2012-04-02 12:33:25

Integrare le minoranze in Europa: intervista con Viviane Reding


Conclusa nei giorni scorsi la missione in Italia del vicepresidente della Commissione Europea e commissario per i diritti fondamentali e la cittadinanza, Viviane Reding. Al centro dei colloqui istituzionali, i recenti casi di estremismo e intolleranza accaduti in Francia, Germania e Norvegia e le politiche di integrazione delle minoranze dei singoli Stati. Federico Piana l’ha intervistata:RealAudioMP3

R. – Well, you known that the Commission rejects all forms…
Lei sa che la Commissione rifiuta ogni forma di terrore e di estremismo violento, e di questo abbiamo visto molto: l’abbiamo visto in Germania, recentemente con il terrorismo nazista, l’abbiamo visto in Norvegia quando un folle ha ucciso dozzine di giovani, abbiamo visto nei giorni scorsi le aggressioni di Tolosa e di Montauban… Tutto questo è per noi motivo di grande preoccupazione. Il recente rapporto sul terrorismo di Europol conferma che tendenzialmente individui “soli” sono coinvolti in attacchi terroristici, e ovviamente è più difficile individuare individui soli perché non sono strutturati, perché non sono gruppi. Quindi, il processo per comprenderli è piuttosto complesso. Ma siamo fortemente preoccupati per l’ispirazione ideologica di questi individui: spesso le idee politiche di movimenti populisti nell’Unione Europea sono indirettamente responsabili degli attacchi terroristici. Sono l’ossigeno per queste persone, e rappresentano le condizioni per essere accettati e per punti di vista estremi. Penso che dobbiamo contrastare questi movimenti populisti estremi.

D. – I singoli Stati e le istituzioni europee quali misure concrete debbono mettere in atto per tentare di arginare in maniera efficace questi fenomeni?

R. – It is of course responsibility of the member state...
Ovviamente, la responsabilità è dello stesso Stato membro. Noi abbiamo qualche difficoltà con gli strumenti tradizionali per l’applicazione della legge, perché questi non sono mai stati adeguati all’estremismo e alle ideologie che lo sostengono. Anche le esperienze nei diversi Stati membri sono ampie e molto diversificate tra loro: alcuni Stati membri hanno sviluppato strategie e piani d’azione, mentre altri hanno appena iniziato a riflettere su questo problema. Questo è il motivo per cui Europa ha voluto aiutare gli Stati membri lanciando, nel settembre scorso, la “Radicalisation awareness network” (Rete per la consapevolezza della radicalizzazione), al fine di supportare gli Stati membri a livello locale. Aiutiamo i capi delle comunità, gli insegnanti, la polizia, le vittime e le associazioni che sono nella posizione migliore per comprendere quello che la gente pensa di come questi gruppi vengono a formarsi. Sono i professionisti quelli che vogliamo aiutare con questa "Rete di consapevolezza".

D. – Secondo lei, che relazione c’è fra le attuali politiche europee dei singoli Stati per l’integrazione delle minoranze e l’impennata di casi di intolleranza e di estremismo?

R. – Well, it is not possible to draw a very clear link…
Non è possibile stabilire un collegamento chiaro tra la radicalizzazione violenta di individui e il più ampio problema dell’integrazione dei migranti. E questo non lo dico come una giustificazione, ma perché veramente sono convinta che per quanto riguarda l’integrazione degli immigrati tutti noi – Stati membri ed Europa – non stiamo facendo tutto quello che potremmo. L’integrazione dei migranti in Europa è una faccenda che non ha avuto un grande successo: sappiamo che si tratta di un’impresa a lungo termine, che è un processo che coinvolge molte dimensioni e che tutti devono collaborare: i migranti, i cittadini, le società locali. L’anno scorso, la Commissione ha adottato un’agenda europea per l’integrazione di persone provenienti da un Paese terzo, aiutando con corsi di lingua, facilitando l’accesso al lavoro e l’accesso all’istruzione, ed edificando la capacità socio-economica, al fine di supportare le società fondamentali ed anche i nuovi membri nella loro integrazione in queste stesse società. (gf)







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