazionale sulla stabilità finanziaria globale, sottolinea che se la vita media nel 2050 si allungherà di 3 anni in più di quanto previsto oggi, il già ampio costo dell'invecchiamento della popolazione aumenterebbe del 50%. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento dell’economista Giacomo Vaciago docente all’Università Cattolica di Milano:RealAudioMP3

R. – Il termine rischio è, sostanzialmente, un termine tecnico che usano gli assicuratori per indicare il verificarsi di un evento che bisogna pagare. Dietro a questo, quindi, non c’è un giudizio morale sul fatto che la longevità sia cattiva ed invece la non longevità sia buona. Va assolutamente sottolineato, altrimenti non ci mettiamo in una posizione costruttiva per risolvere il problema.

D. - Alcuni analisti ribadiscono che una delle soluzioni per risolvere i problemi di previdenza potrebbe essere quella di far lavorare di più le persone. Ma questo non porta anche ad un blocco per quanto riguarda il sistema-lavoro, cioè poco ingresso per i giovani?

R. - In tempi brevi sicuramente sì. Se facciamo lavorare di più le persone in un momento in cui c’è crisi, impediamo ai giovani di entrare perché i posti di lavoro richiesti sono limitati. Appena superata la crisi, però, il discorso deve essere posto in questi termini. Andiamo verso un sovra-indebitamento mondiale con conseguenze di estendere la crisi attuale, che riguarda i soli Paesi ricchi, a tutto il resto del mondo. Una vera soluzione potrebbe essere quella di guardare all’interno delle attività delle persone che vanno in pensione. Fino ad ora abbiamo largamente concepito il pensionamento come l’opposto del lavoro: fino ad un certo giorno lavoro a tempo pieno e poi, dal giorno successivo, non lavoro più. La soluzione, probabilmente, sta nel trovare dei pensionamenti graduali, per cui si comincia a lavorare un po’ meno e si estende quest’attività di uscita dal mondo del lavoro su un arco di molti anni e, magari, si sostituisce un lavoro di un certo tipo con lavori di altro genere, più adatti agli anziani, e forse tali da risparmiare spese pubbliche da qualche altra parte.

D. - Quando si parla di "rischio" longevità, quindi, in realtà non si vuole dire che le persone ormai grandi non valgono più nulla ma, al contrario, che i sistemi devono far fronte a nuove necessità…

R. - Sì. Direi che va ripensato tutto il ruolo dell’anziano. La nostra società ha bisogno di tutti e tutti vengono chiamati, nei limiti delle loro possibilità, a dare dei contributi. Come sono questi contributi, lavorativi totali, lavorativi parziali, lavorativi lentamente decrescenti nel tempo, magari volontariato di vario genere che evita spese pubbliche, sono tutte cose sulle quali il dibattito è largamente mancato e bisogna veramente iniziarlo.

D. - Un altro punto che viene sottolineato è che non ci sono più investimenti sicuri…

R. - In realtà, investimenti sicuri non ci sono mai stati. Penso che tutti i Paesi ricchi, quelli che si trovano alle spalle, più storia finanziaria hanno - in un qualche momento della loro storia - disconosciuto una parte dei loro debiti. L’esistenza di un investimento perfetto, sul quale essere sicuri al 100 per cento, è un mito che abbiamo creato noi.

D. - Guardando l’area-Euro, la Banca Centrale Europea ribadisce un peggioramento, nel breve termine, delle condizioni del lavoro. L’occupazione continua ad avere segno negativo ed aumenta il tasso di disoccupazione…

R. - E’ una fotografia problematica, in cui i governi e le banche centrali hanno la loro parte di responsabilità perché, in maniera straordinariamente miope, hanno guardato alle difficoltà delle situazioni economiche dei vari Paesi soltanto in termini di tagli alla spesa pubblica, senza rendersi conto - cosa che è ben facile da capire - che se si taglia la spesa pubblica, si hanno anche dei riflessi sulla domanda. Se spendo meno c’è gente che incassa meno, e quindi spenderà a sua volta meno.

D. - Si continua a dire che servirebbe una Banca Centrale diversa, con più poteri: un’effettiva Banca Europea…

R. - I tedeschi non la vogliono ed hanno posto come clausola, che è assolutamente attiva nei confronti della Banca Europea, che questa non può prestare ai governi, per evitare che chi è indebitato continui a farlo ulteriormente. Il che va anche bene, però nella situazione attuale è un limite gravissimo perché impedisce un vero e proprio risanamento delle finanze pubbliche e quindi abbiamo dei Paesi che scivolano, più o meno lentamente, verso una pericolosa recessione. (vv)







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