Pasqua in Terra Santa. Mons. Shomali: grande partecipazione, ma pellegrini in calo
In Terra Santa è già risuonato l’Alleluia pasquale: infatti la Veglia pasquale, come
da tradizione secolare, si celebra la mattina del Sabato Santo, nella Basilica del
Santo Sepolcro. Da Gerusalemme, il servizio di Stefania Sboarina.
A motivo dello
status quo, il famoso regolamento che fissa le regole per le comunità cristiane presenti
nella Basilica cuore della cristianità, la madre di tutte le Veglie, qui nella Città
santa, è iniziata questa mattina alle 7.30. E cosi è proprio la Chiesa di Gerusalemme
la prima a far risuonare il Preconio, l’antico inno che canta la vittoria del Signore
sulla morte e sul peccato. A concelebrare accanto al patriarca Latino di Gerusalemme,
Fouad Twal, che ha presieduto la Veglia, anche il nunzio apostolico in Israele mons.
Antonio Franco, e il nunzio apostolico in Giordania mons. Giorgio Lingua, oltre a
un centinaio di sacerdoti. La celebrazione, che segue la liturgia latina, e insieme
accoglie la ricca e antica tradizione liturgica di Gerusalemme, inizia con la suggestiva
liturgia del fuoco accanto alle porte della Basilica, davanti alla Pietra dell’unzione.
Poi, l’accensione del cero pasquale avviene proprio davanti all’Edicola, attingendo
la luce dalle lampade che giorno e notte illuminano la Tomba vuota. Quell’essere lì,
con le candele accese in mano, accanto al luogo che custodisce il Sepolcro vuoto di
Cristo, costituisce un momento liturgico intenso e particolarissimo, ma anche un’esperienza
unica di fede per tutti i fedeli e i pellegrini presenti. Secondo il rito romano si
sussegue la proclamazione in lingua latina di 7 letture dell’Antico Testamento, a
ripercorrere tutta la storia della salvezza. Per arrivare dopo il canto del Gloria
e l’Epistola Paolina, alla solenne proclamazione del Vangelo, compimento delle antiche
promesse. Esso annuncia proprio davanti dell’Edicola, l’evento accaduto in questo
luogo, la buona notizia della Resurrezione. E così alleluia e gioia pasquale riempiono
già da ora la Basilica del Santo Sepolcro, la quale al termine della Veglia pasquale
dei cristiani cattolici, in un ampio respiro ecumenico, si va via via affollando anche
di pellegrini ortodossi che domani, secondo il calendario giuliano - che quest’anno
segna la differenza di una settimana da quello gregoriano seguito dai cattolici -
celebreranno la loro domenica delle Palme. Mentre fuori Gerusalemme si anima anche
di pellegrini ebrei, poiché è oggi il primo giorno di Pesha, la Pasqua ebraica. La
Basilica della Resurrezione tornerà ad essere animata dalla liturgia dei latini alle
15.30 con la processione solenne, alle 18 con i vespri intorno all’Edicola e poi
a tarda sera, quando a mezzanotte e mezzo, comincerà la solenne liturgia delle ore
presieduta dal padre Custode di Terra Santa.
A mons. William Shomali,
vescovo ausiliare del Patriarcato latino di Gerusalemme, Stefano Leszczynski
ha chiesto come si caratterizza questa Pasqua in Terra Santa:
R. – Il centro
delle celebrazioni è il Cenacolo e il Santo Sepolcro, dove gli eventi principali della
Settimana Santa si sono svolti. Le celebrazioni si svolgono soprattutto all’interno
del Santo Sepolcro, ma senza la presenza di molti pellegrini.
D. – La Pasqua,
quest’anno, avviene in un contesto che spesso è drammatico a livello regionale per
i cristiani del Medio Oriente…
R. – Sì, noi rivolgiamo sempre un pensiero verso
i nostri fratelli in Siria, preghiamo per un’intesa tra governo e ribelli.
D.
– Questa situazione, tra l’altro, ha anche una conseguenza triste per i credenti,
scoraggiando i pellegrinaggi...
R. – Il clima è teso: c’è la paura di una guerra
fra l’Iran ed Israele e di quello che capita in Siria. Quando i pellegrini sentono
queste notizie, hanno paura di venire; ma qui, sul terreno - a Gerusalemme, a Betlemme,
a Nazareth - i pellegrini possono veramente pregare senza problemi.
D. – Qual
è l’importanza della preghiera in Terra Santa?
R. – C’è tanta partecipazione,
da parte delle nostre parrocchie, al rituale della Settimana Santa. Le Chiese sono
piene, noi siamo soddisfatti, la gente è ancora praticante. Per Pasqua possiamo dire
che il 60% dei nostri cristiani va in Chiesa, questo è un bel numero, che non capita
in altri posti.
D. – Questa preghiera può dare speranza anche agli altri cristiani
della regione?
R. – Certo, siamo in comunione con i cristiani dell’Egitto,
del Libano, della Siria; abbiamo una televisione araba cristiana molto forte, i nostri
cristiani la vedono ogni giorno. Questa televisione crea comunione e durante la Settimana
Santa trasmette tante preghiere, liturgie. Ci sentiamo solidali, anche tramite questi
mezzi di comunicazione. (cp)