Viaggio a Cuba. La voce di un parroco: vivere il Vangelo per noi è una festa della
fede
I giovani di Cuba hanno bisogno di riscoprire nuovi e più alti ideali. È una delle
molte voci che, in questi giorni di attesa del Papa, si levano dalla parrocchie cubane,
i luoghi dove viene svolto il lavoro più incisivo di evangelizzazione nell’isola.
Il nostro inviato a L’Avana, Luca Collodi, ha chiesto a don Boris Moreno
– parroco nel paese di San Josè de Las Lajas, nella campagna cubana – in che modo
i giovani del posto partecipino alla vita ecclesiale:
R. – Dipende
dalle parrocchie, dalla mentalità attuale, dall’influsso del comunismo e dall’onda
rivoluzionaria che ha toccato il cuore dei giovani. I gruppi di giovani, di adolescenti
e di bambini delle nostre parrocchie non sono grandi e credo che questo sia l’elemento
più debole della nostra evangelizzazione. Sia la mentalità attuale che la lontananza
dei giovani rispetto al Vangelo, la frattura delle famiglie, tutto questo crea difficoltà,
distanza, una separazione dei giovani dalla Chiesa.
D. – Le nuove generazioni
sono ancora attratte dagli ideali sociali più che religiosi?
R. – Io credo
che a Cuba ci sia stato un cambiamento culturale molto grande con la caduta del comunismo,
come nell’Unione Sovietica e nell’Europa dell’Est, e ciò ha avuto un influsso sulla
mentalità delle persone. Ma oggi i giovani, e questo ci fa piangere, non hanno un
desiderio, non hanno la capacità di mettere il cuore nelle cose, non hanno idee in
cui credere. Tutto ciò è molto preoccupante, perché quando i giovani non mettono il
cuore in una Persona o in un’idea diventano deboli. La maggior parte dei giovani,
qui a Cuba, pensa soltanto a vivere alla giornata. Tanti altri pensano solo a come
andare negli Stati Uniti. Questo è un grande problema per il nostro rapporto con loro
e per la nostra capacità di trasmettere il Vangelo.
D. – Allora, come cercate
di scuotere i giovani?
R. – Cerchiamo di creare gruppi di giovani e un ambiente
in cui si possano riconoscere come amici, possano capire e anche riconoscere l’importanza
di stabilire un’amicizia sia con un altra persona che col Signore Gesù. Mettiamo anche
in pratica altre iniziative, come la proiezione di film con messaggi importanti e
a volte le nostre parrocchie si trasformano in spazi di festa. Questa è anche un’altra
maniera di attrarre i giovani, presentando loro la capacità di vivere con gioia, di
vivere con un grande desiderio, di ballare, di cantare, e tutto questo farlo vicino
e dentro il Signore Gesù.
D. – Il clima della festa entra anche nelle liturgie?
R.
– Se le nostre celebrazioni eucaristiche non fossero festose non verrebbe nessuno,
perché l’anima cubana è un’anima festosa, che canta, che balla, che piange ma anche
che ride. Questo non toglie la devozione, la capacità di riconoscere che siamo in
presenza del mistero di Dio. Speriamo che lo saranno anche le celebrazioni con il
Papa! Noi non conosciamo molto il latino, ma conosciamo veramente Gesù. La cosa più
importante è l’amicizia con Gesù: vogliamo cantare con i nostri canti e pregare con
la nostra lingua spagnola. (bf)