Ieri sera, Benedetto XVI ha presieduto, in San Pietro, la Veglia pasquale. Nella sua
omelia, il Papa ha sottolineato come la fede, che ci mostra la luce di Dio, renda
possibile la libertà e il progresso. Al contrario, il buio su Dio e sui valori sono
una minaccia per l’uomo ed il mondo. Durante la celebrazione, il Santo Padre ha amministrato
i sacramenti di battesimo, cresima e prima comunione ad otto adulti – cinque donne
e tre uomini – provenienti da Albania. Italia, Germania, Slovacchia, Turkmenistan,
Camerun e Stati Uniti. Il servizio di Isabella Piro:
Buio e silenzio:
la Veglia pasquale inizia così. La Basilica Vaticana tace immersa nell’ombra, ma quel
buio e quel silenzio portano in sé una luce ed una certezza: Cristo risorge. E dopo
l’Annunzio pasquale, quando la Basilica improvvisamente si illumina, il cuore dei
tantissimi fedeli presenti si scalda e si rinfranca, perché Cristo è ieri e oggi,
principio e fine. “Pasqua è la festa della nuova creazione”, dice il Papa nella sua
omelia, quella creazione che esiste come “spazio di risposta alla grande gloria di
Dio, un incontro di amore e di libertà”. Uno spazio in cui c’è la luce di Dio, ribadisce
Benedetto XVI, “espressione del bene” che “rende possibile la vita, la comunicazione,
la conoscenza, l’accesso alla realtà, alla verità”, rende possibile “la libertà e
il progresso”:
"Il fatto che Dio abbia creato la luce significa che Dio
ha creato il mondo come spazio di conoscenza e di verità, spazio di incontro e di
libertà, spazio del bene e dell’amore. La materia prima del mondo è buona, l’essere
stesso è buono. E il male non proviene dall’essere che è creato da Dio, ma esiste
in virtù della negazione. È il 'no'”.
Nella “creazione tutta nuova” che
ricomincia con la Pasqua, continua il Papa, Gesù risorge e “ci attira nella nuova
vita della risurrezione”, vincendo “ogni forma di buio”, perché “Egli è il nuovo giorno
di Dio, che vale per tutti noi”:
"La vita è più forte della morte. Il bene
è più forte del male. L’amore è più forte dell’odio. La verità è più forte della menzogna.
Il buio dei giorni passati è dissipato nel momento in cui Gesù risorge dal sepolcro
e diventa, Egli stesso, pura luce di Dio".
Ma come può avvenire tutto questo?
Come può tutto questo non essere solo parola, ma diventare realtà? La risposta, dice
Benedetto XVI, è nei Sacramenti:
"Mediante il Sacramento del Battesimo
e la professione della fede, il Signore ha costruito un ponte verso di noi, attraverso
il quale il nuovo giorno viene a noi. (…) Il nuovo giorno, il giorno della vita indistruttibile
viene anche a noi. Cristo ti prende per mano. D’ora in poi sarai sostenuto da Lui
e entrerai così nella luce, nella vita vera".
Ed è per questo, ribadisce
il Papa, che la Chiesa antica chiama il Battesimo “illuminazione”, perché l’uomo di
oggi, se è senza Dio, vede solo le cose “tangibili, materiali, ma non vede dove vanno
né da dove vengono il mondo e la vita, non vede la differenza tra il bene ed il male:
"Il buio su Dio e il buio sui valori sono la vera minaccia per la nostra
esistenza e per il mondo in generale. Se Dio e i valori, la differenza tra il bene
e il male restano nel buio, allora tutte le altre illuminazioni, che ci danno un potere
così incredibile, non sono solo progressi, ma al contempo sono anche minacce che mettono
in pericolo noi e il mondo".
“Oggi illuminiamo le nostre città in modo
così abbagliante che le stelle del cielo non sono più visibili”, continua Benedetto
XVI: un’immagine emblematica dell’uomo di oggi, che nelle cose materiali “sa e può
incredibilmente tanto”, ma non riesce più a vedere Dio e il bene. In questo senso,
la fede che “ci mostra la luce di Dio, è un’apertura dei nostri occhi per la vera
luce”.
Infine, il Papa si sofferma sul cero pasquale, simbolo della Veglia
dal quale tutti ricevono la luce. Ma il cero è anche simbolo di Cristo, perché come
Lui si consuma, si sacrifica per dare luce e vita al mondo, e dona quel calore che
deriva dalla bontà di Dio. Così, in quel cero dovuto al “lungo lavoro delle api”,
c’è anche un riferimento alla Chiesa:
"La cooperazione della comunità viva
dei fedeli nella Chiesa è quasi come l’operare delle api. Costruisce la comunità della
luce. Possiamo così vedere nel cero anche un richiamo a noi stessi e alla nostra comunione
nella comunità della Chiesa, che esiste affinché la luce di Cristo possa illuminare
il mondo".