Mali: incertezza dopo il golpe, la voce dei Salesiani
Regna l’incertezza, nel Mali, dove due giorni fa un golpe militare guidato dal capitano
Amadou Sanogo, proclamatosi poi capo della Giunta, ha rovesciato il governo del presidente
Amadou Toumani Toure a cinque settimane dalle elezioni presidenziali previste per
il prossimo 29 aprile. “Non ci sono violenze per le strade né ci sono stati colpi
contro la popolazione; la gente sta con l’esercito perché è stanca del modo in cui
il governo ha gestito il conflitto con i Touareg”, è la testimonianza dei missionari
Salesiani nel Paese, pubblicata in una nota del loro bollettino Ans ripreso dall’agenzia
Fides. Infatti il colpo di Stato militare è stato motivato, secondo quanto affermano
i golpisti, dalla politica incompetente del governo in risposta all’offensiva dei
Touareg che da metà gennaio rivendicano l’autonomia del nord del Mali, già afflitto
dalla presenza di gruppi islamici tra cui al-Qaeda. I Salesiani e le suore Figlie
di Marina Ausiliatrice, raccontano di un atteggiamento di prudenza e attesa nella
popolazione: in dubbio è anche la processione quaresimale annuale in programma domani.
I religiosi e le religiose, presenti in Mali da anni e impegnati nella formazione
dei giovani e nell’assistenza ai bambini svantaggiati attraverso scuole e centri di
accoglienza, stanno ricevendo messaggi di solidarietà e di vicinanza da tutto il mondo.
Tornando alla cronaca, non si conosce ancora la sorte del presidente deposto Toure:
il capitano Sanogo ha detto che si trova al sicuro e che sta bene. Intanto questa
mattina un politico della maggioranza che sosteneva il governo, è stato prelevato
dalla sua casa, mentre la giunta ha promesso di rilasciare a breve i tre membri della
missione diplomatica inviata nel Paese dall’Unione africana e catturati sulla via
per la capitale Bamako. Infine, una condanna da tutto il mondo arriva al colpo di
Stato in Mali: oltre ai vicini Algeria, Mauritania e Niger, con i quali le frontiere
sono chiuse da giovedì, anche l’Unione Europea chiede l’immediato rilascio dei sequestrati
e il ritorno al “governo civile”, mentre gli Stati Uniti hanno dichiarato che l’aiuto
economico e militare potrebbe essere compromesso. (R.B.)