Iraq: a Kirkuk mons. Sako promuove il dialogo cristiano-islamico
Un incontro fra i leader etnici e religiosi della città per promuovere il dialogo
e il confronto fra fedi e istituzioni diverse: è quanto ha proposto l'arcivescovado
caldeo di Kirkuk in concomitanza con la Settimana Santa, per creare un'occasione di
confronto alla vigilia della Pasqua, l'evento centrale del calendario liturgico cristiano.
All'incontro indetto dall'arcivescovado caldeo di Kirkuk, sotto la guida di mons.
Louis Sako, hanno aderito capi politici, leader di partiti curdi, arabi, turcomanni,
insieme a parlamentari e membri del consiglio municipale, ufficiali di polizia e dell'esercito,
capi religiosi sunniti e sciiti. Erano anche presenti esponenti della società civile,
intellettuali, accademici e professori universitari. L'aula, raccontano i testimoni,
era "gremita di gente". Durante la serata ha preso la parola p. Maroun Atallah, sacerdote
libanese in visita a Kirkuk insieme a un gruppo di fedeli, per celebrare assieme ai
cristiani irakeni la Pasqua. Egli ha parlato dell'esperienza del Libano in un'ottica
di "convivenza e ricostruzione assieme" del Paese. Ha inoltre specificato i punti
in comune, sottolineando che "siamo tutti fratelli, perché creati dallo stesso Dio.
Siamo fratelli - ha aggiunto il sacerdote libanese - perché nati dallo stesso padre
Abramo, siamo tutti figli della stessa terra, patria, abbiamo la stessa cultura".
E ha concluso con una domanda provocatoria: "Perché, dunque, vivere fra confini e
conflitti?". A seguire, un poeta libanese ha decantato i versi di alcuni suoi componimenti,
molto apprezzati dai presenti con grandi applausi. Quindi, la corale della cattedrale
ha intonato alcuni canti e inni. Infine, l'intervento dell'arcivescovo che ha voluto
ringraziare di persona i presenti all'incontro: "Abbiamo tanti problemi - ha affermato
mons. Sako perché abbiamo perso la poesia, l'arte, e ci siamo abituati alle armi".
Torniamo al nostro essere profondo, è l'invito del prelato, e all'origine comune che
"ci permette di vivere in pace". Senza il proposito comune di coesistenza, non sarà
possibile uno sviluppo umano, morale, spirituale ed economico per musulmani, cristiani,
curdi, arabi e turcomanni. "Non ci sarà mai stabilità con la paura e la violenza"
ha spiegato l'arcivescovo, che invita ad usare la ragione per affrontare "le nostre
sfide. Noi cristiani e musulmani - ha concluso mons. Sako - dobbiamo rivedere la nostra
visione e la nostra identità; dobbiamo leggere il presente in profondità e capire
il significato della nostra presenza e della nostra testimonianza". Per questo la
Chiesa caldea, concluse le festività pasquali, organizzerà un forum cui saranno invitate
tutte le componenti della società per "dialogare sul futuro di Kirkuk e analizzare
le grandi sfide in modo saggio e razionale". Tuttavia, nel nord dell'Iraq non accennano
a diminuire le violenze contro le minoranze, vittime di attacchi e persecuzioni: la
sera del 2 aprile un cristiano di 40 anni è stato rapito davanti al suo negozio; finora
non vi sono stati contatti con la famiglia o richieste di riscatto dei suoi sequestratori.
Ieri sera, invece, un giovane yezidi del villaggio di Khattara, poco distante dal
villaggio cristiano di Alqosh è stato ucciso a colpi di pistola. (R.P.)