India: Chiesa e società civile di Orissa per la liberazione degli italiani rapiti
I negoziati per il rilascio dei due italiani rapiti in Orissa, Francesco Colangelo
e Paolo Bosusco, sono imminenti: “Potrebbero iniziare già domani, dato che entrambe
le parti in causa, governo e ribelli, hanno dichiarato la loro disponibilità e il
loro impegno” dice all’agenzia Fides padre Santosh Digal, sacerdote della diocesi
di Cuttack-Bhubaneshwar (in Orissa), inviato dal vescovo nel distretto di Kandhamal,
dove i due sono stati rapiti. Il sacerdote afferma che “c’è forte pressione della
Chiesa e della società civile per porre fine rapidamente a questo spiacevole episodio.
I maoisti dicono che non sono contro l’Italia o contro gli stranieri; il governo dichiara
che intende mettere il massimo impegno per il rilascio: dall’incontro della buona
volontà delle parti dipende l’esito della vicenda. Siamo fiduciosi sia un esito felice.
Continuiamo a pregare”. Sulla vicenda Fides ha interpellato anche mons. John Barwa,
arcivescovo di Cuttack-Bhubaneshwar, che rimarca: “Esprimiamo solidarietà e vicinanza
alle famiglie dei due rapiti e rinnoviamo l’appello per la loro pronta liberazione,
su basi umanitarie: sono persone innocenti che nulla hanno a che vedere con qualsiasi
rivendicazione. Auspichiamo l’avvio di un rapido negoziato. L’importante è che ci
sia la volontà politica di liberarli: per questo ci appelliamo al governo dell’Orissa”
dice mons. Barwa. L’analisi dell’arcivescovo guarda anche “alle radici del complesso
problema della ribellione in Orissa e in altre aree dell’India. I tribali, che sono
poveri, emarginati, sottosviluppati, abbandonati, sono il mio gregge, molti di loro
sono cristiani. Esortiamo il governo a impegnarsi per le loro comunità, a garantire
dignità, sviluppo, promozione economica e culturale e tutti i diritti dei cittadini
indiani. La vicenda del sequestro deve servire ad avviare una seria riflessione sulla
condizione di tali popolazioni. Il governo non può fare solo vuoti proclami, ma deve
occuparsi delle loro condizioni di vita”. (R.P.)