Mons. Dal Toso rientrato dalla Siria dove ha portato gli aiuti del Papa
Il Pontificio Consiglio Cor Unum, l’organismo caritativo del Papa, ha donato 100 mila
dollari alla Chiesa siriana, per aiutare la popolazione colpita dalla guerra civile.
Sabato scorso, il segretario di Cor Unum mons. Giampietro Dal Toso, è giunto
nel Paese per consegnare il dono di Benedetto XVI ai rappresentanti della Chiesa locale.
Appena rientrato da Damasco, Roberto Piermarini ha chiesto all'inviato papale
a cosa risponde questa donazione del Papa per il popolo siriano:
R. – Il Santo
Padre ha voluto fare un gesto, in questa situazione particolarmente speciale di conflitto
con le conseguenze che ogni conflitto porta con sé; un gesto speciale della sua attenzione
a quanti in Siria, oggi, stanno soffrendo. Il Santo Padre, quindi, intendeva dare
prima di tutto un segno della sua vicinanza alla popolazione siriana, e in particolare
ai cristiani che sono in Siria, e anche cercare di sostenere l’attività che la Chiesa
in Siria sta svolgendo adesso a favore degli sfollati, dei profughi e delle persone
che sono in situazione di necessità.
D. – A chi è stata consegnata l’offerta?
R.
– Io ho consegnato l’offerta al Patriarca greco-cattolico melkita Gregorio III, a
Damasco, ed erano presenti alcuni vescovi rappresentanti di tutti i riti della Siria.
D.
– Quali aiuti sta dando la Caritas di Damasco?
R. – Anzitutto, è una Caritas-Siria
che si è mobilitata fortemente, che ha sviluppato alcuni progetti sostanzialmente
su tre ambiti: Homs, Aleppo e Damasco. Ed è un’azione di supporto per gli sfollati
e per i profughi che consiste anche in aiuti in generi di prima necessità, nell’accoglienza,
nell’aiuto alle famiglie che accolgono i profughi ed è un programma abbastanza vasto
di alcune centinaia di migliaia di euro, supportato peraltro anche da alcuni organismi
cattolici nazionali e internazionali come, per esempio, alcune Caritas europee o Crs
(Catholic Relief Services) degli Stati Uniti oppure anche Kirche in Not (Aiuto alla
Chiesa che soffre), da quanto ci risulta. Evidentemente, l’aiuto che la Chiesa offre
è un aiuto destinato a tutta la popolazione, senza riguardo all’appartenenza religiosa.
Devo dire che mi è stato confermato nel corso di questa visita che c’è stato, in questo
frangente, un aiuto reciproco, sia da parte dei musulmani verso i cristiani sia da
parte dei cristiani verso i musulmani e questo è sempre un segno positivo. Devo dire
anche che la minoranza cristiana in Siria è molto stimata e riconosciuta.
D.
– Anche la Caritas-Libano, da quanto abbiamo notizia, è molto attiva per i profughi
che giungono dalla Siria …
R. – Sì: ci sono profughi soprattutto nella Valle
della Bekaa, che sono arrivati dopo questa situazione di conflitto, e la Caritas-Libano
si sta muovendo da più di tre settimane per dare un aiuto a loro e alle famiglie che
li accolgono. Non dimentichiamo che molte volte i profughi entrano nelle famiglie
di parenti e amici, e quindi è importante sostenere questa rete familiare nell’accoglienza.
D.
– Dagli incontri avuti con i rappresentanti della Chiesa siriana, quale idea si è
fatto della drammatica realtà della Siria?
R. – La prima cosa è che ovviamente
la Chiesa partecipa da vicino a questi avvenimenti, e l’aiuto che la Chiesa offre
in ambito caritativo è il segno di questa presenza, di questa vicinanza, del suo vivere
insieme al popolo siriano e alle sue sofferenze. Teniamo anche presente che si tratta
di un conflitto politico, che quindi non ha a che fare direttamente con la Chiesa
o con i cristiani. Si tratta di un movimento popolare che vuole implementare delle
riforme e si tratta anche, da parte del governo, di concessioni che sono state fatte
e come sempre, in questo percorso, la Chiesa – a partire dal Santo Padre – esorta
a far sì che questo processo si svolga senza violenze, perché la violenza non porta
da nessuna parte. (gf)