Famiglie, crisi e etica dei partiti: ne parliamo con mons. Bregantini
La preghiera del Papa per le famiglie colpite dalla crisi, levata al termine della
Via Crucis al Colosseo del Venerdì Santo, ha suscitato molti echi. In sintonia con
questa riflessione è il messaggio di Pasqua indirizzato da mons. Giancarlo Bregantini
alla sua arcidiocesi di Campobasso. La pietra sul sepolcro di Cristo, scrive tra l’altro
il presule, “è il simbolo della crisi”, con il suo “senso di impotenza che ci mette
nel cuore”. Al microfono di Fabio Colagrande, mons. Bregantini spiega come
la Chiesa possa aiutare l’uomo ad assumere, davanti a questo problema, la prospettiva
della Risurrezione:
R. – Credo che
l’apporto più grande che possa dare la Chiesa non sia tanto sul piano operativo quanto
su quello relazionale e motivazionale. Dobbiamo essere capaci di dare alla nostra
gente il gusto di guardare lontano, di essere progettuali, di investire, di credere
nel futuro dei giovani, di non rassegnarci alla pietra che sembra schiacciarci tutti
dentro al buio del sepolcro. Ecco perché è molto bello quello che ci ha detto la Liturgia
di questi giorni. La paura delle donne che vanno al sepolcro, la loro trepidazione,
è la nostra stessa paura di fronte alla crisi. Ma, allo stesso tempo, noi, come loro,
possiamo scoprire che Dio ci ha già preceduto, ha già sciolto il nostro nodo e ha
aperto la fatica che abbiamo nel cuore verso orizzonti inediti e inattesi.
D.
– Come andare ‘oltre’ questa epoca di difficoltà economica e sociale?
R. –
Tre sono le cose più importanti. Innanzitutto è necessario che la Chiesa, e quindi
anche il mondo degli adulti, ascoltino molto le attese e le ansie che sono nel cuore
dei nostri giovani e della gente che piange e che vive drammaticamente questa realtà.
Poi è necessario stare molto uniti tra di noi, cioè trovare insieme le risposte, perché
è grazie all’intreccio forte e ferreo delle azioni che le nostre prospettive possono
essere più forti. Infine bisogna coltivare una speranza frutto di una fede grande.
Mi ha sempre sostenuto, e nel tempo pasquale in modo più bello e forte, la frase che
Paolo scrive nella Lettera ai Romani (4, 18) ‘contra spem, in spem credidit’. Ecco,
Abramo può essere il simbolo per noi di questa notte buia. Sembra impossibile ma Dio
è capace di restituirci una speranza più grande, lo abbiamo visto in mille segni anche
in questi giorni.
D. – Nel suo messaggio di Pasqua alla diocesi lei fa un
riferimento preciso al dibattito che ha caratterizzato la riforma del lavoro in Italia
in questi mesi. Scrive infatti: “Pasqua è – anche – investire e non licenziare”. Cosa
intendeva?
R. – Intendevo esprimere la gratitudine per le trattative in atto
che stanno svolgendo i nostri governanti, il premier con la sua equipe, insieme ai
sindacati e alle realtà sociali e politiche. Tempo fa io intervenni con alcuni rilievi
critici, oggi ho visto che questi sono stati accolti, in maniera molto matura, ben
partecipata, vivace, eminentemente popolare. E questo mi ha restituito molta speranza
e mi ha fatto pensare che vale la pena sempre intervenire, dibattere e soprattutto
essere in reciproco ascolto, frutto di una reciproca e intensa fiducia e stima, uno
con l’altro e per l’altro.
D. – E come guardare oggi anche alla politica in
una prospettiva di risurrezione?
R. – Mai come oggi le lacrime, anche di esponenti
politici di grido di un tempo, indicano che non dobbiamo mollare sull’importanza dei
partiti, ma purificarli. E anche gli eventi tristi, tristissimi, di questi giorni,
la corruzione che purtroppo si insinua nella dinamica familistica, che prende non
solo il Sud ma anche il Nord, colpisce chi crede di esserne esente, in realtà queste
esperienze ci dicono che dobbiamo ancor di più rendere limpidi i meccanismi di aiuto
e di sostegno dei partiti ma soprattutto ridare loro la motivazione. Bisogna fare
in modo che i partiti si sentano impregnati dei problemi della gente. I partiti debbono
stare vicini ai problemi della gente perché i problemi purificano i partiti e i partiti
possono aiutare a sciogliere i problemi della gente.
D. – Sembra che l’aspetto
etico in politica non sia più ritenuto necessario…
R. – Però dopo se ne pagano
le amare conseguenze. Anche gli ultimi fatti sono la comprova che guai se manca l’attenzione
etica, a tutti i livelli. Nessuno può presumere di potere essere esentato da questo
impegno.