2012-04-04 16:54:09

Bufera giudiziaria sulla Lega. Napolitano: sui fondi ai partiti occorre trasparenza


Lo scandalo dei fondi della Lega. Sentita in procura a Milano dai magistrati di Napoli Daniela Cantamessa, segretaria di Bossi, convocata come testimone. Nell'inchiesta – ricordiamo- il tesoriere del Carroccio, Francesco Belsito, subito dimessosi, è indagato con altre persone per riciclaggio. ''Chi ha tradito la fiducia dei militanti deve essere cacciato”, commenta Maroni. Intanto è stata sequestrata la documentazione nella cassaforte di Belsito. Secondo i magistrati, i documenti sono utili per l' indagine. In una nota il presidente Napolitano esprime preoccupazione per l’emergere di diversi casi di notevole gravità sulla gestione dei fondi dei partiti. Il Capo dello Stato invoca iniziative parlamentari per favorire la trasparenza. Dopo gli scandali che hanno investito esponenti del Pdl, Pd ed ex Margherita, la “bufera giudiziaria che si è abbattuta sulla Lega” – scrive l’Avvenire - “è un drammatico campanello d’allarme sullo stato di salute dei partiti italiani”. Adriana Masotti ha raccolto il commento di Gian Enrico Rusconi, docente di scienze politiche all’Università di Torino: RealAudioMP3

R. – E’ qualcosa di più che un campanello d’allarme. In realtà è la conferma esplicita, di quello che si sospettava, si diceva: la casta è corrotta – ma in modo generico – adesso vengono fuori degli episodi circostanziati, anche se, ovviamente, tutti sotto le garanzie della giustizia che farà il suo corso. E’ semplicemente la stupefacente conferma del sospetto che circolava da tanto tempo: staremo a vedere, certo, praticamente nessun partito è al di fuori di un sospetto di abuso, di varia natura e poi c’è questa cosa patetica dei tesorieri, come se gli altri non si fossero accorti di niente…

D. – C’è quindi una richiesta di trasparenza, di chiarificazione, c’è urgenza di riforme. Ma si sta muovendo qualcosa in questo senso, a parte qualche accenno su una nuova legge elettorale?

R. – L’aspetto che più ha a che vedere con i fatti di corruzione, spostano il discorso sulle leggi che c’erano - in particolare sui finanziamenti ai partiti – che sono state eluse. E’ stato un errore colossale il principio del finanziamento, c’è stato persino un referendum contro, per poi essere in parte non rispettato. Rimane un problema: se vogliamo mantenere, in qualche modo, il finanziamento pubblico dei partiti – per ragioni anche ideali – occorre, evidentemente, mettere in moto dei meccanismi di controllo, che sono stati o insufficienti o elusi. E questa questione è rimasta fuori da questi contatti che sono in atto da parte dei leader politici, mentre si tratta di una richiesta essenziale. Non so se dipenda da loro tecnicamente ma dovrebbero metterla – se non al primo –tra i primi posti dell’ordine del giorno. L’altro problema è il carattere, un po’ limitato, della riforma politico-partitica; io sono d’accordo con lei: si pensa che tutto possa essere risolto con una modifica della legge elettorale, dando più spazio alle rappresentanze dei cittadini, che scelgono i loro rappresentanti in modo diretto, in modo da non essere più dipendenti dalle costrizioni delle segreterie. Questa è una cosa sacrosanta, ma secondo me c’è un limite, se non un vizio: come se il difetto principale sia la mancanza di rappresentatività, ovvero, che una maggiore rappresentatività risolva il problema; mentre – qui dico una cosa forse politicamente scorretta - una maggiore rappresentatività complica il meccanismo decisionale. Quello che manca – nella riforma di cui si sta parlando – è il principio del rafforzamento di chi deve decidere. Parliamo di questo governo: un governo particolare, un governo strano, un governo tecnico, aggrega perché decide. Lo dico con molta chiarezza: occorre anche porre l’accento sul momento esecutivo, sul momento decisionale. Quindi rappresentanza sì - correggere questa norma che è troppo in mano alle segreterie - ma, ad un certo punto, ci deve essere il momento decisionale. Su questo c’è un’elusione, perché non c’è la cultura politica della decisione, perché si teme sempre la manipolazione dell’altro – per esempio, guai a parlare di presidenzialismo – poi in realtà, abbiamo un governo che è il governo del presidente.

D. –In poche parole meno partiti e più politica?

R. – Sì, più politica, che non vuol dire però quella cattiva politica, fatta di soldi buttati, di corruzione, di sprechi ...

D. – Cosa auspica possa succedere nei prossimi mesi, visto che saremo comunque chiamati a votare dei partiti?

R. – La situazione di incertezza, gli ultimi scandali, hanno un effetto deprimente sull’elettorato: quello che io temo è che ci sia un forte assenteismo, malamente compensato dal moltiplicarsi delle grandi liste. Ogni città ha tante liste, perché ciascuno vuole la sua rappresentanza - ecco il discorso che facevo prima - allora, la combinazione tra il moltiplicarsi di liste particolari e l’assenteismo, è la peggiore delle soluzioni in vista delle grandi elezioni dell’anno prossimo.

D. – Mi riferivo a quelle in particolare ...

R. – Sì, ma c’è di mezzo questa strettoia delle amministrative, un campanello di prova: se per caso i due fenomeni patologici, che ho indicato, dovessero diventare il carattere dominante di queste elezioni, allora dobbiamo darci da fare. Occorre riportare gli elettori ad amare la politica, amare i propri partiti – una cosa impressionante – ecco perché è molto importante l’appuntamento del prossimo mese, però, il tempo che abbiamo davanti per la scadenza di questo strano governo, è abbastanza lungo. Non dimentichiamo poi i vincoli esterni - tutte le sere guardiamo lo spread, guardiamo i mercati – cioè non dimentichiamo il contesto internazionale in cui siamo dentro. (cp)








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