L'Asia è il maggior importatore di armi al mondo: il volume delle importazioni dirette
ad Oriente rappresenta il 44 % del volume totale del commercio. L'Europa importa per
il 19 %; il Medio Oriente per il 17 %; le Americhe per l'11 e l'Africa per il 9 %.
La Cina, maggior importatore per il 2006 e il 2007, è al quarto posto: lo scivolamento
- riferisce AsiaNews - è dovuto al fatto che il Paese ha aumentato la produzione
interna e le esportazioni. Sono alcuni dei dati contenuti nel Rapporto dell'Istituto
internazionale di studi sulla pace di Stoccolma (Sipri) che ha monitorato il traffico
di armi nel mondo nel corso del periodo che va dal 2007 al 2011. Il maggior importatore
asiatico è l'India, con il 10 %; seguono la Corea del Sud con il 6 %, Cina e Pakistan
entrambe al 5 % e Singapore con il 4 %. Queste cinque nazioni, insieme, rappresentano
il 30 % delle importazioni mondiali di armi. Pechino, scrive il Rapporto, "ha diminuito
le sue importazioni perché ha aumentato la produzione interna di armamenti. Sono aumentate
nel contempo le esportazioni, soprattutto verso il Pakistan". Islamabad ha comprato
dalla Cina 50 aerei da combattimento JF 17 e 30 aerei F-16, oltre a un considerevole
numero di carri armati. Paul Holtom, direttore del Sipri, spiega: "In alcuni settori
come quello del combattimento aereo, la Cina è in grado di soddisfare la propria richiesta
per la maggior parte grazie alla produzione interna. L'India ancora no". Va poi sottolineato
che il governo cinese continua anche per il 2012 la sua corsa agli armamenti: l'11
% del Prodotto interno lordo del Paese è destinato alle spese militari. Interessi
economici, dispute territoriali e commesse sempre più ampie dall'estero spingono Pechino
a continuare nella sua corsa. Negli ultimi 5 anni, la Cina ha raddoppiato il proprio
volume di export rispetto al periodo che va dal 2002 al 2007. Le autorità cinesi guardano
con attenzione agli Stati Uniti, che hanno rivolto all'Estremo Oriente i propri interessi
strategici. Ni Lexiong, analista militare dell'Università di Shanghai, spiega: "La
Cina sta mandando un avvertimento a Washington e Delhi, che si sono unite per restringere
gli interessi di Pechino nell'area del Mar cinese meridionale e nel resto dell'area".