Siria, le ipotesi per chiudere la crisi. L'esperta: sarà un iter molto difficile
Dopo il "sì" di Damasco al piano di pace delle Nazioni Unite, l’inviato Onu e Lega
Araba, Kofi Annan, riferirà lunedì al Consiglio di sicurezza sulla sua missione per
mettere fine al conflitto. In queste ore, si discute di Siria anche a Baghdad dove
si sta tenendo il vertice della Lega Araba e in Iran dove è arrivato il premier Turco
Erdoghan. Stefano Lesczczynski ha raccolto il commento di Maria Grazia Enardu,
docente di Relazioni internazionali all'Università di Firenze:
R. – E’ un dato
positivo, perché permetterà ad alcune persone di essere evacuate e curate. Ma il regime
di Assad sta semplicemente provando anche questo: a comprare tempo e a perdere tempo.
D. – Qual è la strategia che i Paesi limitrofi, in particolare i Paesi arabi,
stanno cercando di adottare nei confronti della Siria?
R. – Il problema della
Siria è che è un Paese letteralmente incastonato tra tre Paesi arabi – Iraq, Libano
e Giordania – un Paese non arabo come la Turchia e un altro Paese non arabo come Israele.
Non si può trovare un accordo, perché il collasso della Siria, che sarà inevitabile
e lungo, porterà disordine. Nessuno è in grado di decidere o di discutere efficacemente,
perché toccherebbe interessi che non ha intenzione di toccare.
D. – Sempre
più intensi sono i contatti tra le formazioni dell’opposizione, Assad e i membri della
comunità internazionale. Tuttavia, l’unico punto che non è contenuto nel piano di
Kofi Annan è proprio quello delle dimissioni del presidente...
R. – Il problema
delle dimissioni di Assad è che è una questione puramente teorica. Non è lui che si
deve dimettere, ma il regime. Lui è sostenuto da una minoranza alla guida – che in
qualche modo è solidale – e da parte dei sunniti che sono stati solidali con gli Assad
per 40 anni: gente che è disposta a combattere alla morte, anche perché sa che una
volta crollato il regime, le vendette incrociate sarebbero terribili. E’ gente che
non si arrenderà.
D. – In sostanza, alla fine, come bisogna considerare questo
piano delle Nazioni Unite?
R. – Il conflitto andrà avanti. Il fatto, però,
che Kofi Annan riesca a parlare in vario modo con tutti i soggetti – non dimentichiamo
la Cina e la Russia – è già un passo avanti. Ma se tutti insieme, i grossi attori
della scena, non decidono di chiudere il regime di Assad in un vicolo assolutamente
cieco, in Siria si continuerà a combattere finché saranno stravolti. (ap)