"Siate missionari della gioia!": così il Papa ai giovani per la Giornata mondiale
della gioventù
Siate “missionari della gioia!”. E’ l’esortazione che Benedetto XVI rivolge ai giovani
nel Messaggio per la prossima Giornata mondiale della gioventù che si svolgerà a livello
diocesano domenica prossima, Domenica delle Palme, sul tema «Siate sempre lieti nel
Signore!» (Fil 4,4).
Condividete la gioia di aver trovato Gesù “Non
si può essere felici se gli altri non lo sono – scrive il Papa - la gioia quindi deve
essere condivisa. Andate a raccontare agli altri giovani la vostra gioia di aver trovato
quel tesoro prezioso che è Gesù stesso. Non possiamo tenere per noi la gioia della
fede: perché essa possa restare in noi, dobbiamo trasmetterla”.
Mostrate
al mondo che la fede porta la felicità vera “A volte – prosegue il messaggio
- viene dipinta un’immagine del Cristianesimo come di una proposta di vita che opprime
la nostra libertà, che va contro il nostro desiderio di felicità e di gioia. Ma questo
non risponde a verità! I cristiani sono uomini e donne veramente felici perché sanno
di non essere mai soli, ma di essere sorretti sempre dalle mani di Dio! Spetta soprattutto
a voi, giovani discepoli di Cristo, mostrare al mondo che la fede porta una felicità
e una gioia vera, piena e duratura. E se il modo di vivere dei cristiani sembra a
volte stanco ed annoiato, testimoniate voi per primi il volto gioioso e felice della
fede. Il Vangelo è la «buona novella» che Dio ci ama e che ognuno di noi è importante
per Lui. Mostrate al mondo che è proprio così!”.
Portate la gioia dovunque “Siate
dunque missionari entusiasti della nuova evangelizzazione! Portate a coloro che soffrono,
a coloro che sono in ricerca, la gioia che Gesù vuole donare. Portatela nelle vostre
famiglie, nelle vostre scuole e università, nei vostri luoghi di lavoro e nei vostri
gruppi di amici, là dove vivete. Vedrete che essa è contagiosa”.
Dio è la
fonte della gioia, i Comandamenti la strada per la felicità Benedetto XVI indica
ai giovani la fonte e la strada della gioia. La fonte è Dio: la gioia è frutto dello
Spirito Santo. La strada sono i Comandamenti, che “a prima vista possono sembrare
un insieme di divieti” ma in realtà “sono un insieme di essenziali e preziose regole
di vita che conducono a un’esistenza felice”.
Fedeltà e perseveranza conducono
alla gioia Certo, ci sono le tentazioni che allontanano dalla vera gioia: “La
cultura attuale induce spesso a cercare traguardi, realizzazioni e piaceri immediati,
favorendo più l’incostanza che la perseveranza nella fatica e la fedeltà agli impegni”.
Invece “amare significa costanza, fedeltà, tener fede agli impegni. E il vero amore
è perseverante anche e soprattutto nelle difficoltà. E lo stesso vale per il lavoro,
gli studi e i servizi che svolgete. La fedeltà e la perseveranza nel bene conducono
alla gioia, anche se non sempre questa è immediata”.
Siate generosi, impegnatevi
a fondo nella vita Di qui l’esortazione del Papa: “Per entrare nella gioia
dell’amore, siamo chiamati anche ad essere generosi, a non accontentarci di dare il
minimo, ma ad impegnarci a fondo nella vita, con un’attenzione particolare per i più
bisognosi. Il mondo ha necessità di uomini e donne competenti e generosi, che si mettano
al servizio del bene comune. Impegnatevi a studiare con serietà; coltivate i vostri
talenti e metteteli fin d’ora al servizio del prossimo. Cercate il modo di contribuire
a rendere la società più giusta e umana, là dove vi trovate. Che tutta la vostra vita
sia guidata dallo spirito di servizio, e non dalla ricerca del potere, del successo
materiale e del denaro”.
