2012-03-26 14:09:39

A Castel Sant'Angelo la mostra dedicata al mito di Amore e Psiche


Per festeggiare il termine dei lavori di restauro del fregio di Perin del Vaga che raffigura la storia di Amore e Psiche in Castel Sant’Angelo, si è recentemente inaugurata nei locali del Museo la mostra “La favola di Amore e Psiche. Il mito nell’arte dall’antichità a Canova”. Ricca di pezzi di grande pregio e curiosità, rimarrà aperta fino al prossimo 10 giugno. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

La favola di Amore e Psiche, narrata da Apuleio, ha ispirato tanti capolavori dall’antichità ai giorni nostri. L’arte ne ha colto la dimensione mitica e simbolica con una straordinaria ricchezza e la mostra riporta all’attenzione questi diversi livelli di lettura, che dalla mitologia classica sono entrati anche nella simbologia cristiana. Dalle piccole sculture ai gioielli, dai dipinti alle ceramiche, e poi disegni, incisioni e arazzi, esposti con attenzione nei locali del Castello, le vicende tristi e immortali della giovane Psiche e del dio Eros hanno riscosso nei secoli un inalterato interesse. Ne mette in evidenza le ragioni Maria Grazia Bernardini, direttore del Museo di Castel Sant’Angelo e una delle curatrici della Mostra:

"Posso enucleare due aspetti fondamentali: uno è questa fanciulla che si innamora di questo sposo che non conosce – se non dopo lunghe traversie e avversità – ed alla fine arriva al matrimonio. Diciamo quindi che è il trionfo di un amore contrastato, la sacralizzazione dell’amore nel matrimonio. Se invece interpretiamo Psiche come anima ed Eros come un dio, è quindi l’anima che per ricongiungersi a Dio e all’immortalità, deve seguire un percorso di prove difficili e di purificazione".

Marina Mattei, curatore archeologo dei Musei Capitolini e della parte archeologica della Mostra, coglie invece il percorso artistico nell’antichità:

R. Innanzitutto, c’è una ricerca sull’origine dell’uomo e la scissione da un paradiso primario perduto o luogo dove soggiornano le anime perché Psiche vuol dire farfalla ed anima, in greco ha questa doppia accezione. Qui ospitiamo una serie di splendidi capolavori IV secolo a.C. – e poi piano piano dal III secolo a.C. ci sono tutte le vicende dei tormenti d’amore. Questa è un’allegoria dell’anima, che deve ritrovare la parte spirituale nella parte corporea, quindi c’è questo doppio che poi si attenua, si ricongiunge e i conflitti si superano con il “bacio”. Il gruppo della scultura del Museo Capitolino, che ora si trova qui, raccoglie questa ideologia.

D. Anche l’arte cristiana si è interessata alla favola, reinterpretandola...

R. In ambito cristiano, la Psiche è l’anima che si coniuga con il defunto. Quindi, soprattutto nei sarcofagi, abbiamo queste rappresentazioni, molto spesso si tratta di defunti bambini o adolescenti. E’ un’apoteosi: “Non piangete perché ora l’anima finalmente uscirà e potrà essere beata.” Trovare quello che in Apuleio è la voluttà, il benessere, la beatitudine, che Apuleio fa raggiungere attraverso l’amore, ma anche attraverso, purtroppo, l’ascesa all’Olimpo quindi la divinizzazione e cioè anche la morte.

Infine, un grande protagonista della Mostra, come ricorda la dottoressa Bernardini.

"Abbiamo qui due opere di Canova ed il gesso da cui deriva il marmo dell’Ermitage di Amore e Psiche estanti, e il bozzetto di Canova per il 'Bacio'. Due capolavori massimi dell’arte di Canova". (cp)







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