2012-04-03 16:14:33

Violenza e razzismo: l’America si interroga dopo l’uccisione di un giovane di colore


Negli Stati Uniti, è tornato prepotentemente in primo piano il confronto su violenza e razzismo. A innescare il dibattito, che è arrivato fino ad un pronunciamento del presidente Obama, è stata la tragica uccisione di un giovane 17.enne afroamericano, Trayvon Martin, in un sobborgo vicino Orlando, in Florida. Il ragazzo, inerme, è stato ucciso il 26 febbraio scorso con un colpo d’arma da fuoco da un 28.enne latinoamericano, ancora a piede libero, che stava svolgendo attività di vigilanza, autorizzata, nel suo quartiere. Al momento è in corso un’indagine, mentre si moltiplicano le iniziative che chiedono giustizia per Trayvon Martin e la sua famiglia. Alessandro Gisotti ha raccolto la testimonianza di Deborah Stafford Shearer, responsabile dell’ufficio “Giustizia e Protezione” della diocesi di Orlando:RealAudioMP3

R. – We reacted as, I am sure, most communities that heard…
Noi abbiamo reagito come la maggior parte delle comunità che hanno sentito di questa tragedia: è sconvolgente e ne siamo molto preoccupati e rattristati. Ovviamente, tutti noi preghiamo per le famiglie coinvolte, per tutte e due le famiglie. Non conosciamo tutti i dettagli del caso, perché è in fase investigativa. Siamo preoccupati anche per le conseguenze di tutto questo. C’è tanta animosità tra i diversi gruppi razziali, e questo mi provoca un po’ di sconcerto perché in realtà ancora non conosciamo i dettagli di questo caso.

D. – Molti ora dicono che razzismo e discriminazione sono ancora una ferita aperta nella società americana …

R. – I agree with that. I think there is still a strong sense…
Sono d’accordo. Credo che ci sia ancora un forte sottotono, per così dire, di razzismo e di discriminazione. Ma non è direttamente contro la comunità afroamericana. Credo che si rilevi in molte comunità. Quindi, sì, io credo che la discriminazione e un certo senso di razzismo sia piuttosto vivo nel mondo: questa è una delle cose per cui noi preghiamo sempre, e cioè di riuscire a conoscere la gente, stabilire rapporti con le persone e così mettere un freno alla violenza. La violenza nasce quando non si conosce il prossimo e quando non ci si interessa al prossimo.

D. – Qual è il contributo della comunità cattolica nella riconciliazione tra le diverse comunità razziali?

R. – In our diocese, we have made a great effort over the last few years…
Nella nostra diocesi abbiamo, negli ultimi anni, compiuto un grande sforzo per coordinare la preghiera con la comunità interreligiosa. Cerchiamo di portare insieme gruppi con diverse tradizioni religiose, gruppi etnici diversi, cerchiamo di riunire le Chiese afroamericane e Chiese di altre denominazioni, preghiamo insieme per la pace. Nel 1994, i vescovi cattolici statunitensi scrissero una lettera pastorale dal titolo: “Confronting a culture of violence” (“Confrontare una cultura della violenza”), nella quale si trattano proprio questi argomenti: l’odio, l’incomprensione… E’ qualcosa che non è scomparso. Noi continuiamo a lavorare con grande impegno – i nostri vescovi, la nostra Chiesa e la nostra comunità – per costruire una migliore comprensione e attenzione al prossimo. (gf)







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