La gioia nelle prove: Cristo crocifisso e risorto
è con noi Infine, il messaggio parla della gioia nelle prove, un’esperienza
vissuta anche da giovani che hanno trovato in Cristo la forza di accettare situazioni
dolorose e ci dicono che “il cristiano autentico non è mai disperato e triste, anche
davanti alle prove più dure, e mostrano che la gioia cristiana non è una fuga dalla
realtà, ma una forza soprannaturale per affrontare e vivere le difficoltà quotidiane.
Sappiamo che Cristo crocifisso e risorto è con noi, è l’amico sempre fedele. Quando
partecipiamo alle sue sofferenze, partecipiamo anche alla sua gloria. Con Lui e in
Lui, la sofferenza è trasformata in amore. E là si trova la gioia”.
Di
seguito il testo del Messaggio del Papa:
«Siate sempre lieti
nel Signore!» (Fil 4,4)
Cari giovani,
sono lieto di rivolgermi nuovamente
a voi, in occasione della XXVII Giornata Mondiale della Gioventù. Il ricordo dell’incontro
di Madrid, lo scorso agosto, resta ben presente nel mio cuore. E’ stato uno straordinario
momento di grazia, nel corso del quale il Signore ha benedetto i giovani presenti,
venuti dal mondo intero. Rendo grazie a Dio per i tanti frutti che ha fatto nascere
in quelle giornate e che in futuro non mancheranno di moltiplicarsi per i giovani
e per le comunità a cui appartengono. Adesso siamo già orientati verso il prossimo
appuntamento a Rio de Janeiro nel 2013, che avrà come tema «Andate e fate discepoli
tutti i popoli!» (cfr Mt 28,19). Quest’anno, il tema della Giornata Mondiale della
Gioventù ci è dato da un’esortazione della Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi:
«Siate sempre lieti nel Signore!» (4,4). La gioia, in effetti, è un elemento centrale
dell’esperienza cristiana. Anche durante ogni Giornata Mondiale della Gioventù facciamo
esperienza di una gioia intensa, la gioia della comunione, la gioia di essere cristiani,
la gioia della fede. È una delle caratteristiche di questi incontri. E vediamo la
grande forza attrattiva che essa ha: in un mondo spesso segnato da tristezza e inquietudini,
è una testimonianza importante della bellezza e dell’affidabilità della fede cristiana.
La
Chiesa ha la vocazione di portare al mondo la gioia, una gioia autentica e duratura,
quella che gli angeli hanno annunciato ai pastori di Betlemme nella notte della nascita
di Gesù (cfr Lc 2,10): Dio non ha solo parlato, non ha solo compiuto segni prodigiosi
nella storia dell’umanità, Dio si è fatto così vicino da farsi uno di noi e percorrere
le tappe dell’intera vita dell’uomo. Nel difficile contesto attuale, tanti giovani
intorno a voi hanno un immenso bisogno di sentire che il messaggio cristiano è un
messaggio di gioia e di speranza! Vorrei riflettere con voi allora su questa gioia,
sulle strade per trovarla, affinché possiate viverla sempre più in profondità ed esserne
messaggeri tra coloro che vi circondano.
1. II nostro cuore è fatto per
la gioia L’aspirazione alla gioia è impressa nell’intimo dell’essere umano.
Al di là delle soddisfazioni immediate e passeggere, il nostro cuore cerca la gioia
profonda, piena e duratura, che possa dare «sapore» all’esistenza. E ciò vale soprattutto
per voi, perché la giovinezza è un periodo di continua scoperta della vita, del mondo,
degli altri e di se stessi. È un tempo di apertura verso il futuro, in cui si manifestano
i grandi desideri di felicità, di amicizia, di condivisione e di verità, in cui si
è mossi da ideali e si concepiscono progetti.
