Settimana Santa. Il Papa: Gesù ama il Padre fino alla fine e così redime l’umanità
Benedetto XVI terrà domani l’udienza generale in Piazza San Pietro alla vigilia del
Giovedì Santo. Tradizionalmente, il Papa dedica la catechesi dell’udienza del Mercoledì
Santo ai momenti forti del Triduo Pasquale. Alessandro Gisotti ripropone nel
suo servizio alcune riflessioni degli anni passati:
Essere fedele
al Padre: durante tutta la sua vita, sottolinea Benedetto XVI, questo è stato il criterio
“che ha guidato ogni scelta di Gesù”. Una “volontà di amare il Padre” che si manifesta
in modo straordinario nei giorni della sua Passione, morte e Risurrezione. Il Triduo
Pasquale, cuore dell’Anno liturgico, inizia con la Memoria dell’Ultima Cena, con il
dono dell’Eucaristia inscindibilmente legato con il dono di Sé sulla Croce:
“Pronunciando
la benedizione sul pane e suo vino, Egli anticipa il sacrificio della Croce e manifesta
l’intenzione di perpetuare la sua presenza in mezzo ai discepoli: sotto le specie
del pane e del vino, Egli si rende presente in modo reale col suo corpo donato e col
suo sangue versato”. (Udienza generale, 20 aprile 2011)
Il Papa rammenta,
dunque, come quegli stessi discepoli che vivono con Gesù un momento così forte di
comunione nel Cenacolo, poco dopo lo lascino solo nell’Orto del Getsemani:
“Vediamo
come i discepoli hanno dormito, lasciando solo il Signore. Anche oggi spesso dormiamo,
noi suoi discepoli. In questa notte sacra del Getsemani, vogliamo essere vigilanti,
non vogliamo lasciar solo il Signore in questa ora”. (Udienza generale, 4 aprile 2007)
Anche
oggi, avverte il Papa, dobbiamo guardarci da questa sonnolenza che è invero “insensibilità
dell’anima” per “la presenza di Dio”. Una insensibilità che non ci fa vedere la forza
del male perché disturberebbe la “strada della nostra comodità”. Gesù, afferma il
Pontefice, è turbato nell’ora dell’agonia. “E’ – ribadisce – terrorizzato davanti
a questa realtà che percepisce in tutta la sua crudeltà”: la sua “volontà sarebbe
non bere il calice”, ma la sua volontà è subordinata a quella del Padre. E così in
“questa trasformazione del no in sì”, “Egli trasforma l’umanità e ci redime”. Ecco
allora che la morte in Croce…
“...che, per sua natura, è la fine, la distruzione
di ogni relazione, viene da lui resa atto di comunicazione di sé, strumento di salvezza
e proclamazione della vittoria dell’amore”. (Udienza generale, 31 marzo 2010)
Quell’amore
che riesce a illuminare anche l’ombra oscura del Golgota. Il Papa, come già Giovanni
Crisostomo, esorta a guardare Gesù “con gli occhi del cuore”. E, dopo il Mistero del
Venerdì Santo, invita i fedeli a raccogliersi in silenzio nell’attesa della Risurrezione
del Signore:
“Il Sabato Santo è giorno in cui la liturgia tace, il giorno
del grande silenzio, ed i cristiani sono invitati a custodire un interiore raccoglimento.
E nell’inflazione delle parole che vediamo e viviamo oggi, è un giorno così necessario
il giorno del silenzio”. (Udienza generale, 4 aprile 2007)