Haiti: i Gesuiti denunciano la tratta di migranti e incendi dolosi
A febbraio 3353 haitiani, tra cui 1032 donne e 345 bambini, sono stati vittima della
tratta di migranti alla frontiera settentrionale fra Haiti e la Repubblica Dominicana:
a denunciarlo è l’ufficio del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (Jrs) di Ouanaminthe
(Haiti) che lancia l’allerta sull’aumento del fenomeno. Fra i trafficanti - riferisce
l'agenzia Misna - ci sono anche donne che si spacciano per le madri di neonati vittime
della tratta di cui i genitori hanno perso le tracce. Sempre più spesso vengono inoltre
utilizzate le località di confine di Mechor e Capotile, prive di controlli da parte
delle autorità di entrambi i Paesi. La crescita della tratta alla frontiera nord si
deve in parte alla chiusura, un anno fa, del vecchio ponte di confine decisa da Santo
Domingo, tra le proteste di Port-au-Prince. La Commissione dei diritti umani della
zona nord della Repubblica Dominicana ha avvertito a più riprese che il Paese rischia
sanzioni internazionali se non porrà un freno al traffico di esseri umani. Inoltre
- riporta l'agenzia Fides - il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati ha pubblicato
la denuncia di un “Collettivo” che riunisce alcune organizzazioni della società civile
di Haiti su quanto successo lo scorso 24 marzo: una serie di incendi "sospetti" in
alcuni campi per gli sfollati della capitale haitiana, Port au Prince. Dietro agli
incendi ci sarebbero alcuni proprietari dei terreni su cui sono stati allestiti i
campi per gli sfollati (tendopoli) dopo il terremoto del 12 gennaio 2010, che intendevano
allontanare le persone sfollate. (R.P.)