Honduras: 60 famiglie devono seppellire i loro cari, periti nel rogo di Comayagua
Ci sono ancora 60 famiglie in Honduras che aspettano di dare giusta sepoltura ai propri
cari, morti nell’incendio divampato la notte del 15 febbraio nel carcere di Comayagua.
Come riporta l’agenzia Fides, “Sono ormai più di 45 giorni che il mondo ha conosciuto
Comayagua non per la sua bella e ricca storia ma per le lacrime di centinaia di famiglie,
vittime di un sistema carcerario vergognoso e disumano”; sistema che le ha portate
alla disperazione anche “perché la consegna dei corpi carbonizzati è stata fatta in
modo lento e con ritardi” e manca una “tecnologia appropriata per il riconoscimento
dei cadaveri”. Il comitato di coordinamento delle famiglie delle vittime ha organizzato
così una giornata di preghiera rinnovando la richiesta, attraverso un comunicato,
di chiarire i fatti. “Chiediamo che lo Stato dell’Honduras acceleri il processo per
riconoscere i nostri morti" si legge nella dichiarazione. Il documento chiede alla
Commissione per i diritti umani del Paese l’impegno nella difesa di quelli delle vittime,
dei prigionieri e delle famiglie. Il complesso sportivo dell’istituto “Leon Alvarado”
di Comayagua si è riempito, nel silenzio, di tante persone giunte lì con candele e
fotografie dei loro cari. Fissando lo sguardo sulla croce hanno ripetuto più volte
“Giustizia, pace e amore”, le tre parole scritte sul murale che occupa una parete
del centro sportivo, raffigurante la Vergine di Suyapa. (G.M.)