Cile, la sopravvivenza degli indigeni Mapuche tra povertà e discriminazione
Ancora esclusione sociale, povertà e discriminazione per gli indigeni Mapuche, prima
etnia del Cile, le cui terre sono state invase da aziende minerarie e forestali. La
denuncia, come riporta Misna, arriva da uno studio della Commissione economica per
l’America Latina e i Caraibi dell’Onu (Cepal), incentrato in particolare su Ercilla,
nella regione centromeridionale di Araucanía. La ricerca mette in rilievo “le diverse
dimensioni della vulnerabilità socio-demografica e socio-territoriale di quella popolazione”,
che non vede ancora “rispettati pienamente i suoi diritti”, spiega Alicia Bárcena,
segretario esecutivo della Cepal. Bárcena parla anche dell’emigrazione forzata intrapresa
dai Mapuche a causa dello sfruttamento, da parte delle aziende forestali, delle loro
terre: a Ercilla, nel 1997, il 25% di esse era destinato alle piantagioni di pini,
mentre dieci anni dopo il dato saliva al 40%. Nelle comunità indigene prese in esame,
manca anche l’acqua necessaria al fabbisogno della popolazione, caratterizzata da
un alto tasso di mortalità. Allo studio della Cepal ha contribuito la “Alianza Territorial
Mapuche”, organizzazione che rappresenta circa un milione di persone, protagonista
nel 2010 della simbolica occupazione degli uffici dell’Onu a Santiago, nel corso di
uno sciopero della fame indetto da alcuni detenuti indigeni. (G.M.)