Crisi in Siria per l'Onu situazione inaccetabile. Croce Rossa e Russia cercano corridoi
umanitari
“Una situazione inaccettabile”. Così il segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon,
definisce la crisi siriana, invocando unità in seno al Consiglio di Sicurezza. E mentre
la battaglia, ieri per la prima volta, è giunta anche a Damasco, la Russia e la Croce
Rossa sono al lavoro per creare corridoi umanitari nel Paese. Sentiamo Marina Calculli:
Massimiliano
Menichetti ha raccolto il commento di Paolo Magri, direttore dell’Istituto
per gli Studi di Politica Internazionale:
R. – La novità
è che questi scontri avvengono nel centro di Damasco, ma non solo: in uno dei quartieri
più controllati perché vi hanno sede edifici della sicurezza. Quindi, questo è un
ulteriore elemento che sottolinea l’escalation. Il vero punto, direi, è che non si
intravede una soluzione ad oggi a questa crisi. L’intervento esterno armato è bloccato
dal veto Onu, ma dietro a questo veto Onu si nasconde la freddezza, da parte di tutte
le principali potenze, ad entrare in modo armato in una vicenda come quella siriana,
di cui non si sa quali possano essere le conseguenze, sia perché l’esercito siriano
è forte, sia perché non è chiaro quello che succederà dopo.
D. – La Siria starebbe
mettendo mine antiuomo lungo i confini; secondo gli attivisti si stanno usando anche
gas letali. In questo scenario si parla della necessità di costituire dei corridoi
umanitari …
R. – Un corridoio umanitario concordato con altri non verrà mai
accettato dal regime siriano, perché significherebbe consentire un’intromissione legalizzata
dall’esterno. Quindi, un corridoio umanitario non autorizzato dal regime siriano,
per contro, significa un intervento armato: bisogna essere pronti a difendere dei
corridoi con la forza, e questo significa essere pronti allo scontro. E qui, di nuovo,
ci si ritrova di fronte alle difficoltà che si pongono le principali potenze, inclusa
la Turchia, a coinvolgersi in modo più esplicito e diretto.
D. – Dopo la tentata
mediazione, dopo l’incontro tra Kofi Annan – lo ricordiamo, l’inviato per Onu e Lega
Araba – con Assad, oggi è in Siria per la seconda volta una delegazione Onu per cercare
di dipanare questa matassa. Secondo lei, ci sono margini di manovra?
R. – I
margini sono molto limitati e Kofi Annan parte già con un difetto di fondo: quello
di essere rappresentante della Lega Araba, una Lega Araba che ha voluto fortemente
e che vuole fortemente un cambio di regime. Quindi, è una corsa ad ostacoli quella
che affronta Kofi Annan nel negoziato.
D. – Sul fronte di Mosca lavora la Croce
Rossa: questa è una strada che porterà frutti?
R. – Il presidente della Croce
Rossa internazionale è a Mosca ad incontrare il ministro degli Esteri, Lavrov, cercando
di stimolare ulteriori pressioni russe. La Russia attualmente non è molto soddisfatta
della lentezza con cui Assad sta reagendo alle richieste esterne, e quindi questa
mediazione della Croce Rossa su Lavrov potrebbe portare a qualche risultato positivo.
D.
– Guardando quello che sta succedendo, secondo le vostre analisi quali sono gli scenari?
R.
– Il punto essenziale – e torniamo alla questione di partenza – è se Assad è disposto
a concedere qualcosa o se – l’altro scenario, quello più probabile – si andrà lentamente
verso un intervento armato, sottotraccia, dei ribelli; ma noi abbiamo esperienza passata
che armare ribelli per cambiare un regime, ci può portare a situazioni non gradite,
successivamente. Pensiamo a quello è stato fatto con i talebani in Afghanistan e alle
conseguenze che stiamo vivendo ancora. (gf)