2012-03-18 14:41:51

Siria: autobomba ad Aleppo, almeno 3 morti. Allarme per la dislocazione di mine anti-uomo


Ancora sangue in Siria: stamani un’autobomba è esplosa nel quartiere a maggioranza cristiana di Al Sulaimanya ad Aleppo, causando almeno 3 morti e 25 feriti. Lo riferisce un’organizzazione non governativa da Beirut. Intanto, alcune organizzazioni umanitarie denunciano che, lungo i confini con il Libano e con la Turchia, la Siria sta dislocando mine antiuomo per scoraggiare l’esodo dei siriani verso i Paesi vicini. Al riguardo, Linda Bordoni ha intervistato Kasia Derlika, direttore dell’International Campaign to Ban Landmines, organizzazione contro le mine antiuomo:RealAudioMP3

R. – Mines are being laid …
Le mine sono state dislocate lungo le principali vie di fuga del Paese che la popolazione civile utilizza per lasciare la Siria, e trovare rifugio sia in Turchia sia in Libano. Inoltre, abbiamo appreso che un ulteriore motivo legato al dislocamento delle mine è la prevenzione del traffico di armi nel Paese.

D. - La vostra organizzazione ha lanciato un appello ai governi ...

R. – Yes. We are outraged by this horrible news, …
Noi siamo indignati da questa orribile notizia. Abbiamo rivolto un appello alla comunità internazionale, a tutti i governi e in particolare all’inviato speciale Kofi Annan, affinché protestino contro la dislocazione delle mine e facciano pressione sulla Siria perché sospenda immediatamente l’uso e ne garantisca la rimozione e la distruzione di quelle impiantante nel territorio, per evitare ulteriori fatali disgrazie. Come è noto, l’80% dei Paesi del mondo ha bandito le mine antiuomo, considerate armi illegali, inaccettabili e che non distinguono il piede di un bambino da quello di un soldato. Per questo, oggi non c’è più alcuna giustificazione all’uso delle mine. Vogliamo essere sicuri che questa crisi non si allarghi ulteriormente in Siria, perché uno degli aspetti particolarmente orribili delle mine antiuomo è che non uccidono soltanto durante il conflitto, ma a volte ancora anni, decenni dopo la fine della guerra. (bi)







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