Referendum in Slovenia: respinto il nuovo Codice di famiglia
Referendum in Slovenia. Il Paese ha respinto il nuovo Codice della famiglia. Circa
il 55% degli elettori (contro il 45%, l'affluenza è stata del 26%) ha bocciato la
nuova normativa che prevedeva, fra l'altro, l'ampliamento di alcuni diritti per le
coppie omosessuali, in primo luogo quello all'adozione limitata. Il testo contemplava
anche tutta una serie di provvedimenti riguardanti le unioni di fatto. La legge, votata
l'anno scorso dal precedente Parlamento di Lubiana, è stata bloccata da organizzazioni
e associazioni che hanno raccolto le firme necessarie per indire il referendum. Nei
giorni scorsi, in una dichiarazione congiunta, l’arcivescovo della capitale slovena,
mons. Anton Stres, e i leader religiosi ortodossi e musulmani del Paese avevano sottolineato
“l’obbligo di proteggere i valori del matrimonio e della famiglia come una comunità
di marito, moglie e figli”. Col nuovo Codice si intendeva dunque cambiare la definizione
di famiglia? Risponde il cardinale sloveno Franc Rodé, prefetto emerito della
Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica,
intervistato da Giada Aquilino:
R. – Il nuovo Codice, che era stato
adottato dal precedente governo di sinistra, è stato poi subito contestato da una
parte importante della popolazione: un gruppo di laici ha raccolto oltre 40 mila firme
per indire un referendum contro questo Codice, che la Corte Costituzionale ha autorizzato.
Perché la Chiesa è contro? Le unioni di fatto omosessuali erano, in pratica, equiparate
dal nuovo Codice alla famiglia tradizionale e classica, ossia uomo-donna-bambini.
Questo è inaccettabile per la morale cattolica, come anche per la maggior parte della
popolazione. Questo nuovo Codice, infatti, non riconosceva l’importanza, per il bambino,
di avere un padre ed una madre. Questo nuovo concetto di famiglia proposto nel testo
sarebbe stato poi insegnato nelle scuole, dove vengono formate le nuove generazioni
secondo tale mentalità, che la famiglia possa cioè essere questa o quella. Ci troviamo
praticamente dinanzi alla distruzione della famiglia e, di conseguenza, davanti alla
distruzione della nazione. Una nazione così non avrebbe futuro. Solo 10 Stati, tra
i 194 esistenti, hanno una legislazione come quella proposta in Slovenia. Sono, dunque,
una piccola minoranza. La Chiesa cattolica ha fatto tutto il possibile affinché questa
legge non fosse adottata dalla legislazione slovena. Devo inoltre anche dire che i
parenti biologici, secondo questo concetto della famiglia, non avrebbero più importanza:
gli omosessuali possono adottare chi vogliono ed il fatto di avere un certo padre,
non sapere chi possa essere tua madre o tuo padre non riveste più alcuna importanza,
secondo questo nuovo concetto di famiglia contenuto del Codice.
D. – Sembra
di capire, quindi, come ci sia stato un tentativo di cambiare la definizione di famiglia.
Ma la Slovenia, oggi, che Paese è?
R. – Abbiamo un governo con una presenza
importante di cattolici e credenti, il 78 per cento della popolazione è cattolica
e battezzata, con un 20-25 per cento di pratica religiosa settimanale. E’, dunque,
un Paese cattolico che ha però, al suo interno, una corrente anti-clericale, anti-chiesa
ed anti-cristiana molto forte. Direi che tutto ciò è una conseguenza del regime precedente,
quello comunista, che è durato 50 anni e ancora adesso questo si ripercuote sui mezzi
di comunicazione sociale, sulla cultura, come anche in altri importanti settori della
vita pubblica. Comunque più della metà della popolazione slovena ascolta la voce della
Chiesa. La Slovenia lotta per la sua identità cattolica. Il popolo è un po’ assopito
e smarrito e si impone - come del resto in tutto il mondo - una nuova evangelizzazione,
che sia più incisiva, più forte, più vicina alla gente. Infine, per il momento, grazie
a Dio, non c’è la crisi delle vocazioni, come invece c’è in Austria, in Germania ed
in Francia.
D. – Dal dialogo interreligioso cosa può venire per il futuro del
Paese?
R. – Abbiamo dei rapporti molto buoni con gli ortodossi, anche quelli
che si trovano in Serbia. Con i musulmani – che rappresentano il due per cento - non
risultano esserci problemi: so che il loro leader in Slovenia si è unito alla dichiarazione
dell’arcivescovo Stres, come del resto anche il parroco della parrocchia degli ortodossi
di Lubiana. La Chiesa cattolica è aperta, conservando però sempre la propria identità.
(vv)