Violenza e razzismo: l’America si interroga dopo l’uccisione di un giovane di colore
Negli Stati Uniti, è tornato prepotentemente in primo piano il confronto su violenza
e razzismo. A innescare il dibattito, che è arrivato fino ad un pronunciamento del
presidente Obama, è stata la tragica uccisione di un giovane 17.enne afroamericano,
Trayvon Martin, in un sobborgo vicino Orlando, in Florida. Il ragazzo, inerme, è stato
ucciso il 26 febbraio scorso con un colpo d’arma da fuoco da un 28.enne latinoamericano,
ancora a piede libero, che stava svolgendo attività di vigilanza, autorizzata, nel
suo quartiere. Al momento è in corso un’indagine, mentre si moltiplicano le iniziative
che chiedono giustizia per Trayvon Martin e la sua famiglia. Alessandro Gisotti
ha raccolto la testimonianza di Deborah Stafford Shearer, responsabile dell’ufficio
“Giustizia e Protezione” della diocesi di Orlando:
R. – We reacted
as, I am sure, most communities that heard… Noi abbiamo reagito come la maggior
parte delle comunità che hanno sentito di questa tragedia: è sconvolgente e ne siamo
molto preoccupati e rattristati. Ovviamente, tutti noi preghiamo per le famiglie coinvolte,
per tutte e due le famiglie. Non conosciamo tutti i dettagli del caso, perché è in
fase investigativa. Siamo preoccupati anche per le conseguenze di tutto questo. C’è
tanta animosità tra i diversi gruppi razziali, e questo mi provoca un po’ di sconcerto
perché in realtà ancora non conosciamo i dettagli di questo caso.
D. – Molti
ora dicono che razzismo e discriminazione sono ancora una ferita aperta nella società
americana …
R. – I agree with that. I think there is still a strong sense… Sono
d’accordo. Credo che ci sia ancora un forte sottotono, per così dire, di razzismo
e di discriminazione. Ma non è direttamente contro la comunità afroamericana. Credo
che si rilevi in molte comunità. Quindi, sì, io credo che la discriminazione e un
certo senso di razzismo sia piuttosto vivo nel mondo: questa è una delle cose per
cui noi preghiamo sempre, e cioè di riuscire a conoscere la gente, stabilire rapporti
con le persone e così mettere un freno alla violenza. La violenza nasce quando non
si conosce il prossimo e quando non ci si interessa al prossimo.
D. – Qual
è il contributo della comunità cattolica nella riconciliazione tra le diverse comunità
razziali?
R. – In our diocese, we have made a great effort over the last few
years… Nella nostra diocesi abbiamo, negli ultimi anni, compiuto un grande sforzo
per coordinare la preghiera con la comunità interreligiosa. Cerchiamo di portare insieme
gruppi con diverse tradizioni religiose, gruppi etnici diversi, cerchiamo di riunire
le Chiese afroamericane e Chiese di altre denominazioni, preghiamo insieme per la
pace. Nel 1994, i vescovi cattolici statunitensi scrissero una lettera pastorale dal
titolo: “Confronting a culture of violence” (“Confrontare una cultura della violenza”),
nella quale si trattano proprio questi argomenti: l’odio, l’incomprensione… E’ qualcosa
che non è scomparso. Noi continuiamo a lavorare con grande impegno – i nostri vescovi,
la nostra Chiesa e la nostra comunità – per costruire una migliore comprensione e
attenzione al prossimo. (gf)