2012-04-06 10:54:38

Sarajevo commemora l'assedio di 20 anni fa


Sarajevo commemora in questi giorni il ventennale dell’assedio portato alla città dai serbo-bosniaci a partire dal 6 aprile 1992. Nella capitale bosniaca si stanno susseguendo le iniziative per ricordare le oltre 11mila vittime del conflitto. Emanuela Campanile ha intervistato Andrea Rossini, giornalista di Osservatorio Balcani e Caucaso:RealAudioMP3

R. – Tra il 4 e il 6 aprile del ’92, Sarajevo è stata invasa da una serie di manifestazioni per la pace. Il clima, ovviamente, era già difficile a livello regionale: c’erano già stati scontri in Croazia, la gente temeva l’inizio della guerra e manifestava in massa per la pace. Queste manifestazioni sono state attaccate dai cecchini; le prime vittime che sono ricordate sono Suada Dilberovic e Olga Sucic, uccisi mentre manifestavano per la pace, di fronte al Parlamento bosniaco. Così è iniziato questo lungo assedio. Uno degli eventi forse più significativi di questa settimana di “ricordo” che la città dedica, appunto, alla memoria dell’assedio è un concerto sulla via principale di Sarajevo, che è la Via Maresciallo Tito: un concerto per 11.500 sedie vuote, perché tante furono le vittime di quell’assedio. E così la città intende ricordare la loro memoria.

D. – Sarajevo e la Bosnia commemorano. E l’Europa, invece?

R. – L’Europa, direi che è attivamente impegnata nel favorire e nel sostenere il percorso di integrazione del Paese. La Bosnia ed Erzegovina, purtroppo, è uno degli ultimi Stati della regione nel percorso di integrazione europea. La Bosnia ha firmato un accordo di associazione e stabilizzazione con Bruxelles nel 2008, ma non ha ancora presentato la propria candidatura, perché il clima politico del Paese è ancora segnato dalla divisione e dalla incapacità, direi, di rispondere alle aspettative dell’Unione Europea nel percorso di reintegrazione.

D. – Cosa è diventata oggi la Bosnia?

R. – La Bosnia è un Paese fondamentalmente diviso, perché quello che la guerra ha prodotto, si sente ancora oggi: una divisione tra due entità – la Repubblica Serba di Bosnia Eregovina e la Federazione croato-musulmana – con un governo centrale che però è ancora debole, non ha ancora la forza – ad esempio – per portare avanti con decisione il percorso di integrazione europea che rappresenterebbe la svolta, per questo Paese.

D. – Ci sono progetti per ricostruire la bellissima Biblioteca che è un po’ il simbolo di Sarajevo, ma soprattutto di questa guerra, perché è stata una delle prime costruzioni ad essere completamente rasa al suolo …

R. – La distruzione della Biblioteca è stato uno degli eventi più terribili per la città. La Biblioteca è stata fatta oggetto di bombe incendiarie da parte degli assedianti serbo-bosniaci, e purtroppo la ricostruzione della Biblioteca non è stata ancora completata; da un certo punto di vista, non è stata nemmeno ancora avviata con una certa decisione, per problemi di mancanza di risorse – prevalentemente. Ultimamente, c’è stata anche una polemica rispetto alla destinazione di questo bellissimo edificio di epoca austro-ungarica: nel senso che alcuni vorrebbero che diventasse la sede del comune, mentre altri preferirebbero che tornasse ad essere – appunto – la Biblioteca. Diverse associazioni hanno anche avviato una raccolta di libri, a livello internazionale, per cercare di ricostruire il patrimonio che è stato bruciato durante la guerra: il patrimonio della Biblioteca di Sarajevo. (gf)







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