Settimana europea per la Vita: ribadito il "no" all'aborto
Terzo appuntamento con la “Settimana per la vita”, organizzata da alcuni gruppi parlamentari
europei, dalla Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea), con il
supporto del Parlamento Ue a Bruxelles. Oggi si parla di cellule staminali e del programma
di ricerca Horizon 2020, mentre ieri - riferisce l'agenzia Sir - l’attenzione si è
focalizzata sulla “salute sessuale e riproduttiva”, soprattutto in relazione ai Paesi
in via di sviluppo. “Ambigue”, secondo l’eurodeputato Konrad Szymanski, sono le politiche
europee in questo settore. Il problema “risiede nella definizione di diritto riproduttivo”
che fu delineato nel corso della Conferenza del Cairo del 1994 e nella quarta Conferenza
mondiale sulle donne, tenutasi a Pechino nel 1995. Ne emerge che il concetto così
espresso “è soggetto a molteplici interpretazioni”. Per questo motivo Jose Ramos Ascencão,
a nome del Gruppo sulla bioetica della Comece, ha richiesto con forza che il Parlamento
europeo “si astenga da utilizzare tali termini nei documenti ufficiali dell’Ue e che
anzi si dovrebbe votare contro il suo uso e se questo non fosse possibile occorre
assicurarsi che sia chiaramente esclusa la pratica dell’aborto”. Sophia Kuby, di “European
Dignity Watch”, ha poi presentato il rapporto intitolato “Il finanziamento dell’aborto
attraverso aiuti comunitari allo sviluppo”. Ma cosa succede nei Paesi in via di sviluppo
quando si parla di “salute sessuale e riproduttiva”? Il problema, secondo Theresa
Okafor (Ceo, Life League, Nigeria), è che “in Africa si celano interessi economici
dietro la volontà di limitare l’aumento dei tassi di natalità”. L’esperta ha ricordato
che originariamente l’Europa, “attraverso il pensiero cristiano, ha fornito un impulso
fondamentale alla cultura della vita”. In questo modo è stato possibile debellare
la schiavitù, il razzismo e altri crimini contro l’umanità. “La situazione si è poi
capovolta e si è sviluppato un nuovo pensiero, basato sulla decostruzione radicale
della fede, della famiglia tradizionale, della morale, in modo subdolo, impregnando
la cultura africana di ambiguità”. In Africa c’è bisogno - ha sostenuto la relatrice
durante la sessione di lavori della Week for Life - di investire nella cultura, nell’educazione,
nella riduzione della povertà e delle malattie come la tubercolosi. “Ma soprattutto
- ha concluso la Okafor - bisogna restituire alla famiglia il ruolo di vera unità
di base della società”. Il dibattito ha visto la partecipazione di vari eurodeputati.
Fra questi, Anna Zaborska ha suggerito di “tornare a prendere in mano i San Jose Articles”,
il documento internazionale del 2011 che riafferma il diritto alla vita. Infine, l’eurodeputata
ha ringraziato la Comece “per il supporto fornito nell’organizzazione di questa iniziativa”
e per aver voluto affrontare “una tematica ancora così controversa”. (R.P.)