Libia: ancora migliaia di sfollati a sei mesi dalla fine del conflitto
In Libia, a fine marzo, c’erano ancora circa 75 mila sfollati interni. Lo ha riferito
l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Acnur) al termine di una ricerca condotta
in diverse zone del Paese. Gli sfollati – secondo quanto riporta l’agenzia Misna -
vivono in generale in campi allestiti nelle grandi città oppure sono ospiti di strutture
gestite da organizzazioni non governative. La concentrazione più alta si ha a Tripoli
con oltre 14.000 persone, quindi seguono Bengasi e Sirte. Il rapporto ha dedicato
particolare attenzione nell’individuare i movimenti dei cittadini originari di Tawergha.
Si tratta di una cittadina a pochi chilometri da Misurata, conquistata ad agosto dagli
uomini del Consiglio Nazionale di Transizione. Come aveva riferito alcuni mesi fa
l’Organizzazione non governativa statunitense Human Rights Watch, la città, che prima
della guerra contava 30.000 abitanti circa – in gran parte di pelle scura per motivi
legati alla sua storia e al fatto di essere stata in passato un centro collegato alla
tratta degli schiavi – è stata abbandonata, molti abitanti sono stati uccisi, una
parte saccheggiata e distrutta per il presunto sostegno dato a Muammar Gheddafi. Gli
abitanti sono ora costretti a vivere in diversi campi profughi. L’Acnur ha anche sottolineato
la delicata situazione in cui trovano centinaia di migranti originari da Paesi dell’Africa
sub-sahariana. Una parte di questi a marzo ha tentato la traversata del Mediterraneo
in direzione dell’Italia. Almeno cinque imbarcazioni con 300 persone a bordo, molti
somali, si sono messe in navigazione verso nord: tre sono state soccorse dalle autorità
italiane, una da Malta e una dalla Tunisia. (E.B.)