E ogni giorno sono tante le gioie
semplici che il Signore ci offre: la gioia di vivere, la gioia di fronte alla bellezza
della natura, la gioia di un lavoro ben fatto, la gioia del servizio, la gioia dell’amore
sincero e puro. E se guardiamo con attenzione, esistono tanti altri motivi di gioia:
i bei momenti della vita familiare, l’amicizia condivisa, la scoperta delle proprie
capacità personali e il raggiungimento di buoni risultati, l’apprezzamento da parte
degli altri, la possibilità di esprimersi e di sentirsi capiti, la sensazione di essere
utili al prossimo. E poi l’acquisizione di nuove conoscenze mediante gli studi, la
scoperta di nuove dimensioni attraverso viaggi e incontri, la possibilità di fare
progetti per il futuro. Ma anche l’esperienza di leggere un’opera letteraria, di ammirare
un capolavoro dell’arte, di ascoltare e suonare musica o di vedere un film possono
produrre in noi delle vere e proprie gioie. Ogni giorno, però, ci scontriamo anche
con tante difficoltà e nel cuore vi sono preoccupazioni per il futuro, al punto che
ci possiamo chiedere se la gioia piena e duratura alla quale aspiriamo non sia forse
un’illusione e una fuga dalla realtà. Sono molti i giovani che si interrogano: è veramente
possibile la gioia piena al giorno d’oggi? E questa ricerca percorre varie strade,
alcune delle quali si rivelano sbagliate, o perlomeno pericolose. Ma come distinguere
le gioie veramente durature dai piaceri immediati e ingannevoli? Come trovare la vera
gioia nella vita, quella che dura e non ci abbandona anche nei momenti difficili?
2. Dio
è la fonte della vera gioia In realtà le gioie autentiche, quelle piccole del
quotidiano o quelle grandi della vita, trovano tutte origine in Dio, anche se non
appare a prima vista, perché Dio è comunione di amore eterno, è gioia infinita che
non rimane chiusa in se stessa, ma si espande in quelli che Egli ama e che lo amano.
Dio ci ha creati a sua immagine per amore e per riversare su noi questo suo amore,
per colmarci della sua presenza e della sua grazia. Dio vuole renderci partecipi della
sua gioia, divina ed eterna, facendoci scoprire che il valore e il senso profondo
della nostra vita sta nell’essere accettato, accolto e amato da Lui, e non con un’accoglienza
fragile come può essere quella umana, ma con un’accoglienza incondizionata come è
quella divina: io sono voluto, ho un posto nel mondo e nella storia, sono amato personalmente
da Dio. E se Dio mi accetta, mi ama e io ne divento sicuro, so in modo chiaro e certo
che è bene che io ci sia, che esista.
Questo amore infinito di Dio per ciascuno
di noi si manifesta in modo pieno in Gesù Cristo. In Lui si trova la gioia che cerchiamo.
Nel Vangelo vediamo come gli eventi che segnano gli inizi della vita di Gesù siano
caratterizzati dalla gioia. Quando l’arcangelo Gabriele annuncia alla Vergine Maria
che sarà madre del Salvatore, inizia con questa parola: «Rallegrati!» (Lc 1,28). Alla
nascita di Gesù, l’Angelo del Signore dice ai pastori: «Ecco, vi annuncio una grande
gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un
Salvatore, che è Cristo Signore» (Lc 2,11). E i Magi che cercavano il bambino, «al
vedere la stella, provarono una gioia grandissima» (Mt 2,10). Il motivo di questa
gioia è dunque la vicinanza di Dio, che si è fatto uno di noi. Ed è questo che intendeva
san Paolo quando scriveva ai cristiani di Filippi: «Siate sempre lieti nel Signore,
ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!»
(Fil 4,4-5). La prima causa della nostra gioia è la vicinanza del Signore, che mi
accoglie e mi ama.
E infatti dall’incontro con Gesù nasce sempre una grande
gioia interiore. Nei Vangeli lo possiamo vedere in molti episodi. Ricordiamo la visita
di Gesù a Zaccheo, un esattore delle tasse disonesto, un peccatore pubblico, al quale
Gesù dice: «Oggi devo fermarmi a casa tua». E Zaccheo, riferisce san Luca, «lo accolse
pieno di gioia» (Lc 19,5-6). E’ la gioia dell’incontro con il Signore; è il sentire
l’amore di Dio che può trasformare l’intera esistenza e portare salvezza. E Zaccheo
decide di cambiare vita e di dare la metà dei suoi beni ai poveri.
Nell’ora
della passione di Gesù, questo amore si manifesta in tutta la sua forza. Negli ultimi
momenti della sua vita terrena, a cena con i suoi amici, Egli dice: «Come il Padre
ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore... Vi ho detto queste cose
perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,9.11). Gesù vuole
introdurre i suoi discepoli e ciascuno di noi nella gioia piena, quella che Egli condivide
con il Padre, perché l’amore con cui il Padre lo ama sia in noi (cfr. Gv 17,26). La
gioia cristiana è aprirsi a questo amore di Dio e appartenere a Lui.
