La Tunisia si allontana dalla sharia, la legge coranica, come fonte di diritto.
Lo ha stabilito nei fatti lunedì il primo partito del Paese l’islamico, l'Ennahda
- vincitore alle elezioni generali che si sono tenute dopo la Rivoluzione che ha portato
all’uscita di scena del presidente Ben Ali - al termine di due giorni di lavori della
Commissione incaricata di scrivere la nuova Costituzione. Il partito infatti ha deciso
di mantenere inalterato l'art. 1 della Costituzione, in vigore dal 1959, che definisce
la "Tunisia come uno stato libero, indipendente e sovrano, che ha l'Islam come religione
di stato, ha l'arabo come lingua ufficiale ed è una repubblica". Il leader di Ennahda,
Rachid Ghannouchi, ha ribadito che “l'inserimento nella Costituzione tunisina di una
norma sulla Sharia come fonte del diritto avrebbe prodotto una spaccatura profonda
nella società”. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Renzo
Guolo, docente di Sociologia delle Religioni presso l’Università di Trieste:
R. - E’ sicuramente
una posizione importante per un partito che si vuole islamista, dal momento in cui,
la ragione sociale di questi partiti consiste proprio nella fondazione di uno Stato
islamico e l’applicazione della sharia. Ma è anche comprensibile nell’evoluzione
che questi partiti hanno avuto: sono partiti che in qualche modo, soprattutto l’Ennada
tunisino, ormai guardano più ad altri sodali - sul tipo dei Fratelli musulmani, dell’Akp
turco - piuttosto che alle sue "ali" salafite, che non a caso non sono comprese nelle
coalizioni di governo di questi Paesi, compresa la Tunisia, o addirittura dissentono
in maniera radicale dalla decisione di Ennada in materia.
D. - Per quanto riguarda,
ad esempio, l’Egitto c’è un’affermazione maggiore dell’ala salafita…
R. - Sicuramente,
la Tunisia ha intanto una struttura più laica e in ogni caso - come spesso è accaduto
in altre realtà - il voto dato a Ennada ha premiato anche la tenacia e la lunga opposizione
del suo leader Ghannushi - in esilio da tantissimo tempo - ma al contempo queste opposizioni,
non sono opposizioni emerse negli ultimi tempi. Ennada già negli ultimi anni, aveva
detto che non avrebbe cercato l’instaurazione di uno stato islamico, ma sostanzialmente
avrebbe cercato di immettere nel sistema un maggior tasso di considerazione della
religione. Non è un caso che Ennada si sia felicitata per il mantenimento dell’islam
come riferimento della religione di Stato, ma non abbia combattuto perché la sharia
fosse indicata come prima nella gerarchia delle fonti. Anche perché Ennada è un partito
estremamente realista e sa benissimo che una scelta di questo tipo avrebbe allontanato
gli investimenti esteri, ed avrebbe anche diviso un Paese che è l’eredità di Habib
Bourguiba - e in qualche modo anche quella molto contestata di Ben Ali. Un Paese reso
laico rispetto ad altre realtà del mondo arabo islamico.
D. - Nelle ultime
settimane, ci sono state manifestazioni e migliaia di persone sono scese in piazza
sostenendo l’importanza della legge coranica. Questa decisione chiude definitivamente
questo capitolo, oppure resta sempre una discussione che potrebbe riservare delle
sorprese?
R. - Difficilmente penso che Ennada possa tornare indietro, anche
se tutto è possibile. Oltretutto, la Costituzione alla fine potrebbe essere sottoposta
a un giudizio di sovranità popolare, quindi è evidente che una Costituzione di questo
tipo avrebbe anche il consenso dalla parte laica. Il dissenso è soprattutto dell’ala
salafita, che è un’ala appunto radicale e che considera la posizione di Ennada sul
mancato inserimento della sharia in Costituzione una sorta di cedimento a una
secolarizzazione che avanza, nonché all’idea che non si possa mai pensare alla Costituzione
di uno Stato islamico. Tuttavia, è una divisione che - come vedremo in altre realtà
come quella egiziana e altre ancora - si produrrà comunque: questo perchè oggi il
movimento islamista è diviso in due ali: una più realista e una più radicale salafita,
che in qualche modo invece punta ad applicare il vecchio modello, con la fondazione
dello Stato islamico ed una sharia come elemento principale.
D. - Dopo
la "primavera araba", dopo l’uscita di Ben Ali, qual è il volto che sta assumendo
la Tunisia?
R. - E’ un volto ancora in transizione, in una situazione in cui
la crisi economica è molto molto difficile. Ma se si stabilisce una tregua di unità
istituzionale tra le forze laiche e un partito come Ennada, è possibile che lentamente
la Tunisia ritorni a pieno titolo nei ranghi della comunità internazionale - non solo
per quanto riguarda le situazioni diplomatiche, ma anche per quanto riguarda gli aiuti
internazionali - e che possa riprendere pure a crescere economicamente. Certo che
il passo di ieri è stato importante, perché mostra una tendenza del sistema politico
a mettere i margini all’ala radicale ed estremista. (cp)