"Una voce per comunicare la bellezza di Dio". Claudia Koll "legge" Elisabetta della
Trinità
“I santi hanno appreso la vera scienza: quella che ci fa evadere dalle cose create,
per lanciarci in Dio e non vivere che di lui”. Scriveva così la Beata Elisabetta della
Trinità, carmelitana, morta in un convento in Francia a soli ventisei anni all’inizio
del 20.mo secolo. Alla sua vita è dedicata la lettura che ieri sera, come ogni lunedì
di Quaresima, si è svolta nella chiesa romana di Santa Maria della Vittoria all’’interno
della rassegna “Ritratti di Santi”. A presentare il profilo della Beata, attraverso
gli scritti del padre carmelitano Antonio Maria Sicari, è l’attrice Claudia Koll
che, al microfono di Paolo Ondarza, racconta il suo incontro con Elisabetta
della Trinità:
R. – Non è la
prima volta che mi capita di leggere di questa Santa. Questa lettura mi ha colpito
perché è estremamente asciutta, essenziale, ma diretta, diretta al cuore: cioè, ti
fa entrare dentro la vita di questa Beata, ti fa innamorare ancora di più della fede.
Elisabetta è una testimone della fede, conoscerla ti mette “in movimento” dentro,
suscita in te alcuni interrogativi. Era una grande innamorata della Trinità ed ha
generato in me un ardore maggiore verso il Signore: le sue parole “infiammano” il
cuore.
D. – Un amore, un innamoramento, verso la Trinità che la Beata Elisabetta
della Trinità coltivò fino al punto di morte quando, colpita dal morbo di Addison,
disse: “Vado verso la luce, l’amore, la vita”. Una testimonianza di grande fede nella
Risurrezione che può dire molto anche ai nostri giorni…
R. - Sì, lei aveva
capito che nel suo letto saliva su un altare dove si incontrava con Cristo crocifisso.
Lei aveva accettato pienamente la sua malattia e la viveva con serenità. A volte era
attraversata anche dal desiderio di morire per il troppo dolore, tanto è vero che
c’è un passo della sua vita in cui Elisabetta dice alla sua priora: “Ma lei si fida
a lasciarmi da sola? Io potrei anche decidere di suicidarmi”. E’ forte quello che
sto raccontando, me ne rendo conto, ma letto all’interno dell’intera vita di Elisabetta
si comprende meglio; lei avvertiva il peso di quello che stava vivendo ma lo viveva
con amore. Non aveva smarrito la fede, pure in quel grande momento di prova.
D.
–Elisabetta della Trinità ci testimonia che ci si può avvicinare ad un mistero tanto
grande come quello della Trinità nella quotidianità. Diceva: “Trovo il Signore ovunque,
tanto facendo il bucato tanto stando raccolta in preghiera”. Quindi Dio si può trovare
in qualsiasi circostanza, anche su un palcoscenico, davanti a una telecamera, come
ad esempio accade nel suo mestiere?
R. - Sì, perché Dio lo portiamo nel cuore.
Basta non interrompere il colloquio intimo con Lui, sapere che siamo immersi in Lui,
che in ogni circostanza in cui ci troviamo Lui è presente e vive con noi quell’attimo.
C’era una volta un sacerdote che diceva: “Anche mentre beviamo il caffè Lui è presente”.
Credo che questa presenza costante di Dio nella nostra vita sia la cosa più bella.
D.
– Che cosa l’ha spinta a partecipare a questa iniziativa “Ritratti di Santi”?
R.
– Ho già partecipato in passato e lessi la storia del Beato Giovanni Paolo II, un
altro uomo di Dio che ha fortemente influenzato la mia vita, la mia formazione cristiana
e quindi la mia fede. I Santi hanno questa capacità: ci attirano di più a Dio. Penso
che la Beata Elisabetta della Trinità abbia bisogno di una voce per comunicare la
bellezza di Dio a noi che oggi viviamo la nostra fede immersi in un’epoca diversa:
ma Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre.
D. - Tra l’altro, c’è qualcosa
che accomuna lei a Santa Elisabetta della Trinità, ovvero la spiritualità carmelitana?
R.
- Sì, lei era un’amante dell’arte, amava la musica e la danza. Io, di contro, posso
dire che ho amato tanto e amo tanto i Santi carmelitani tra cui Santa Teresina di
Lisieux: amo la semplicità con cui ha amato il Signore e con cui si è lasciata plasmare
da Dio. I santi carmelitani hanno una grande forza, un grande carattere, ma anche
un rapporto diretto con il Signore, molto semplice.
D. - Chi sono i santi per
Claudia Koll?
R. – I santi sono vivi, non sono un’esperienza raccontata in
un libro. Sono in Cielo, sono alla presenza di Dio e intercedono per noi. Io ogni
tanto li disturbo, come amici, e chiedo la loro intercessione. (bf)