Narrano
i Vangeli che Maria di Magdala e altre donne andarono a visitare la tomba dove Gesù
era stato posto dopo la sua morte e ricevettero da un Angelo un annuncio sconvolgente,
quello della sua risurrezione. Allora abbandonarono in fretta il sepolcro, annota
l’Evangelista, «con timore e gioia grande» e corsero a dare la lieta notizia ai discepoli.
E Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!» (Mt 28,8-9). E’ la gioia della
salvezza che viene loro offerta: Cristo è il vivente, è Colui che ha vinto il male,
il peccato e la morte. Egli è presente in mezzo a noi come il Risorto, fino alla fine
del mondo (cfr Mt 28,20). Il male non ha l’ultima parola sulla nostra vita, ma la
fede in Cristo Salvatore ci dice che l’amore di Dio vince. Questa gioia profonda è
frutto dello Spirito Santo che ci rende figli di Dio, capaci di vivere e di gustare
la sua bontà, di rivolgerci a Lui con il termine «Abbà», Padre (cfr Rm 8,15). La gioia
è segno della sua presenza e della sua azione in noi.
3. Conservare nel
cuore la gioia cristiana A questo punto ci domandiamo: come ricevere e conservare
questo dono della gioia profonda, della gioia spirituale? Un Salmo ci dice: «Cerca
la gioia nel Signore: esaudirà i desideri del tuo cuore» (Sal 37,4). E Gesù spiega
che «il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova
e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo»
(Mt 13,44). Trovare e conservare la gioia spirituale nasce dall’incontro con il Signore,
che chiede di seguirlo, di fare la scelta decisa di puntare tutto su di Lui. Cari
giovani, non abbiate paura di mettere in gioco la vostra vita facendo spazio a Gesù
Cristo e al suo Vangelo; è la strada per avere la pace e la vera felicità nell’intimo
di noi stessi, è la strada per la vera realizzazione della nostra esistenza di figli
di Dio, creati a sua immagine e somiglianza.
Cercare la gioia nel Signore:
la gioia è frutto della fede, è riconoscere ogni giorno la sua presenza, la sua amicizia:
«Il Signore è vicino!» (Fil 4,5); è riporre la nostra fiducia in Lui, è crescere nella
conoscenza e nell’amore di Lui. L’«Anno della fede», che tra pochi mesi inizieremo,
ci sarà di aiuto e di stimolo. Cari amici, imparate a vedere come Dio agisce nelle
vostre vite, scopritelo nascosto nel cuore degli avvenimenti del vostro quotidiano.
Credete che Egli è sempre fedele all’alleanza che ha stretto con voi nel giorno del
vostro Battesimo. Sappiate che non vi abbandonerà mai. Rivolgete spesso il vostro
sguardo verso di Lui. Sulla croce, ha donato la sua vita perché vi ama. La contemplazione
di un amore così grande porta nei nostri cuori una speranza e una gioia che nulla
può abbattere. Un cristiano non può essere mai triste perché ha incontrato Cristo,
che ha dato la vita per lui.
Cercare il Signore, incontrarlo nella vita significa
anche accogliere la sua Parola, che è gioia per il cuore. Il profeta Geremia scrive:
«Quando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con avidità; la tua parola fu
la gioia e la letizia del mio cuore» (Ger 15,16). Imparate a leggere e meditare la
Sacra Scrittura, vi troverete una risposta alle domande più profonde di verità che
albergano nel vostro cuore e nella vostra mente. La Parola di Dio fa scoprire le meraviglie
che Dio ha operato nella storia dell’uomo e, pieni di gioia, apre alla lode e all’adorazione:
«Venite, cantiamo al Signore... adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha
fatti» (Sal 95,1.6).
In modo particolare, poi, la Liturgia è il luogo per eccellenza
in cui si esprime la gioia che la Chiesa attinge dal Signore e trasmette al mondo.
