Asia: mons. Machado al Forum internazionale di Azione Cattolica
Si conclude questa domenica nella diocesi di Loikaw, in Myanmar, dove è in corso il
VI Congresso nazionale dei giovani cattolici birmani, il primo incontro continentale
in Asia del Forum internazionale di Azione cattolica (Fiac). L’incontro è iniziato
il 23 marzo a Bangkok, in Thailandia, con al centro due temi: la preparazione della
VI Assemblea ordinaria del Fiac che si svolgerà a Iasi (Romania) dal 22 al 26 agosto
prossimi e la celebrazione dei 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II che
Benedetto XVI ha posto all’inizio dell’Anno della Fede l’11 ottobre prossimo. Proprio
al ruolo dei laici nella Chiesa a partire dal Concilio fino al Magistero di Benedetto
XVI e ai tratti che ne caratterizzano l’operato in Asia è stata dedicata l’apertura
dei lavori alla quale è intervenuto, tra gli altri, mons. Felix Machado, vescovo
di Vasai, in India con una relazione intitolata “L’evangelizzazione in Asia nel III
millennio: sfide e proposte per il continente e per il mondo”. Nel suo intervento
ripreso dall’agenzia Ucan il presule indiano ha indicato nel disarmo, nel dialogo
con le altre religioni e nell’inculturazione le tre principali priorità della Chiesa
in Asia oggi. “È imperativo per noi impegnarci per un disarmo generale e totale attraverso
la promozione della cultura della pace”, ha affermato, evidenziando lo stretto nesso
tra spese militari e sviluppo umano, che, se manca, genera “frustrazione che, a sua
volta, spinge soprattutto i giovani ad attività terroristiche”. Mons. Machado si è
quindi soffermato sui pericoli del fondamentalismo, con il suo rifiuto di “distinguere
il sacro dal profano”. All’origine di questo fenomeno, ha osservato, vi è la “paura
dei drammatici cambiamenti culturali oggi in atto” combinata con “la frustrazione
per la perdita di una presunta ‘purezza’ e ‘autenticità’ originale” della propria
religione. Ma ad alimentare il fondamentalismo contribuiscono anche le pressioni della
cultura consumistica globalizzata e del laicismo che vogliono relegare la religione
alla sfera privata. Non di rado, infatti, queste pressioni – ha osservato il presule
– suscitano resistenze che assumono la forma di una “rivendicazione militante dei
propri valori e della propria identità religiosa”. Di qui l’appello ai fedeli laici
a concentrare il proprio impegno sulla testimonianza, la promozione della dignità
umana, la collaborazione interreligiosa e l’inculturazione per diffondere il messaggio
cristiano. Testimoniare la propria fede – ha puntualizzato - non significa avere “un
atteggiamento anonimo, ambiguo, mediocre o passivo”: nei contesti sociali in cui l’annuncio
del Vangelo è spesso impossibile e “in un mondo in cui il male è diventato endemico
e si è istituzionalizzato” c’è bisogno “di una condotta di vita rispettosa e sobria”,
“distaccata dai beni materiali” e “libera dai poteri di questo mondo”. Mons. Machado
si è rivolto in particolare ai cattolici asiatici, esortandoli ad un maggiore impegno
per radicare la fede cristiana nella cultura del continente. L’inculturazione – ha
detto – non va considerata come “un incontro astratto tra due sistemi”, quanto piuttosto
come “un dialogo tra due gruppi di persone”. “Occorre incoraggiare tutti i cristiani
– ha concluso il presule – a incarnare la propria cultura che una volta impregnata
dalla fede, potrà diventare un’esperienza di trasformazione e evangelizzazione di
chi li circonda”. (A cura di Lisa Zengarini)