Italiani rapiti. Prorogato a questa sera l’ultimatum dei ribelli in Orissa
In India. I maoisti hanno prorogato a questa sera l’ultimatum relativo al rapimento
di Paolo Bosusco e Claudio Colangelo, sequestrati domenica in Orissa. I ribelli pongono
come condizione necessaria per avviare la trattativa un immediato divieto di ingresso
per turisti e stranieri nella zone tribali e il rilascio di tre leader ora in carcere.
Massimiliano Menichetti: Febbrili i contatti
tra governo e capi tribali per salvare dalle mani dei ribelli maoisti, in Orissa,
Paolo Bosusco e Claudio Colangelo i due italiani catturati nello stato indiano, domenica,
mentre esploravano zone tribali da inserire in nuovi percorsi turistici. La vera
trattativa ancora non è partita, condizione posta dai naxaliti, che hanno lanciato
un cessate il fuoco unilaterale e spostato a questa sera l’ultimatum, è lo stop immediato
dell’ingresso di turisti e stranieri nel territorio e il rilascio di tre leader ora
in carcere. Appelli alla liberazione dei due italiani sono venuti anche dai vescovi
dell’Orissa mentre le autorità locali hanno intensificato i contatti con la diplomazia
italiana con la quale stanno lavorando in strettissimo contatto.
Per un quadro
delle azioni dei maoisti in India, ascoltiamo Stefano Caldirola, docente di
Storia contemporanea dell’Asia all’Università degli studi di Bergamo, intervistato
da Giada Aquilino:
R.
- La guerriglia maoista in India è attiva dalla fine degli anni Sessanta - inizio
anni Settanta. I maoisti in India vengono conosciuti anche con il nome di “Naxalite”,
dal distretto di Naxalbari, nel Bengala settentrionale, in cui alla fine degli anni
Sessanta iniziò una prima rivolta ideologicamente orientata al maoismo, una rivolta
contadina. La guerriglia poi ha proseguito nel corso degli anni, spostandosi in diverse
aree del Paese, soprattutto in quello che viene definito “corridoio rosso”, che parte
dal Bihar e arriva fino a sud, all’Andhra Pradesh, attraversando una zona dell’India
centro-orientale particolarmente povera e remota. Abbiamo assistito negli ultimi decenni
ad una guerriglia ininterrotta, anche se veniva considerata dallo Stato indiano -
almeno fino ad alcuni anni fa - una sorta di guerriglia a bassa intensità. Nell’ultimo
decennio in particolare, abbiamo visto una recrudescenza degli episodi da un lato
di guerriglia contro le forze di polizia e contro le forze governative e dall’altro
un tentativo da parte dei governi locali e di quello centrale di reprimere duramente
questa rivolta.
D. - Per quale motivo il leader dei maoisti dell’Orissa, Sabyasachi
Panda, porta avanti la lotta armata? Tra l’altro è contestato anche sul fronte interno...
R.
- I gruppi maoisti indiani sono sempre stati divisi all’interno in diverse correnti,
in diversi movimenti. Panda è considerato un leader moderato all’interno dello schieramento
guerrigliero; è contestato in alcuni casi perché considerato fautore di una linea
troppo morbida. Si tratta di una guerriglia, quella dell’Orissa, che reclama innanzi
tutto una maggiore dignità per le popolazioni rurali e le popolazioni tribali all’interno
dello Stato. Questa guerriglia ha avuto un notevole successo nel reclutare nuovi adepti
proprio tra le popolazioni tribali, in seguito ad una serie di acquisizioni di territorio
da parte delle compagnie minerarie - alcune delle quali straniere - che ha creato
un fortissimo malcontento nell’area. Occorre considerare che molti intellettuali indiani,
ad esempio pur non appoggiando in modo aperto i maoisti, si sono espressi con parole
molto dure nei confronti di quello che il governo sta facendo in particolare alle
popolazioni tribali dell’Orissa, del Chhattisgarh, del Jharkhand, in cui vi sono vasti
giacimenti minerari. E queste parole di intellettuali indiani - penso soprattutto
a Arundhati Roy - secondo alcuni hanno suonato come una sorta di giustificazione delle
attività della guerriglia maoista.
D. - Il leader guerrigliero Panda - come
lei ha anticipato - è visto come un moderato da alcuni: eppure recentemente è stato
accusato di stupri, torture, atrocità…
R. - Il termine moderato è utilizzato
come linea politica, non tanto come riferimento ad attività che sono pur sempre considerate
illegali dal governo. Per quanto riguarda le accuse, siamo in una situazione di guerra
che va avanti da diversi anni. È chiaro che in passato i guerrieri maoisti si sono
resi responsabili di violenze, anche nei confronti della popolazione civile. Pure
le forze governative hanno fatto altrettanto. Inoltre c’è una propaganda da entrambe
la parti che tende a ingigantire quelle che sono le cosiddette “atrocità” portate
avanti dallo schieramento opposto. Poi è anche vero che le truppe paramilitari della
regione si sono macchiate di reati simili. Purtroppo è una situazione di guerra con
pochi media indipendenti in grado di verificare, di controllare e, indubbiamente,
gli eccessi sono all’ordine del giorno da una parte e dall’altra.D. - I maoisti come
continuano a finanziarsi?
R. - Questo è uno dei grandi misteri, secondo alcuni
osservatori. Principalmente i maoisti si autofinanziano: innanzi tutto le armi che
utilizzano sono spesso frutto di attacchi e assalti a stazioni di polizia. Hanno una
notevole capacità di nascondersi all’interno delle foreste e sicuramente godono di
un certo appoggio da parte delle popolazioni locali. Vivono di “imposte rivoluzionarie”
fatte valere su alcuni villaggi, tramite le quali riescono a finanziare una guerriglia
che però non è una guerriglia particolarmente sofisticata dal punto di vista militare
e dal punto di vista degli armamenti, per cui non richiede neanche delle somme ingenti
per sostenersi.
D. - E lo strumento dei rapimenti?
R. - Lo strumento
dei rapimenti è nuovo per quanto riguarda gli stranieri. I rapimenti finora erano
stati organizzati in particolare per ufficiali di polizia indiani. Però per quanto
riguarda gli stranieri, questa è una novità assoluta nell’intera Asia meridionale
perché la guerriglia maoista non è attiva solo in India: era attiva fino ad alcuni
anni fa in Nepal, mentre oggi i maoisti fanno parte del nuovo corso nepalese. Però
anche in quei casi non vi erano mai stati rapimenti di turisti. Questa è un’escalation,
una novità. (bi)