Gioco d’azzardo, oscura dipendenza: la politica si impegna a intervenire
Le dinamiche legate al gioco d’azzardo e le proposte politiche per regolare un settore
che crea dipendenza e danneggia il tessuto sociale. Se ne è parlato al convegno organizzato
oggi a Roma “A che gioco giochiamo? Un’oscura dipendenza”. La proposta è partita dai
parlamentari cattolici coordinati dall’on. Paola Binetti e ha visto la partecipazione
di economisti, sociologi e del ministro della Cooperazione internazionale, Andrea
Riccardi. Il servizio di Gabriella Ceraso:
“L’azzardo è
una piaga che corrompe costumi e società e che uccide. Cessino i provvedimenti farisaici
e si lavori insieme a proposte concrete”. È duro l’intervento di mons. Alberto D'Urso,
della Consulta nazionale antiusura, ma è condiviso da sociologi ed economisti che
ormai scardinano luoghi comuni, tra cui anche quello che il gioco conviene allo Stato.
Ormai si preferisce il termine di "ludopatia" perché - viene sottolineato - il gioco
di per sé è svago e convivialità e non patologia compulsiva e isolante. L’on. Paola
Binetti:
“Il punto è riuscire a trovare in parlamento un equilibrio
adeguato a contenere un fenomeno patologico, che sta crescendo fino a diventare vero
e proprio fattore di instabilità sociale. Non è la crisi economica - secondo me -
che spinge nei confronti del gioco. E' la crisi da mancanza di opportunità che spinge,
questo è il dramma”.
La vita è un azzardo fortunato: è questo il messaggio
costante che va contrastato proponendo invece che la vita è costruzione e lavoro.
Il ministro AndreaRiccardi:
“L’azzardo è una cosa facile,
è facile vincere: questo è il messaggio che viene trasmesso. Noi invece dobbiamo dire
che la vita è lavoro e che il gioco è gioco e che le possibilità di vincere al gioco
sono una su 100 mila, una su 10 mila o quelle che sono... In questo senso, chi gioca
non deve essere attratto e non bisogna giocare sulle sue fragilità, ma deve essere
responsabile”.
Dal convengo emergono proposte di legge apposite: anzitutto
porre un limite alla pubblicità - articolo già inserito nel Decreto interdirigenziale
al vaglio del ministero dell’economia - fare cultura seria della probabilità di vincita
e pensare a percorsi preventivi e assistenziali per i due milioni di persone oggi
a rischio dipendenza. Ancora l’on. Paola Binetti:
R. - In questo momento,
il dibattito è molto vivo: è molto vivo sui media e molto vivo nella percezione che
ce n’è in giro. Proprio per questo, è giunto il momento di passare da quello che possiamo
chiamare un grado di sensibilizzazione generale a quello che è un progetto legislativo
vero e proprio, che incida sui comportamenti e che vada - da un lato - ad avere una
funzione di forte azione di prevenzione attraverso la formazione e che favorisca -
dall’altro - una forte azione di controllo e, in qualche modo, di limite alla pubblicità
che sta crescendo a velocità esponenziale e che richiami l’attenzione forte su tutti
i servizi che possono essere offerti per questa sorta di nuovo modello di disintossicazione
da dipendenza da gioco. Quindi, il disegno di legge che noi abbiamo presentato sia
alla Camera che al Senato vuole toccare questi tre punti e ritiene indispensabile
farlo in questo momento.
D. - Tra le forze politiche, ieri anche il Pd ha
presentato un disegno di legge, c’è un accordo, secondo lei? Perché nel tempo le idee
ci sono state, però non si è mai arrivati a un punto…
R. - Diciamo che in questo
momento - e direi fortunatamente - ci sono dei disegni di legge che nascono in casa
Pdl, dei disegni di legge che nascono in area centrista e dei disegni di legge che
nascono in area Pd. Questi disegni di legge hanno indubbiamente una serie di punti
di contatto, perché nascono dalla sensibilità del legislatore nei confronti dei cittadini
e quindi direi che i grandi temi della prevenzione, del limite alla pubblicità e del
potenziamento delle terapie sono punti di contatto presenti in tutti.
D. -
Come risponde a chi dice che il parlamento cerca di contrastare questo fenomeno e
che però è anche vero che lo Stato si arricchisce con il gioco?
R. - Diciamo
che lo Stato se vuole arricchirsi con questo gioco, deve farlo giocando - lui stesso
- in modo corretto e leale. Questo vuol dire informare correttamente i cittadini di
quanti sono i margini reali e positivi di vincere: la suggestione pubblicitaria, invece,
è quella che crea quell’atmosfera che ti fa sentire vincitore prima ancora che tu
abbia giocato. Questa è una mistificazione. Lo Stato deve saper intervenire immaginando
anche modelli di arricchimento personale diverso: questi sono troppo facili… Diciamo
che lo Stato si giustifica rispetto a questa opzione non tanto per l’arricchimento
che se ne procura, ma per il fatto che sottrae in questo modo il gioco all’illegalità.
Lo sottrae a quella dimensione di “forze oscure” che in qualche modo ci sono nel nostro
ambiente. Lo Stato, in questo modo, intendendo riappropriarsi per bonificare un tipo
di gioco ne assume non soltanto l’aspetto - chiamiamolo - piacevole e virtuoso, ma
ne assume anche tutta la drammatica potenzialità di rischio. Allora, lo Stato deve,
in qualche modo, investire più seriamente nei processi di tipo terapeutico di disintossicazioni
che vanno attuati. Quando lo Stato avrà fatto un bilancio reale di tutto questo -
risparmio in pubblicità, investimenti in formazione e in prevenzione, investimenti
in terapia - forse comprenderà che dopo tutto non gli conviene nemmeno così tanto
fare quello che noi chiamiamo il “ruolo di biscazziere pubblico”. (mg)