Ogni domenica, nell’Eucaristia, le comunità cristiane celebrano il Mistero centrale
della salvezza: la morte e risurrezione di Cristo. E’ questo un momento fondamentale
per il cammino di ogni discepolo del Signore, in cui si rende presente il suo Sacrificio
di amore; è il giorno in cui incontriamo il Cristo Risorto, ascoltiamo la sua Parola,
ci nutriamo del suo Corpo e del suo Sangue. Un Salmo afferma: «Questo è il giorno
che ha fatto il Signore: rallegriamoci in esso ed esultiamo!» (Sal 118,24). E nella
notte di Pasqua, la Chiesa canta l’Exultet, espressione di gioia per la vittoria di
Gesù Cristo sul peccato e sulla morte: «Esulti il coro degli angeli... Gioisca la
terra inondata da così grande splendore... e questo tempio tutto risuoni per le acclamazioni
del popolo in festa!». La gioia cristiana nasce dal sapere di essere amati da un Dio
che si è fatto uomo, ha dato la sua vita per noi e ha sconfitto il male e la morte;
ed è vivere di amore per lui. Santa Teresa di Gesù Bambino, giovane carmelitana, scriveva:
«Gesù, è amarti la mia gioia!» (P 45, 21 gennaio 1897, Op. Compl., pag. 708).
4.
La gioia dell’amore Cari amici, la gioia è intimamente legata all’amore: sono
due frutti inseparabili dello Spirito Santo (cfr Gal 5,23). L’amore produce gioia,
e la gioia è una forma d’amore. La beata Madre Teresa di Calcutta, facendo eco alle
parole di Gesù: «si è più beati nel dare che nel ricevere!» (At 20,35), diceva: «La
gioia è una rete d’amore per catturare le anime. Dio ama chi dona con gioia. E chi
dona con gioia dona di più». E il Servo di Dio Paolo VI scriveva: «In Dio stesso tutto
è gioia poiché tutto è dono» (Esort. ap. Gaudete in Domino, 9 maggio 1975)
Pensando
ai vari ambiti della vostra vita, vorrei dirvi che amare significa costanza, fedeltà,
tener fede agli impegni. E questo, in primo luogo, nelle amicizie: i nostri amici
si aspettano che siamo sinceri, leali, fedeli, perché il vero amore è perseverante
anche e soprattutto nelle difficoltà. E lo stesso vale per il lavoro, gli studi e
i servizi che svolgete. La fedeltà e la perseveranza nel bene conducono alla gioia,
anche se non sempre questa è immediata.
Per entrare nella gioia dell’amore,
siamo chiamati anche ad essere generosi, a non accontentarci di dare il minimo, ma
ad impegnarci a fondo nella vita, con un’attenzione particolare per i più bisognosi.
Il mondo ha necessità di uomini e donne competenti e generosi, che si mettano al servizio
del bene comune. Impegnatevi a studiare con serietà; coltivate i vostri talenti e
metteteli fin d’ora al servizio del prossimo. Cercate il modo di contribuire a rendere
la società più giusta e umana, là dove vi trovate. Che tutta la vostra vita sia guidata
dallo spirito di servizio, e non dalla ricerca del potere, del successo materiale
e del denaro.
A proposito di generosità, non posso non menzionare una gioia
speciale: quella che si prova rispondendo alla vocazione di donare tutta la propria
vita al Signore. Cari giovani, non abbiate paura della chiamata di Cristo alla vita
religiosa, monastica, missionaria o al sacerdozio. Siate certi che Egli colma di gioia
coloro che, dedicandogli la vita in questa prospettiva, rispondono al suo invito a
lasciare tutto per rimanere con Lui e dedicarsi con cuore indiviso al servizio degli
altri. Allo stesso modo, grande è la gioia che Egli riserva all’uomo e alla donna
che si donano totalmente l’uno all’altro nel matrimonio per costituire una famiglia
e diventare segno dell’amore di Cristo per la sua Chiesa.
