Nuove Stelle. A Roma debuttano gli allievi della Scuola di ballo dell'Accademia Teatro
alla Scala
Debutto ieri sera a Roma dei giovani talenti della Scuola di Ballo dell’Accademia
Teatro alla Scala. Fino al 25 marzo si esibiranno al Teatro Olimpico con "Nuove Stelle",
un programma che attraversa la storia del balletto dall’Ottocento ai giorni nostri.
E per la prima volta a Roma è stata presentata l’attività didattica dell’Accademia.
I docenti hanno illustrato le possibilità di formazione professionale e di lavoro
offerte dall’industria dello spettacolo e del teatro musicale. L’Accademia è nata
11 anni fa e ogni anno, dopo una selezione, allievi fra i 6 e i 30 anni provenienti
da tutto il mondo studiano per sviluppare conoscenze nel mondo artistico, tecnico
e manageriale. Luisa Vinci è la direttrice e Francesca Sabatinelli l’ha
intervistata.
R. – Cosa abbiamo
di particolare rispetto alle altre scuole? Il concetto del “learning by doing”, cioè
imparare facendo, perché abbiamo la fortuna di avere uno spazio, come gli ex laboratori
Ansaldo a La Scala, dove vengono progettate e costruite le scenografie sia dei balletti,
sia dei teatri. E’ il concetto della bottega rinascimentale, dove il rapporto tra
discepolo e maestro è molto stretto. Nel reparto falegnameria – così come nel reparto
attrezzeria o in quello di scenografia – i nostri ragazzi scenografi aiutano i loro
maestri - gli scenografi del teatro – nel costruire, nel fare le scenografie.
D.
– C’è anche la sezione dedicata al trucco…
R. – Certamente. Abbiamo un corso
di trucchi speciali e di “trucco e parrucco” che si occupa di studiare la storia del
costume, quindi la storia dello spettacolo, dal rinascimento fino ai giorni nostri.
Si impara la tecnica della costruzione delle parrucche, insieme alla tecnica del trucco.
D.
– Tutti mestieri che sono legati allo spettacolo…
R. – Sì. Oserei dire che
copriamo a 360° tutti i mestieri eccetto il corso di regia e il corso di direzione
d’orchestra.
D. – Il successo di questa scuola lo verificate, poi, quando le
persone escono. Che riscontro avete avuto nel tempo?
R. – Il riscontro, naturalmente,
deve essere numerico. Per poter accompagnare questi ragazzi anche nel mondo del lavoro,
cerchiamo di creare loro situazioni di tirocinio che, fino ad ora, sono sfociate poi
in posti di lavoro a tempo determinato, con contratto a progetto e con tutte le varie
forme di contratto. E’ ovvio che attivando più di 350 tirocini all’anno, ormai si
sia creata una rete di convenzioni con i teatri, con i Festival italiani e stranieri.
Anche l’indotto dei teatri fa sì che, laddove si liberi un posto di lavoro, ci sia
velocemente la possibilità per il ragazzo di potersi riciclare: o perché magari ha
fatto lì un tirocinio, oppure perché l’istituzione stessa ci telefona chiedendoci
studenti. Ci chiamano da Salisburgo, da Spoleto, attiviamo molti stage con l’Opera
di Parigi, con la English National Opera, con il Teatro Real di Madrid, con gli Istituti
italiani di cultura nel mondo…
D. – I corsi variano in durata a seconda di
quello che si sceglie. Se non si è in grado di affrontare la spesa, c’è la possibilità
di accedere a borse di studio, ad aiuti economici?
R. – La nostra non è una
scuola di censo, deve essere una scuola di merito. Mediamente, i nostri corsi costano
due terzi in meno dei corsi erogati da altre istituzioni private, ma ci sono anche
ragazzi, famiglie, che non hanno la possibilità di poter pagare la retta d’iscrizione.
Quindi, ogni corso ha una borsa di studio che va a coprire la retta, tranne il master
in management dello spettacolo che facciamo con la Bocconi. Abbiamo comunque anche
dei corsi gratuiti, per esempio l’accademia di canto, anzi anche qui, grazie alla
Fondazione “Milano per la Scala” e al Ministero degli Esteri, diamo borse di studio
mensili. A parte i minori, chiunque da noi svolga un’attività all’esterno è pagato,
certo, non come un professionista ma è pagato. Sia che faccia l’opera, il concerto
o la scenografia o il vestito: una volta che c’è una produzione, e questa produzione
ha un costo, i ragazzi vengono pagati. (gf)