2012-03-24 13:45:08

Mali: incertezza dopo il golpe, la voce dei Salesiani


Regna l’incertezza, nel Mali, dove due giorni fa un golpe militare guidato dal capitano Amadou Sanogo, proclamatosi poi capo della Giunta, ha rovesciato il governo del presidente Amadou Toumani Toure a cinque settimane dalle elezioni presidenziali previste per il prossimo 29 aprile. “Non ci sono violenze per le strade né ci sono stati colpi contro la popolazione; la gente sta con l’esercito perché è stanca del modo in cui il governo ha gestito il conflitto con i Touareg”, è la testimonianza dei missionari Salesiani nel Paese, pubblicata in una nota del loro bollettino Ans ripreso dall’agenzia Fides. Infatti il colpo di Stato militare è stato motivato, secondo quanto affermano i golpisti, dalla politica incompetente del governo in risposta all’offensiva dei Touareg che da metà gennaio rivendicano l’autonomia del nord del Mali, già afflitto dalla presenza di gruppi islamici tra cui al-Qaeda. I Salesiani e le suore Figlie di Marina Ausiliatrice, raccontano di un atteggiamento di prudenza e attesa nella popolazione: in dubbio è anche la processione quaresimale annuale in programma domani. I religiosi e le religiose, presenti in Mali da anni e impegnati nella formazione dei giovani e nell’assistenza ai bambini svantaggiati attraverso scuole e centri di accoglienza, stanno ricevendo messaggi di solidarietà e di vicinanza da tutto il mondo. Tornando alla cronaca, non si conosce ancora la sorte del presidente deposto Toure: il capitano Sanogo ha detto che si trova al sicuro e che sta bene. Intanto questa mattina un politico della maggioranza che sosteneva il governo, è stato prelevato dalla sua casa, mentre la giunta ha promesso di rilasciare a breve i tre membri della missione diplomatica inviata nel Paese dall’Unione africana e catturati sulla via per la capitale Bamako. Infine, una condanna da tutto il mondo arriva al colpo di Stato in Mali: oltre ai vicini Algeria, Mauritania e Niger, con i quali le frontiere sono chiuse da giovedì, anche l’Unione Europea chiede l’immediato rilascio dei sequestrati e il ritorno al “governo civile”, mentre gli Stati Uniti hanno dichiarato che l’aiuto economico e militare potrebbe essere compromesso. (R.B.)







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