Vorrei richiamare
un terzo elemento per entrare nella gioia dell’amore: far crescere nella vostra vita
e nella vita delle vostre comunità la comunione fraterna. C’è uno stretto legame tra
la comunione e la gioia. Non è un caso che san Paolo scriva la sua esortazione al
plurale: non si rivolge a ciascuno singolarmente, ma afferma: «Siate sempre lieti
nel Signore» (Fil 4,4). Soltanto insieme, vivendo la comunione fraterna, possiamo
sperimentare questa gioia. Il libro degli Atti degli Apostoli descrive così la prima
comunità cristiana: «spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità
di cuore» (At 2,46). Impegnatevi anche voi affinché le comunità cristiane possano
essere luoghi privilegiati di condivisione, di attenzione e di cura l’uno dell’altro.
5. La gioia della conversione Cari amici, per vivere la vera gioia
occorre anche identificare le tentazioni che la allontanano. La cultura attuale induce
spesso a cercare traguardi, realizzazioni e piaceri immediati, favorendo più l’incostanza
che la perseveranza nella fatica e la fedeltà agli impegni. I messaggi che ricevete
spingono ad entrare nella logica del consumo, prospettando felicità artificiali. L’esperienza
insegna che l’avere non coincide con la gioia: vi sono tante persone che, pur avendo
beni materiali in abbondanza, sono spesso afflitte dalla disperazione, dalla tristezza
e sentono un vuoto nella vita. Per rimanere nella gioia, siamo chiamati a vivere nell’amore
e nella verità, a vivere in Dio. E la volontà di Dio è che noi siamo felici. Per
questo ci ha dato delle indicazioni concrete per il nostro cammino: i Comandamenti.
Osservandoli, noi troviamo la strada della vita e della felicità. Anche se a prima
vista possono sembrare un insieme di divieti, quasi un ostacolo alla libertà, se li
meditiamo più attentamente, alla luce del Messaggio di Cristo, essi sono un insieme
di essenziali e preziose regole di vita che conducono a un’esistenza felice, realizzata
secondo il progetto di Dio. Quante volte, invece, costatiamo che costruire ignorando
Dio e la sua volontà porta delusione, tristezza, senso di sconfitta. L’esperienza
del peccato come rifiuto di seguirlo, come offesa alla sua amicizia, porta ombra nel
nostro cuore.
Ma se a volte il cammino cristiano non è facile e l’impegno di
fedeltà all’amore del Signore incontra ostacoli o registra cadute, Dio, nella sua
misericordia, non ci abbandona, ma ci offre sempre la possibilità di ritornare a Lui,
di riconciliarci con Lui, di sperimentare la gioia del suo amore che perdona e riaccoglie.
Cari giovani, ricorrete spesso al Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione!
Esso è il Sacramento della gioia ritrovata. Domandate allo Spirito Santo la luce per
saper riconoscere il vostro peccato e la capacità di chiedere perdono a Dio accostandovi
a questo Sacramento con costanza, serenità e fiducia. Il Signore vi aprirà sempre
le sue braccia, vi purificherà e vi farà entrare nella sua gioia: vi sarà gioia nel
cielo anche per un solo peccatore che si converte (cfr Lc 15,7).
6. La gioia
nelle prove Alla fine, però, potrebbe rimanere nel nostro cuore la domanda
se veramente è possibile vivere nella gioia anche in mezzo alle tante prove della
vita, specialmente le più dolorose e misteriose, se veramente seguire il Signore,
fidarci di Lui dona sempre felicità. La risposta ci può venire da alcune esperienze
di giovani come voi che hanno trovato proprio in Cristo la luce capace di dare forza
e speranza, anche in mezzo alle situazioni più difficili.
Il beato Pier Giorgio
Frassati (1901-1925) ha sperimentato tante prove nella sua pur breve esistenza, tra
cui una, riguardante la sua vita sentimentale, che lo aveva ferito in modo profondo.
Proprio in questa situazione, scriveva alla sorella: «Tu mi domandi se sono allegro;
e come non potrei esserlo? Finché la Fede mi darà forza sempre allegro! Ogni cattolico
non può non essere allegro... Lo scopo per cui noi siamo stati creati ci addita la
via seminata sia pure di molte spine, ma non una triste via: essa è allegria anche
attraverso i dolori» (Lettera alla sorella Luciana, Torino, 14 febbraio 1925). E il
beato Giovanni Paolo II, presentandolo come modello, diceva di lui: «era un giovane
di una gioia trascinante, una gioia che superava tante difficoltà della sua vita»
(Discorso ai giovani, Torino, 13 aprile 1980).
