Ancora vittime in Siria. Ban Ki-moon: "Damasco ponga fine alle violenze"
Settimana Santa nel sangue in Siria. Anche ieri circa 40 le vittime causate dai pesanti
bombardamenti dell’esercito di Damasco soprattutto sulla città di Homs, uno dei maggiori
teatri della protesta contro il presidente Assad. Una situazione in cui appare proibitiva
l’applicazione del piano di pace proposto dall’inviato dell’Onu, Kofi Annan. E, mentre
aumentano i profughi in fuga dalle violenze, sulla crisi siriana è intervenuto il
segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. Il servizio di Giancarlo La
Vella:
E sulla
Pasqua che si sta vivendo in Siria, Giancarlo La Vella ha intervistato il nunzio apostolico
a Damasco, mons. Mario Zenari:
R. – Purtroppo
é la seconda Pasqua che si celebra in queste condizioni. Per motivi di sicurezza si
è deciso di limitare il più possibile le cerimonie esterne, ma ciò non toglie che
i riti della Settimana Santa siano celebrati e vissuti anche con maggior intensità,
vista la situazione che si sta vivendo in Siria. Naturalmente ci sono alcuni luoghi
dove questa situazione è ancora più tesa, ad esempio ad Homs, dove sono rimasti due
sacerdoti, mentre molti cristiani se ne sono andati, perché è pericoloso vivere lì.
Questi due sacerdoti mi parlano delle cerimonie che cercano di celebrare con i fedeli
rimasti.
D. - Quale è la loro testimonianza?
R. - Mi ha impressionato
la testimonianza di uno in particolare, il quale mi ha detto che, tutte le domeniche,
cerca di uscire dalla propria abitazione per andare a suonare le campane della cattedrale,
il tutto ovviamente con un certo rischio. Egli aspetta, ma non viene mai nessuno,
perché è davvero molto rischioso partecipare per i cristiani che volessero farlo.
Nonostante questo, però, egli suona lo stesso le campane e si ferma nella cattedrale
a pregare, portando nel proprio cuore anche la preghiera di tutti i cristiani presenti
ad Homs, che non possono essere presenti. C’è un altro fatto che mi ha colpito: qualche
giorno fa il sagrestano mi diceva che bisognerebbe prendere un lungo nastro nero,
con il quale circondare la città di Homs, scrivendo all’interno la parola ‘Calvario’.
La cosa che impressiona è che certi luoghi sono veramente dei calvari per tutte le
persone che ci vivono. Speriamo che questo nastro nero sia presto tolto, per poter
assistere alla speranza, alla gioia ed alla pace della Pasqua.
D. – Un altro
calvario è quello che stanno vivendo le tante persone che fuggono soprattutto verso
la Turchia, per allontanarsi dalle zone dove imperversano le violenze...
R.
– Sì, direi che questo è un po’ il contrario dell’esodo che ha vissuto l’antico popolo
di Israele verso la Terra Promessa. Qui, purtroppo, l’esodo è doloroso, perché si
deve abbandonare la propria terra ed é impressionante vedere tutte queste famiglie
che attraversano la frontiera. E’ una Pasqua che, per certi aspetti, é ancora lontana
dal farsi vedere.
D. – Sul fronte strettamente diplomatico, l’Onu ha accettato
il piano di mediazione proposto dall’inviato Kofi Annan. E’ bene aggrapparsi a questa
soluzione per la fine delle violenze?
R. – Voglio sperare che, da tutte le
parti interessate al conflitto, si voglia veramente agire con molta coscienza e responsabilità.
Faccio appello ad uno sforzo di buona volontà da parte di tutti, perché si avverte
che quest’occasione non deve essere persa. Speriamo che, con la preghiera di tutti,
queste volontà siano rafforzate. (vv)