Lotta all’evasione fiscale e investimenti dall’estero in Italia. Il governo Monti
prosegue sulla strada già tracciata delle riforme, anche se il grande ostacolo da
superare resta quello della recessione che è tornata a colpire il Paese e che si annuncia
duratura. Sulle conseguenze che questa congiuntura scarica sul mercato del lavoro,
Stefano Leszczynski ha intervistato Giorgio Santini, Segretario generale
aggiunto della Cisl.
R. – Innanzitutto,
noi abbiamo già chiesto che tutti gli ammortizzatori sociali che ci sono, rimangano
per il 2012 - ed anche per il 2013 - perché con la recessione, come sappiamo benissimo,
ci sarà un contraccolpo sul piano dell’utilizzo della cassa integrazione, che aumenterà,
dobbiamo quindi esser preparati a questo. Invece, sul piano delle politiche - a maggior
ragione con la recessione – il governo, le istituzioni, le regioni devono fare di
più sul versante della crescita, perché purtroppo facciamo poco. In molte aree del
Paese, abbiamo risorse che non vengono spese - nelle infrastrutture, nei comuni, nei
territori - per rimettere l’economia in moto, in attesa che ci sia una ripresa, che
faccia ripartire anche gli altri investimenti e le altre attività. Bisogna intervenire
subito con provvedimenti, anche sul credito, perché il tema della liquidità, del sostegno
delle imprese sul credito, è assolutamente l’altra faccia sul quale le banche purtroppo
sono state troppo reticenti: tengono i soldi che hanno avuto dalla BCE, per comprare
i titoli e non li danno alle imprese per investire e per fare economia, questo danneggia
complessivamente il Paese.
D. – Ci sono anche delle ricadute, umane e sociali,
molto forti. Abbiamo visto molti imprenditori che si sono tolti la vita, perché con
le spalle al muro. Questo che segnale è per il Paese?
R. – E’ un segnale che
la disperazione, purtroppo, è una cattivissima consigliera: gesti drammatici che scioccano
e creano un trauma forte, nelle famiglie e nelle comunità. E’ il lato più oscuro di
una situazione che – come dicevo – va affrontata, innanzitutto, tutelando le persone
sul piano sociale, sul piano del sostegno al reddito, per ridare fiato a chi investe,
a chi deve investire, a chi fa occupazione, a chi deve costruire, perché se non facciamo
questo sicuramente l’economia non riparte.
D. – Si ha un po’ l’impressione
che tutte le misure prese per contrastare la crisi, tuttavia, sono un po’ slegate
da quella che è la realtà dei vari territori. La gente ha poco riscontro immediato
...
R. – Il governo è stato efficace nel lato del controllo rigido, dei tagli
alla spesa e anche nell’aumentare l’imposizione fiscale; adesso deve essere altrettanto
efficace nel fare politiche che aiutino la crescita e lo sviluppo. Tra le altre cose,
diciamo, che è tempo di una politica fiscale diversa: le famiglie di lavoratori e
pensionati – che pagano il 90% del Fisco – non ce la fanno più; vediamo che sono crollati
al 3% in meno anche i consumi essenziali. Bisogna quindi fare una politica di insieme,
che faccia tutti i controlli del bilancio, ma sia in grado anche di attivare risorse
per la crescita e la riduzione delle imposte.
D. – Cosa si sente di dire direttamente
a tutti quei lavoratori che sono in grave difficoltà, e spesso in uno sconforto terribile
...
R. – Che, per quanto riguarda il sindacato, faremo di tutto per stargli
vicino, per dargli risposte possibili sul piano dei redditi e poi faremo di tutto
per costruire quel clima di forte collaborazione, di forte tensione anche etica e
morale, oltre che pratica, perché tutte le istituzioni – a partire dal governo – operino
per dare risposte concrete a questa grave situazione. (cp)