2012-03-27 15:26:59

Tunisia: "no" alla sharia come fonte di diritto


La Tunisia si allontana dalla sharia, la legge coranica, come fonte di diritto. Lo ha stabilito nei fatti lunedì il primo partito del Paese l’islamico, l'Ennahda - vincitore alle elezioni generali che si sono tenute dopo la Rivoluzione che ha portato all’uscita di scena del presidente Ben Ali - al termine di due giorni di lavori della Commissione incaricata di scrivere la nuova Costituzione. Il partito infatti ha deciso di mantenere inalterato l'art. 1 della Costituzione, in vigore dal 1959, che definisce la "Tunisia come uno stato libero, indipendente e sovrano, che ha l'Islam come religione di stato, ha l'arabo come lingua ufficiale ed è una repubblica". Il leader di Ennahda, Rachid Ghannouchi, ha ribadito che “l'inserimento nella Costituzione tunisina di una norma sulla Sharia come fonte del diritto avrebbe prodotto una spaccatura profonda nella società”. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Renzo Guolo, docente di Sociologia delle Religioni presso l’Università di Trieste:RealAudioMP3

R. - E’ sicuramente una posizione importante per un partito che si vuole islamista, dal momento in cui, la ragione sociale di questi partiti consiste proprio nella fondazione di uno Stato islamico e l’applicazione della sharia. Ma è anche comprensibile nell’evoluzione che questi partiti hanno avuto: sono partiti che in qualche modo, soprattutto l’Ennada tunisino, ormai guardano più ad altri sodali - sul tipo dei Fratelli musulmani, dell’Akp turco - piuttosto che alle sue "ali" salafite, che non a caso non sono comprese nelle coalizioni di governo di questi Paesi, compresa la Tunisia, o addirittura dissentono in maniera radicale dalla decisione di Ennada in materia.

D. - Per quanto riguarda, ad esempio, l’Egitto c’è un’affermazione maggiore dell’ala salafita…

R. - Sicuramente, la Tunisia ha intanto una struttura più laica e in ogni caso - come spesso è accaduto in altre realtà - il voto dato a Ennada ha premiato anche la tenacia e la lunga opposizione del suo leader Ghannushi - in esilio da tantissimo tempo - ma al contempo queste opposizioni, non sono opposizioni emerse negli ultimi tempi. Ennada già negli ultimi anni, aveva detto che non avrebbe cercato l’instaurazione di uno stato islamico, ma sostanzialmente avrebbe cercato di immettere nel sistema un maggior tasso di considerazione della religione. Non è un caso che Ennada si sia felicitata per il mantenimento dell’islam come riferimento della religione di Stato, ma non abbia combattuto perché la sharia fosse indicata come prima nella gerarchia delle fonti. Anche perché Ennada è un partito estremamente realista e sa benissimo che una scelta di questo tipo avrebbe allontanato gli investimenti esteri, ed avrebbe anche diviso un Paese che è l’eredità di Habib Bourguiba - e in qualche modo anche quella molto contestata di Ben Ali. Un Paese reso laico rispetto ad altre realtà del mondo arabo islamico.

D. - Nelle ultime settimane, ci sono state manifestazioni e migliaia di persone sono scese in piazza sostenendo l’importanza della legge coranica. Questa decisione chiude definitivamente questo capitolo, oppure resta sempre una discussione che potrebbe riservare delle sorprese?

R. - Difficilmente penso che Ennada possa tornare indietro, anche se tutto è possibile. Oltretutto, la Costituzione alla fine potrebbe essere sottoposta a un giudizio di sovranità popolare, quindi è evidente che una Costituzione di questo tipo avrebbe anche il consenso dalla parte laica. Il dissenso è soprattutto dell’ala salafita, che è un’ala appunto radicale e che considera la posizione di Ennada sul mancato inserimento della sharia in Costituzione una sorta di cedimento a una secolarizzazione che avanza, nonché all’idea che non si possa mai pensare alla Costituzione di uno Stato islamico. Tuttavia, è una divisione che - come vedremo in altre realtà come quella egiziana e altre ancora - si produrrà comunque: questo perchè oggi il movimento islamista è diviso in due ali: una più realista e una più radicale salafita, che in qualche modo invece punta ad applicare il vecchio modello, con la fondazione dello Stato islamico ed una sharia come elemento principale.

D. - Dopo la "primavera araba", dopo l’uscita di Ben Ali, qual è il volto che sta assumendo la Tunisia?

R. - E’ un volto ancora in transizione, in una situazione in cui la crisi economica è molto molto difficile. Ma se si stabilisce una tregua di unità istituzionale tra le forze laiche e un partito come Ennada, è possibile che lentamente la Tunisia ritorni a pieno titolo nei ranghi della comunità internazionale - non solo per quanto riguarda le situazioni diplomatiche, ma anche per quanto riguarda gli aiuti internazionali - e che possa riprendere pure a crescere economicamente. Certo che il passo di ieri è stato importante, perché mostra una tendenza del sistema politico a mettere i margini all’ala radicale ed estremista. (cp)







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