2012-03-27 15:17:37

Egitto: 11 delegati abbandonano la Costituente per la presenza di troppi islamisti


Si apre oggi in Egitto, non senza tensioni, la Costituente che avrà il compito di delineare il nuovo volto del Paese. Dei 100 delegati eletti, undici esponenti liberali ed attivisti si sono dimessi per protestare contro la presenza massiccia di islamisti nell'organismo che dovrà riscrivere la Carta fondamentale. Tra loro, anche la copta, Mona Makram Ebeid, una delle sei donne presenti nell’assemblea, per anni parlamentare e attualmente docente di Scienze politiche all'American University del Cairo. “Lascio per la connotazione islamista e per la minima presenza di donne'', ha scritto su Twitter. Attese manifestazioni e proteste. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Francesca Paci, esperta dell'area egiziana del quotidiano La Stampa:RealAudioMP3

R. - Bisogna dire che tutto questo era già prevedibile esattamente un anno - a marzo della scorso anno - quando l’Egitto, poco dopo la caduta di Mubarak, votò il referendum su come riscrivere la Costituzione. Ci fu una prima vittoria dei Fratelli musulmani e dei partiti religiosi in generale, perché i liberali - quelli che oggi stanno lasciando la Costituente assieme agli attivisti dei diritti umani - all’epoca erano per il “no” al referendum, perché avrebbero voluto che la Costituzione fosse riscritta prima di andare a votare, in modo tale che si "blindasse" e non fossero quindi i vincitori delle elezioni a poter avere il peso maggiore sulla Costituente. All’epoca, i Fratelli musulmani vinsero e quindi il referendum stabilì che a riscrivere la Costituzione sarebbero stati coloro che si sarebbero affermati alle elezioni. Dalle varie tornate elettorali è poi emersa questa fortissima presenza di partiti religiosi: i Fratelli musulmani - in grandissima parte - e la novità dei salafiti, che insieme rappresentano quasi il 50 per cento del Parlamento. Questo è l’antefatto importante per capire cosa sta succedendo.

D. - Domani, si annunciano manifestazioni di piazza e ci sarà la prima seduta della Costituente: l’avvio dei lavori è tutt’altro che semplice.

R. - L’Assemblea costituente è composta da 100 personalità ed è stata messa in piedi soltanto tre giorni fa: sono già 11 - ad oggi - i liberali e gli attivisti che si sono sfilati per protestare contro la presenza massiccia degli islamisti e la presenza ridotta non solo delle donne, ma anche delle minoranze. Su cento personalità, ci sono sei copti e sei donne. Tanto è vero, che fra quelli che se sono andati, c’è anche Mona Makram Ebeid, che era una delle sei donne che faceva parte della Costituzione: una copta, un’attivista dei diritti umani e una docente all’American University del Cairo; una persona importante in Egitto che se ne è andata… Ovviamente, a questo punto lo scenario che si prospetta non è roseo, anche perché la Costituente ha sei mesi per riscrivere la Costituzione egiziana, definendo quelle che saranno le linee-guida del Paese a venire: che tipo di Paese sarà e quanto peso avrà la presenza delle religione islamica nella politica.

D. - Alcuni osservatori internazionali ribadiscono, comunque, che i Fratelli musulmani sono una realtà con la quale si può dialogare…

R. - Quelli che si stanno sganciando dalla Costituente dicono che si tratta di una grande delusione, perché i Fratelli musulmani si stanno prendendo tutto quello che possono senza rispettare le minoranze. E questo è un pessimo auspicio per il Paese che verrà. D’altra parte, sullo scenario internazionale, ci sono dei segnali diversi. I Fratelli musulmani, per esempio, si sono riposizionati rispetto alla questione israelo-palestinese: loro che erano tradizionalmente dei fortissimi sostenitori di Hamas e dei nemici giurati di al-Fatah - considerato un “burattino dell’Occidente e di Israele” - hanno ora preso le distanze da Hamas, dicendo che si metteranno nel mezzo, perché un conto era quando si trovavano all’opposizione e un conto è ora che sono al governo. Hanno quindi aperto tutte le porte al dialogo con al-Fatah, ribadendo che non hanno intenzione di mettere in discussione gli accordi di Camp David con Israele. Questo è un segnale interessante. (mg)







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