Mali, i Tuareg fermano le operazioni militari. Gli scissionisti di al-Qaeda verso
il Sahel
In Mali, il movimento nazionale di liberazione dell'Azawad (Mnla), importante componente
della ribellione Tuareg, ha proclamato la fine delle operazioni militari nel Nord.
Mentre un gruppo scissionista di al-Qaeda ribadisce la volontà di estendere la propria
azione in tutta la regione del Sahel. Massimiliano Menichetti:
“Allargheremo
le attività del nostro gruppo a tutta la regione del Sahel”. E' quanto ha promesso
il gruppo "Monoteismo e Jihad in Africa Occidentale", il movimento islamico noto per
essere nato da una scissione di al-Qaeda nel Maghreb e per aver rivendicato il sequestro
dell'italiana Rossella Urru. Intanto sul terreno il Movimento nazionale di liberazione
dell'Azawad componente importante della ribellione Tuareg - seguita al golpe militare
che ha destituito il 22 marzo scorzo il presidente Tourè - ha proclamato la fine delle
operazioni militari nel Nord. La decisione, sottolineano, è stata presa “in seguito
alla liberazione completa del territorio del Nord e tenuto conto dell’invito alla
cessazione delle ostilità espresso dalla comunità internazionale”. Il Consiglio di
Sicurezza dell'Onu, ieri, ha condannato duramente il colpo di Stato, affermando di
sostenere le sanzioni economiche e militari imposte dal gruppo dei Paesi dell'Africa
Occidentale, Ecowas. In questo scenario la popolazione, duramente messa alla prova
dalle violenze e della carestia, sta cercando riparo altrove come conferma Alberto
Fascetto cooperante Cisv raggiunto telefonicamente nella capitale Bamako:
R.
- Al Nord, la popolazione sta andando via, c’è un esodo di massa verso la Mauritania
e l’Algeria. Una fuga dalla situazione di guerra e per la penuria di alimenti e di
acqua. Viceversa, le popolazioni che si trovano al limite di quest’area dell’Azawad
e quindi le popolazioni della regione di Mopti si stanno dirigendo nelle regioni limitrofe
a Sud e quindi nella regione di Segou e nella regione di Sikasso.
D. - Come
vive la popolazione questo momento?
R. - Vive ovviamente con molta ansia e
aspetta un intervento dell’Ecowas o delle Nazioni Unite, una’azione forte che possa
fermare quanto sta accadendo o quantomeno limitare i danni.
D. - Sul Mali impattano
anche le sanzioni: nella capitale avete energia elettrica?
R. - Dalle informazioni
che abbiamo le riserve di gasolio stanno per finire e quindi al momento stanno cercando
di limitare l’utilizzo di carburante, visto che le turbine delle centrali vanno proprio
a gasolio. Siamo nella stagione secca ed anche le centrali idroelettriche sono in
difficoltà. Quindi abbiamo luce soltanto dopo cena, dalle 19.00 alle 6.00 del mattino.
D. - Una situazione difficile per la popolazione, anche prima del golpe militare
del 22 marzo…
R. - Le Nazioni Unite, insieme con diverse ong locali, stavano
avviando programmi di intervento per combattere al Nord la situazione di insicurezza
alimentare, che stava diventando ormai insostenibile: purtroppo, però, tutto questo
è stato messo in standby visti gli ultimi avvenimenti che, via via, si sono succeduti.
D.
- Dopo il golpe, i tuareg al Nord e poi anche al-Qaeda: qual è la situazione?
R.
- Al-Qaeda Maghreb non è mai andata via dal Mali: il fatto che i militari abbiano
lasciato il campo libero all’Mnla di muoversi, ha fatto sì che anche al-Qaeda avesse
più libertà di movimento. Nessuno però al momento sa quali sono le vere alleanze che
si stanno creando. (mg)