Vertice sulla sicurezza nucleare di Seul. Gli Usa per la riduzione degli armamenti
A Seul il summit sulla sicurezza nucleare, alla presenza di 53 delegazioni internazionali.
Molti gli incontri bilaterali. Al centro delle tavole rotonde oltre al disarmo anche
Corea del Nord, Iran e Siria. Il presidente americano Barack Obama ha rilanciato sugli
armamenti nucleari, ancora troppi nel mondo: gli Stati Uniti possono ridurre ulteriormente
il proprio potenziale - ha detto - mantenendo inalterato il deterrente strategico.
Eugenio Bonanata:
I dossier di Iran e Corea del Nord
rappresentano le questioni più spinose del momento. E sono stati al centro degli incontri
bilaterali che il presidente Obama ha avuto con gli omologhi di Cina e Russia. Poco
fa il regime nord coreano ha ribadito che è un suo diritto il lancio di un satellite
in programma nelle prossime settimane. Il capo della casa bianca ha lanciato l’ennesimo
monito a rinunciare, mentre il leader di Pechino Hu Jintao ha espresso inquietudine
per la condotta del suo alleato. Il presidente Obama, inoltre, ha invitato le due
superpotenze a ridurre i propri armamenti nucleari. Durante il faccia a faccia con
il leader Russo Medvedev, Obama è stato protagonista di un fuori onda in cui promette
che in caso di rielezione alla Casa Bianca sarà più flessibile nei confronti di Mosca,
soprattutto in merito allo scudo antimissilistico che gli USA voglio costruire in
Europa. Medvedev ha risposto che riferirà a Putin. Poi, però, davanti ai giornalisti
i due presidenti hanno ribadito che i loro Paesi sono ancora molto distanti
Massimiliano
Menichetti ha sentito Maurizio Simoncelli, dell'Istituto di Ricerche Internazionali
Archivio Disarmo:
R. – Proporre
un’ulteriore riduzione degli armamenti, alle due grandi superpotenze nucleari come
sono Cina e Russia, mi sembra estremamente importante. Rimangono però due grandi problemi
sulla scena internazionale. Il primo riguarda l’Iran, che dichiara sempre di puntare
al nucleare civile. Il problema è – come sappiamo – che il passaggio dal nucleare
civile all’energia nucleare a scopi militari è relativamente facile. Poi, gli atteggiamenti
aggressivi dell’Iran – quanto meno a livello verbale – nei confronti ad esempio di
Israele, fanno temere qualche cosa di più di ciò che viene dichiarato a voce. L’altro
problema riguarda la Nord Corea, che pur avendo aderito a suo tempo al Trattato di
non proliferazione, essendone uscita successivamente, ha realizzato vere e proprie
armi nucleari, anche se si parla di poche unità. Inoltre, i segnali che la Nord Corea
ha mandato contemporaneamente, sono quelli di aver realizzato dei missili di media
gittata e altri capaci di coprire alcune migliaia di kilometri, che quindi teoricamente,
potrebbero portare alla possibilità di colpire il Giappone o addirittura la Russia
e la Cina che sono vicine.
D. – Ma la Corea del Nord ha aperto agli ispettori
della Aiea in cambio di aiuti…
R. – Il problema è che la Corea del Nord adotta
da tempo una tattica contraddittoria: dichiara di essere pronta a rinunciare al nucleare
militare in cambio di aiuti alimentari – si parlava di 240 mila tonnellate di aiuti
di questo genere – ma contemporaneamente lancia un missile a media gittata. Da tempo,
abbiamo la sensazione che Pyongyang utilizzi l’arma nucleare sul piano economico e
politico soprattutto, vista la situazione di estrema difficoltà che il Paese sta vivendo
dal punto di vista economico. Come sappiamo, la popolazione è in condizioni estremamente
misere. Certamente, il ruolo della Cina e della Russia è fondamentale. E credo sia
per questo che Obama ha voluto chiamarli direttamente in prima persona a intervenire
sul disarmo.
D. – Lei crede che la mediazione, l’influenza di Mosca e Pechino
possano intervenire anche sull’Iran?
R. – Certamente, se ci fosse un’unità
di intenti e non un gioco delle parti di volta in volta da parte delle varie superpotenze,
si potrebbero avere dei risultati decisamente più positivi. Ad esempio, la vicenda
della Siria – tutt’altro scenario – lo indica. La posizione della Russia nei confronti
della Siria ha depotenziato l’azione politica internazionale e questo vale ovviamente
altrettanto per l’Iran. (bi)