Dialogo e non violenza: così mons. Fitzgerald alla Conferenza a Istanbul sulla Siria
Rinnovo l'appello di Papa Benedetto XVI al popolo siriano “perchè si dia priorità
alla via del dialogo, della riconciliazione e dell'impegno per la pace”: così mons.
Michael Fitzgerald, nunzio al Cairo e osservatore per la Santa Sede presso La Lega
Araba, nella sua dichiarazione oggi a Istanbul alla “Seconda conferenza del gruppo
di amici della Siria”. La conferenza ha riunito i rappresentanti di oltre 70 Paesi
che chiedono la fine della repressione del dissenso da parte del governo di Damasco.
Ai lavori ha preso parte anche il Segretario generale della Lega araba, Nabil al-Arabi,
che ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell’Onu di “prendere una decisione vincolante”
che preveda ogni azione necessaria per ristabilire la pace. E il presidente turco
Erdogan che ha messo in guardia dal pericolo che il governo di Assad possa sfruttare
il piano di pace dell'inviato Onu Kofi Annan, come un “pretesto per guadagnare tempo”.
Suonano invece come un ultimatum le parole del segretario di Stato Usa Clinton: “Basta
uccidere i vostri cittadini o ci saranno serie conseguenze”. Intanto sul terreno non
si fermano i combattimenti: nell'est sono morti cinque ribelli e quattro soldati e
un civile è rimasto ucciso a Quriyeh, nella provincia di Deir Ezzor. Inoltre solo
ieri 34 persone hanno perso la vita in diverse località del Paese. E di “aumento indiscriminato
della violenza” parla proprio mons. Michael Fitzgerald, evidenziando “l’uso indiscriminato
della forza che non ha risparmiato le zone abitate, causando la perdita di vite umane
tra i civili”. Quello che deve essere evitato a tutti i costi – sostiene il nunzio
– “è la logica della violenza che genera nuova violenza”. Secondo l’Osservatore per
la Santa Sede presso La Lega Araba, non meno importante è l’impegno che va dedicato
all’aiuto umanitario: “Deve essere garantito l'accesso immediato senza limiti a tutte
le persone nel bisogno. A tal fine è necessaria la cooperazione con le organizzazioni
umanitarie, sia locali che internazionali”. "I siriani - sottolinea mons. Fitzgerald
– condividono gli stessi valori comuni di dignità e giustizia senza distinzione di
fede o etnia ed è importante che il popolo siriano non perda di vista questo patrimonio
nel tentativo di soddisfare le legittime aspirazioni dei vari membri della nazione”.
In tale contesto – aggiunge - il rispetto per tutti i luoghi di culto assume un grande
significato. La Siria, non meno di qualsiasi altra nazione, è un membro della famiglia
delle nazioni – sottolinea il prelato - e dunque “la comunità internazionale ha
il diritto di essere preoccupata per la pace e la stabilità della regione”. (M.G.)