2012-03-27 14:19:52

Rapporto di Amnesty International sulla pena di morte: nel 2011 uccise 676 persone


Diminuiscono i Paesi in cui la pena di morte è in vigore, ma il livello delle esecuzioni in quelli che ancora uccidono è allarmante: 676 sono state le condanne eseguite lo scorso anno. Al microfono di Roberta Barbi il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, fa il punto sulla situazione fotografata nel rapporto 2011 pubblicato oggi:RealAudioMP3

R. - Quest’anno descrive un mondo che è sempre più vicino all’abolizione della pena di morte, con 9 Paesi su 10 che non vi ricorrono più, ma quel 10 per cento che la usa lo fa in maniera veramente allarmante e sistematica.

D. - Il Medio Oriente registra un consistente aumento delle esecuzioni ufficiali, il 50% in più rispetto allo scorso anno. Preoccupa in particolare l’Iran, che ha messo a morte tre prigionieri per reati commessi quando erano minori …

R. - Sono i Paesi che non hanno cambiato governo, sono i "vecchi Paesi": Arabia Saudita con 82 esecuzioni, Iran con 360, Iraq 68, Yemen 41. Dell’Iran quello che però preoccupa - oltre l’uso della pena di morte per adulterio e sodomia - è che l’esecuzioni segrete o comunque non riconosciute ufficialmente, sono state probabilmente tante quante quelle ufficiali. Quindi forse il dato effettivo sono le 700 esecuzioni nel 2011: in Iraq erano state 68 nel 2011, e sono già 69 nei primi tre mesi del 2012.

D. - In Cina il governo ha eliminato la pena di morte per 13 reati, ma resta ancora il segreto di Stato sulle esecuzioni e sui casi di tortura …

R. - Sì, questo è un problema che Amnesty International sottolinea ogni anno. Noi abbiamo deciso di non rendere pubblici i dati, raccolti a fatica, sull’uso della pena di morte in Cina, perché è il governo che deve fornire queste informazioni. Il governo continua a sostenere che la pena di morte è diminuita di intensità, perché la Corte suprema ha ripreso a controllare tutti i processi. Sarebbe diminuito il numero dei reati capitali e aumentate la garanzie; la Cina citi dunque i dati in modo che possiamo dargli ragione. Fino a quando non lo faranno, non potremo verificare se questi progressi ci sono stati o meno.

D. - Negli Stati Uniti ed in Bielorussia - unico Stato in Europa - la pena di morte è ancora in vigore. Quali sono le possibili soluzioni?

R. - Per quanto riguarda la Bielorussia, bisogna che l’Europa faccia pressioni ulteriori: non solo mantiene la pena di morte, ma la applica in modo inaccettabile - al termine di processi irregolari - neanche avvisando le famiglie e restituendo i corpi. Negli Stati Uniti il numero delle esecuzioni continua a diminuire - sono state 43 - diminuisce molto il numero delle nuove condanne a morte, aumenta invece il numero degli Stati della federazione statunitense, che non ricorrono più alle esecuzioni.

D. - Quali sono i principali risultati raggiunti quest’anno, rispetto al rapporto precedente?

R. - Certamente il Giappone, che non ha messo a morte prigionieri per la prima volta dopo 19 anni. In Africa abbiamo avuto due Paesi, che hanno rispettivamente annunciato e confermato una moratoria sulle esecuzioni, cioè Sierra Leone e Nigeria. Il Benin ha annunciato l’adozione di una legislazione per ratificare un trattato dell’Onu, che ha per scopo l’abolizione della pena di morte. Possiamo dire, per quanto riguarda la zona del Pacifico, che sarebbe libera dalla pena di morte, se non fosse per 5 condanne emesse ma non ancora eseguite, in Papua Nuova Guinea. Per quanto riguarda le Americhe e gli Stati Uniti, restano le uniche eccezioni ad un principio abolizionista, che ormai ha pervaso tutto il continente. (cp)







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