Giornata di preghiera per i Missionari Martiri: nel 2011 sono stati 26 i morti
Ieri, 24 marzo, è stata la 20.ma Giornata di preghiera e digiuno per i Missionari
Martiri: una data scelta in quanto anniversario dell’assassinio di mons. Oscar Arnulfo
Romero, arcivescovo di San Salvador, ucciso nel 1980 mentre celebrava la Messa. Si
vogliono così ricordare tutti i missionari e gli operatori pastorali che hanno perso
la vita per il Vangelo. Secondo l’agenzia Fides, sono almeno mille i missionari uccisi
dal 1980 al 2011. Solo lo scorso anno si calcola che siano morti 26 operatori pastorali:
18 sacerdoti, 4 religiose e 4 laici. Ma dove queste violenze avvengono di più? Debora
Donnini lo ha chiesto a padre Vito Del Prete,direttore della stessa
agenzia Fides:
R. – La maggior
parte ancora in America Latina, in quanto la Chiesa sta difendendo, nel nome del Vangelo,
i diritti dei più poveri, dei più abbandonati e dei più esclusi. Poi viene l’Africa,
perché è un momento di turbolenze, ma in particolare in Africa ci sono problemi di
carattere prevalentemente religioso. L’Asia si sta svegliando, in particolare l’India,
che prima era molto più tollerante; poi abbiamo il Laos, il Myanmar e il Pakistan
che è diventato uno dei Paesi che ancora fa dei martiri. Ci sono poi anche i martiri
per la fede, specialmente nei Paesi del Medio Oriente, dove recentemente si sono sviluppate
posizioni fondamentaliste in Egitto e in Iraq, sperando che non avvenga in Siria.
Poi ci sono i martiri per il dialogo.
D. – Dai dati che voi avete, il fenomeno
del martirio sta crescendo?
R. – Sì, il fenomeno sta crescendo e direi in maniera
esponenziale. Ci sono più di mille martiri dal 1980 ad oggi: questi sono i missionari
martiri. Ma noi non contiamo tutte quelle persone che vengono uccise, che scompaiono,
che vengono torturate in diversi Paesi. Basti pensare al Pakistan, attualmente, ma
anche al Myanmar, dove io ho lavorato a lungo, dove i cristiani scompaiono in numero
imprecisato a causa della loro fede, vengono discriminati come anche in India. In
particolare nel Nord dell'India attualmente non c’è soltanto un clima di intolleranza
ma addirittura di persecuzione. I cristiani vengono cacciati dai loro villaggi, dal
loro habitat, perdono tutto, devono trovarsi un rifugio …
D. – Quest’anno,
la Giornata dei missionari martiri ha come titolo “Amando fino alla fine”. Qual è
il senso di questa giornata? Cosa vuole comunicare ai fedeli?
R. – La Giornata
dei Missionari martiri è stata creata, “inventata” dal Movimento giovanile missionario
italiano e poi, nel giro di pochi anni, è stata diffusa in diverse nazioni del mondo.
Questa Giornata ha due dimensioni. Prima di tutto, la Chiesa dev’essere cosciente
che è anche perseguitata, e questa è una delle note caratteristiche della Chiesa.
Secondo punto: l’evangelizzazione non si può fare senza effusione di sangue. E ancora
bisogna far prendere coscienza ai fedeli che non c’è missione senza missionari, senza
gente che va, ma non c’è neanche missione senza martirio, e questo martirio fa parte
anche della comunità dei fedeli, del popolo di Dio. (gf)