Più vicina a noi, la giovane
Chiara Badano (1971-1990), recentemente beatificata, ha sperimentato come il dolore
possa essere trasfigurato dall’amore ed essere misteriosamente abitato dalla gioia.
All’età di 18 anni, in un momento in cui il cancro la faceva particolarmente soffrire,
Chiara aveva pregato lo Spirito Santo, intercedendo per i giovani del suo Movimento.
Oltre alla propria guarigione, aveva chiesto a Dio di illuminare con il suo Spirito
tutti quei giovani, di dar loro la sapienza e la luce: «È stato proprio un momento
di Dio: soffrivo molto fisicamente, ma l’anima cantava» (Lettera a Chiara Lubich,
Sassello, 20 dicembre 1989). La chiave della sua pace e della sua gioia era la completa
fiducia nel Signore e l’accettazione anche della malattia come misteriosa espressione
della sua volontà per il bene suo e di tutti. Ripeteva spesso: «Se lo vuoi tu, Gesù,
lo voglio anch’io».
Sono due semplici testimonianze tra molte altre che mostrano
come il cristiano autentico non è mai disperato e triste, anche davanti alle prove
più dure, e mostrano che la gioia cristiana non è una fuga dalla realtà, ma una forza
soprannaturale per affrontare e vivere le difficoltà quotidiane. Sappiamo che Cristo
crocifisso e risorto è con noi, è l’amico sempre fedele. Quando partecipiamo alle
sue sofferenze, partecipiamo anche alla sua gloria. Con Lui e in Lui, la sofferenza
è trasformata in amore. E là si trova la gioia (cfr Col 1,24).
7. Testimoni
della gioia Cari amici, per concludere vorrei esortarvi ad essere missionari
della gioia. Non si può essere felici se gli altri non lo sono: la gioia quindi deve
essere condivisa. Andate a raccontare agli altri giovani la vostra gioia di aver trovato
quel tesoro prezioso che è Gesù stesso. Non possiamo tenere per noi la gioia della
fede: perché essa possa restare in noi, dobbiamo trasmetterla. San Giovanni afferma:
«Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi
siate in comunione con noi... Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia
piena» (1Gv 1,3-4). A volte viene dipinta un’immagine del Cristianesimo come di
una proposta di vita che opprime la nostra libertà, che va contro il nostro desiderio
di felicità e di gioia. Ma questo non risponde a verità! I cristiani sono uomini e
donne veramente felici perché sanno di non essere mai soli, ma di essere sorretti
sempre dalle mani di Dio! Spetta soprattutto a voi, giovani discepoli di Cristo, mostrare
al mondo che la fede porta una felicità e una gioia vera, piena e duratura. E se il
modo di vivere dei cristiani sembra a volte stanco ed annoiato, testimoniate voi per
primi il volto gioioso e felice della fede. Il Vangelo è la «buona novella» che Dio
ci ama e che ognuno di noi è importante per Lui. Mostrate al mondo che è proprio
così!
Siate dunque missionari entusiasti della nuova evangelizzazione! Portate
a coloro che soffrono, a coloro che sono in ricerca, la gioia che Gesù vuole donare.
Portatela nelle vostre famiglie, nelle vostre scuole e università, nei vostri luoghi
di lavoro e nei vostri gruppi di amici, là dove vivete. Vedrete che essa è contagiosa.
E riceverete il centuplo: la gioia della salvezza per voi stessi, la gioia di vedere
la Misericordia di Dio all’opera nei cuori. Il giorno del vostro incontro definitivo
con il Signore, Egli potrà dirvi: «Servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del
tuo padrone!» (Mt 25,21).
La Vergine Maria vi accompagni in questo cammino.
Ella ha accolto il Signore dentro di sé e l’ha annunciato con un canto di lode e di
gioia, il Magnificat: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in
Dio, mio salvatore» (Lc 1,46-47). Maria ha risposto pienamente all’amore di Dio dedicando
la sua vita a Lui in un servizio umile e totale. E’ chiamata «causa della nostra letizia»
perché ci ha dato Gesù. Che Ella vi introduca in quella gioia che nessuno potrà togliervi!